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Le metamorfosi della parola. Da Dante a Montale è un saggio scritto da Ezio Raimondi, per anni professore di Letteratura italiana all'Università di Bologna e apprezzato critico letterario. Il saggio è composto da una raccolta di lezioni precedute da una riflessione metalinguistica su che cosa sia in effetti una lezione, in termini di comunicazione e al tempo stesso di genere letterario. Sostiene l'autore che la lezione è una conversazione che nasce dalla interazione tra un ascolto attivo e la costruzione di un testo orale, simile ad un dialogo in cui il silenzio dell'ascolto ha lo stesso valore della parola pronunciata e dove non esistono gerarchie ma solo persone ugualmente interessate che costruiscono insieme qualcosa per poter acquisire quelle competenze necessarie a sviluppare la capacità di orientarsi nel comprendere ed interrogare i testi letterari. Le lezioni che Raimondi ci offre in questo suo saggio vanno da Broch all'Ariosto, da Leopardi a Montale, da Dante al Petrarca, oltre a quelle dove affronta il tema dell'intertestualità. Il libro nasce dalla rielaborazione del corso monografico tenuto da Raimondi presso l'Università di Bologna nell'anno accademico 1990-91. Il titolo originale del corso era Intertestualità e storia letteraria. Da Dante a Montale.
La bufera e altro è una raccolta di poesie scritta da Eugenio Montale e pubblicata nel giugno 1956. Essa deriva il proprio titolo dalle aggiunte successive alla prima sezione, intitolata Finisterre, che fu pubblicata nel 1943 a Lugano. A questa andarono via via aggiungendosi altri componimenti e, nella sua edizione definitiva, l'opera risulta divisa in sette sezioni: Finisterre, Dopo, Intermezzo, "Flashes" e dediche, Silvae, Madrigali privati, e Conclusioni Provvisorie, formata da sole due poesie, quali Piccolo testamento e Il sogno del prigioniero, datate rispettivamente 12 maggio 1953 e dell'ottobre 1954. La novità è l'irruzione della politica in un mondo poetico che se ne era del tutto allontanato (come parte della cultura letteraria italiana, nel periodo fascista). Composte nel clima di profondo sconvolgimento legato alla seconda guerra mondiale, da un Montale estremamente pessimista e poco fiducioso nei confronti della storia, le liriche di questa raccolta vedono come grande protagonista nuovamente la figura femminile, rilettura della donna "angelicata e angelicante" di reminiscenza dantesca e più in generale, della poetica stilnovista. In molte occasioni egli si rivolge, in una serie di drammatici dialoghi con l'assente, all'ebrea americana Irma Brandeis, da lui indicata con lo pseudonimo di Clizia (senhal forse ispirato dalla ninfa di cui narra Ovidio nelle sue Metamorfosi) e che in molte poesie incarna la figura salvifica della "donna angelo", del "visiting angel". Al tono colloquiale e narrativo delle prime raccolte (si ricordi l'"ascoltami" della lirica I limoni nella raccolta Ossi di seppia, espressione dal tono discorsivo, intimo e sommesso) subentra una sintassi molto più complessa, di pari passo con il complicarsi della fitta rete di relazioni tra le cose. Il dato storico immediato è assunto nella sua valenza metafisica: la guerra e le ideologie che ne sono la causa non sono altro che la manifestazione concreta, tangibile, del "male di vivere" che coglie l'uomo e lo fa soggiacere alle amare leggi della natura, negative in assoluto.
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale è la poesia n. 5 di Xenia II di Eugenio Montale, poi inserita all'interno della raccolta Satura. È una delle più note liriche scritte in memoria della moglie Drusilla Tanzi, ed è stata composta nel novembre del 1967.