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Pubblicazione: Firenze : Società editrice fiorentina, 2006
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
L'agricoltura biologica è un tipo di agricoltura che sfrutta la naturale fertilità del suolo favorendola con interventi limitati; vuole promuovere la biodiversità delle specie domestiche (sia vegetali, sia animali), esclude l'utilizzo di prodotti di sintesi e degli organismi geneticamente modificati (OGM). Non vi sono evidenze scientifiche che l'agricoltura biologica abbia un minor impatto ambientale dei sistemi non biologici né che i prodotti abbiano una maggiore qualità.
Il termine rivoluzione verde è stato coniato per indicare un approccio innovativo ai temi della produzione agricola che, attraverso l'impiego di varietà vegetali geneticamente selezionate, fertilizzanti, fitofarmaci, acqua e altri investimenti di capitale in forma di nuovi mezzi tecnici e meccanici, ha consentito un incremento significativo delle produzioni agricole in gran parte del mondo tra gli anni quaranta e gli anni settanta del secolo scorso. Tale processo di innovazione delle tecniche agrarie iniziò in Messico nel 1944, ad opera dello scienziato statunitense Norman Borlaug (Premio Nobel per la pace nel 1970), con l'obiettivo di selezionare nuove varietà in grado di soddisfare le crescenti richieste alimentari e ridurre le aree a rischio di carestia. Oggi le tecniche sviluppate e i caratteri selezionati sono diffusi in tutti i continenti. Tra le nazioni dove questo nuovo modo di fare agricoltura ha dato i migliori risultati si annoverano l'India e il sud-est asiatico e il Centro-Sud America. A causa delle condizioni climatiche e della complessa situazione geo-politica meno significativi sono risultati gli sforzi condotti nell'Africa sub-sahariana, che ancora oggi soffre di carestie endemiche.
Il Liber de agri cultura (comunemente noto come De agri cultura e, precedentemente, come De re rustica) è un'opera in prosa dell'autore latino Marco Porcio Catone detto il Censore, composta probabilmente attorno al 160 a.C. Si tratta della prima opera in prosa della storia della letteratura latina interamente pervenutaci; il testo è tuttavia privo di una precisa struttura formale, e le condizioni del manoscritto del XV secolo su cui fu stampata nel 1472 a Venezia l'editio princeps rendono probabile che l'opera a noi giunta sia stata oggetto di rimaneggiamenti posteriori che hanno alterato, più o meno pesantemente, l'originale. L'opera, a carattere pedagogico e tecnico-didascalico, era uno fra i trattati scritti e raccolti, dallo stesso Catone, nei Libri ad Marcum filium. L'opera, aperta da un'importante praefatio che ne chiarisce il significato e l'ideologia, consta di 170 capitoli generalmente piuttosto brevi sebbene di ampiezza diseguale. Nel passo proemiale Catone afferma la superiorità dell'agricoltura, sul piano sociale, morale ed educativo ma anche su quello del profitto economico, rispetto alle altre attività che pure procurano guadagni, quali la mercatura e l'usura: Attraverso la sua opera, dunque, Catone si propone di legittimare e nobilitare la tradizionale vocazione agraria delle gentes patrizie contro l'affermazione di una nuova classe, quella equestre, la cui ricchezza si fonda sulle ricchezze mobiliari e sui commerci. A tutela dell'attività agricola, che rischiava di essere soppiantata da quella commerciale, in grado di garantire guadagni maggiori e più rapidi, furono emanate dal senato alcune leggi che vietavano ai senatori di intraprendere l'attività mercantile: tra esse, una lex Claudia del 218 a.C., vietava agli esponenti della nobilitas il commercio marittimo.All'ideale ellenizzante dell'humanitas, alla cui diffusione contribuiva, in quegli stessi anni, il circolo degli Scipioni, dunque, Catone oppone il modello del vir bonus colendi peritus, l'uomo onesto ed esperto coltivatore, vero civis Romanus, valoroso soldato.Dopo la praefatio, l'opera assume l'aspetto di una guida per il pater familias proprietario agricolo: a differenza delle coeve opere ellenistiche, dotate di un sostanziale piano organico, il trattato catoniano è costituito da una serie di consigli, prescrizioni e indicazioni giustapposti senza seguire una struttura formale ben definita. Catone suggerisce come disporre le piantagioni, indica gli obblighi della servitù e dei fattori, illustra le tecniche agricole e i procedimenti di lavorazione, inserendo nell'opera, contemporaneamente, formule religiose rituali o ricette di cucina.La villa di Catone non è un'estensione di terreno delle dimensioni di un latifondo, ma neppure un'azienda a conduzione familiare dedita ad un'agricoltura di sussistenza: si tratta di un'impresa di medie o vaste proporzioni, che prevede l'impiego di capitali e manodopera servile. A differenza del posteriore Marco Terenzio Varrone, che nel suo De re rustica rappresenta la villa come luogo di raffinato svago e di riposo oltre che come azienda agricola, Catone si limita a inquadrarla, senza alcun indugio poetico, nella logica del profitto: il valore pedagogico, morale e formativo dell'attività agreste consiste, infatti, nella faticosa vita che permette il raggiungimento del benessere economico.Lo stile dell'opera, in conformità con il contenuto, è secco e disadorno, privo di ogni armonia formale; se raffrontato con i frammenti delle altre opere di Catone, infatti, il linguaggio appare più arcaico e meno curato, con l'eccezione della praefatio. Ricorrono ossessive ripetizioni, la sintassi è generalmente semplice e paratattica, è frequente l'uso di formule rituali riconducibili alla lingua dei carmina sacri di età arcaica. Diversamente da quanto era uso comune nel genere didascalico, cui l'opera catoniana potrebbe essere ascritta seppure del tutto priva di "ordine sistematico e retroterra dottrinale-scientifico", nel De agri cultura manca il ricorso diretto all'apostrofe, né si avverte la presenza di un destinatario specifico: unico scopo dell'opera è infatti l'imposizione del contenuto, che rende inutile la ricerca della purezza stilistica.
La Toscana (AFI: /tosˈkana/) è una regione italiana a statuto ordinario di 3 676 116 abitanti, situata nell'Italia centrale, con capoluogo Firenze. Confina a nord-ovest con la Liguria, a nord con l'Emilia-Romagna, a est con le Marche e l'Umbria, a sud con il Lazio. Ad ovest, i suoi 397 km di coste continentali sono bagnati dal Mar Ligure nel tratto centro-settentrionale tra Carrara (foce del torrente Parmignola, confine con la Liguria) e il Golfo di Baratti; il Mar Tirreno bagna invece il tratto costiero meridionale tra il promontorio di Piombino e la foce del Chiarone, che segna il confine con il Lazio.Il capoluogo regionale è Firenze, la città più popolosa (382 000 abitanti), nonché principale fulcro storico, artistico ed economico-amministrativo; le altre città capoluogo di provincia sono: Arezzo, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. Amministra anche le isole dell'Arcipelago Toscano, oltre ad una piccola exclave situata entro i confini dell'Emilia-Romagna, in cui sono situate alcune frazioni del comune di Badia Tedalda. Il nome è antichissimo e deriva dall'etnonimo usato dai Latini per definire la terra abitata dagli Etruschi: "Etruria", trasformata poi in "Tuscia" e poi in "Toscana". Anche i confini della odierna Toscana corrispondono in linea di massima a quelli dell'Etruria antica, che comprendevano anche parti delle attuali regioni Lazio e Umbria, fino al Tevere. Fino al 1861 è stata un'entità indipendente, nota con il nome di Granducato di Toscana con una enclave costituita dalla Repubblica e poi Ducato di Lucca. Da allora ha fatto parte del Regno di Sardegna, del Regno d'Italia e successivamente della Repubblica Italiana. In epoca granducale aveva anche un inno, composto dal fiorentino Egisto Mosell ed intitolato La Leopolda. La festa regionale, istituita nel 2001, ricorre il 30 novembre, nel ricordo del suddetto giorno del 1786 in cui furono abolite la pena di morte e la tortura nel Granducato di Toscana, primo Ordinamento al mondo ad abolire legalmente la pena di morte.
Il Rinascimento si sviluppò in Italia tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'Età Moderna in un arco di tempo che va dall'inizio del quindicesimo secolo, fino alla fine del sedicesimo secolo. I suoi limiti cronologici conoscono ampie differenze tra discipline ed aree geografiche.Vissuto dalla maggior parte dei suoi protagonisti come un'età di cambiamento, maturò un nuovo modo di concepire il mondo e se stessi, sviluppando le idee dell'umanesimo, nato in ambito letterario nel quattordicesimo secolo per il rinato interesse degli studi classici, per opera soprattutto di Francesco Petrarca, e portandolo a influenzare per la prima volta anche le arti figurative e la mentalità corrente.
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