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Autore principale: Bacconi, Mara
Pubblicazione: Arcidosso (GR) : Effigi, [2007]
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: it
Il para-diclorodifeniltricloroetano o DDT è un solido incolore altamente idrofobico, con un leggero odore di composto aromatico clorurato; è quasi insolubile nell'acqua ma ha una buona solubilità nella maggior parte dei solventi organici, nel grasso e negli oli. Il nome IUPAC esatto è 1,1,1-tricloro-2,2-bis(p-clorofenil)etano, abbreviato in Dicloro-Difenil-Tricloroetano, da cui la sigla DDT. Fu il primo insetticida moderno ed è senz'altro il più conosciuto; venne usato dal 1939, soprattutto per debellare la malaria. In Italia si ricorda, in particolare, il suo uso a questo scopo in Sardegna, dove la malattia era endemica e ne consentì l'eradicazione. La sua scoperta come insetticida va attribuita al chimico svizzero Paul Hermann Müller, alla ricerca di un prodotto efficace contro i pidocchi, ma la sua nascita risale al chimico austriaco Othmar Zeidler, che lo sintetizzò nel 1873. Fu scelto come prodotto per combattere la zanzara anofele, responsabile della diffusione della malaria, in quanto si credeva che, sebbene altamente tossico per gli insetti, fosse innocuo per l'uomo. Agli inizi, fu usato con successo per combattere la diffusione della malaria e del tifo su popolazione sia civile sia militare. Il chimico svizzero Paul Hermann Müller fu insignito nel 1948 con il Premio Nobel in Fisiologia e Medicina «...per la scoperta della grande efficacia del DDT come veleno da contatto contro molti artropodi». Nel 1950, l'entomologo italiano Giuseppe Salvatore Candura, direttore dell'Osservatorio Fitopatologico di Bolzano, pubblica, nella collana "PUBBLICAZIONI PRATICHE DI FITOPATOLOGIA E IGIENE", "Malefatte nel frutteto", risultato di 5 anni di studio sui danni del DDT in agricoltura. Questi studi sono stati successivamente ripresi e convalidati dal Food and Drug Administration che dichiara che «...con tutta probabilità i rischi potenziali del DDT erano stati sottovalutati» e comincia a porre alcune restrizioni al suo uso. Nel 1972, il DDT viene proibito negli Stati Uniti, nel 1978 anche in Italia. Nell'Unione europea, il DDT è etichettato con la frase di rischio R40: "Possibilità di effetti cancerogeni". L'Agenzia Internazionale per il Cancro IARC lo ha inserito nella categoria 2B "possibile cancerogeno". Nel 1962, una biologa e ambientalista americana, Rachel Carson, pubblicò il libro Primavera silenziosa, che denunciava il DDT come causa del cancro e nocivo nella riproduzione degli uccelli, dei quali assottigliava lo spessore del guscio delle uova. Il libro causò clamore nell'opinione pubblica; il risultato fu che nel 1972 il DDT venne vietato per l'uso agricolo negli USA e vide nascere il movimento ambientalista. Il dibattito è acceso per quanto riguarda il suo uso nel combattere la malaria; in alcuni paesi dell'Africa e in India, dove la malaria è endemica, il rischio di tumore dovuto al DDT può passare in secondo piano a fronte della riduzione dell'elevato tasso di mortalità dovuto alla malaria. Nel corso del 2006, l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato che il DDT, se usato correttamente, non comporterebbe rischi per la salute umana e che l'insetticida dovrebbe comparire accanto alle zanzariere e ai medicinali come strumento di lotta alla malaria.
Gli Etruschi (in etrusco: Ràsenna, 𐌀𐌍𐌍𐌄𐌔𐌀𐌓, o Rasna, 𐌀𐌍𐌔𐌀𐌓) furono un popolo dell'Italia antica vissuto tra il IX secolo a.C. e il I secolo a.C. in un'area denominata Etruria, corrispondente all'incirca alla Toscana, all'Umbria occidentale e al Lazio settentrionale e centrale, con propaggini anche a nord nella zona padana, nelle attuali Emilia-Romagna, Lombardia sud-orientale e Veneto meridionale, all'isola della Corsica, e a sud, in alcune aree della Campania. La fase più antica della civiltà etrusca è la cultura villanoviana, attestata a partire dal IX secolo a.C., che deriva, a sua volta, dalla cultura protovillanoviana (XII - X secolo a.C.). La civiltà etrusca ebbe una profonda influenza sulla civiltà romana, fondendosi successivamente con essa al termine del I secolo a.C. Questo lungo processo di assimilazione culturale ebbe inizio con la data tradizionale della conquista della città etrusca di Veio da parte dei Romani nel 396 a.C. e terminò nel 27 a.C., primo anno del principato di Ottaviano, con il conferimento del titolo di Augusto.
La storia della medicina in Italia può essere fatta risalire ai tempi della colonizzazione greca in Italia (dall'VIII alla metà del II secolo a.C.). In questo periodo, infatti, nascono nella Magna Grecia diverse scuole mediche (come la Scuola di Crotone). Successivamente gli Etruschi perfezionano numerose tecniche mediche importate dalle altre civiltà mediterranee. Ma è con lo sviluppo della civiltà romana che la medicina viene sempre più perfezionata, arricchita con nuove tecnologie e diffusa nelle varie parti dell'Impero. Durante il Medioevo la Scuola Medica Salernitana è considerata la più prestigiosa scuola medica europea. A partire dal XIII secolo, con l'istituzione delle Università, la conoscenza medica si diffonde e si perfeziona in molte altre zone d'Italia e d'Europa. A partire dal XVII secolo, poi, grazie alle grandi scoperte e teorie formulate da personaggi come Galileo Galilei, il pensiero scientifico, e di conseguenza anche l'approccio medico, cambia radicalmente e con esso cambiano anche le terapie. Il XVII ed il XVIII secolo sono periodi in cui le tecniche mediche continuano a progredire fino al XIX secolo, periodo importante per le numerose scoperte in ambito medico (con i contributi di ricercatori come Luigi Galvani e Alessandro Volta). Oggi l'Italia è uno dei paesi all'avanguardia in campo medico, con numerosi istituti pubblici e privati specializzati nell'invenzione di nuovi farmaci e tecniche mediche sempre meno invasive nei confronti del paziente.
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