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Fa parte di: Nuova enciclopedia agraria italiana in ordine metodico redatta da cultori delle diverse discipline agrarie [UTET]
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Fa parte di: Nuova enciclopedia agraria italiana in ordine metodico redatta da cultori delle diverse discipline agrarie
L'apicoltura urbana è un tipo di apicoltura praticato esclusivamente in ambiente urbano o metropolitano; si è diffusa in metropoli come Berlino (15.000 arnie), Londra (3.200 apiari), Parigi, New York, Copenaghen, Tokyo e altre.
La pròpoli (altre volte chiamata al maschile o anche pròpolis, forma greco-latina originaria utilizzata in altre lingue e imitata in italiano) è una sostanza resinosa che le api raccolgono dalle gemme e dalla corteccia delle piante. Si tratta quindi di una sostanza di origine prettamente vegetale anche se le api, dopo il raccolto, la elaborano con l'aggiunta di cera, polline ed enzimi prodotti dal loro stesso organismo. Il colore può variare moltissimo nelle tonalità del giallo, del rosso, del marrone e del nero. L'odore è fortemente aromatico a seconda della pianta da cui viene attinta. La raccolta della propoli è possibile solo in giornate soleggiate e sufficientemente calde, così da permettere alle api di staccare pezzetti di resina dai rami degli alberi, diventando più malleabile.
La Metcalfa, (Metcalfa pruinosa Say, 1830), è un rincote Omottero appartenente alla famiglia Flatidae. È un insetto fitomizo, che si nutre di linfa vegetale, di cui digerisce solo la parte proteica, mentre la parte zuccherina, indigesta, viene espulsa sotto forma di melata che si deposita sugli organi vegetali. Dato l'elevato contenuto zuccherino, la melata attira diversi imenotteri, tra cui le api che lo trasformano in miele, nel periodo estivo; risultando di fondamentale importanza per api e apicoltori. Il miele di questo particolare tipo di melata è l'unico che non prende il nome da una specie vegetale. La specie tuttavia può essere dannosa per l'agricoltura, poiché Metcalfa pruinosa se in forte sviluppo causa danni alle colture, in particolare attira delle specie fungine, provocando fumaggini che si sviluppano sulle sostanze zuccherine della melata.
Il miele ibleo rappresenta uno dei mieli più noti e celebrati al mondo. In epoca greca, e in forma ancora maggiore in epoca romana, fu descritto e citato da numerosissimi scrittori. Esso trae la propria origine principalmente dal timo, che in abbondanza cresce sui monti Iblei. Anticamente la sua produzione era legata alla città di Ibla (o le città delle Ible), il cui sito oggi risulta disperso. Il collegamento tra la figura dell'ape e Ibla era talmente forte che i suoi abitanti, parlando dei sudditi del mitico re Iblone, in tempi odierni sono stati appellati come «il popolo delle api», poiché essi avevano scavato le loro nicchie nell'alta parete rocciosa in forma verticale: ricordando le api nell'alveare. L'ape mellifera divenne un simbolo di Ibla, effigiata nelle sue monete (vedi Monetazione delle Ible): dei suoi monti si diceva che fossero affollati di api e di fiori. Il termine Ibla divenne sinonimo di dolce e il miele di questi colli divenne eccelsa espressione poetica.Solo il miele ibleo poteva essere paragonato, secondo gli antichi, al miele del monte Imetto, prodotto in Attica, e spesso veniva giudicato superiore a quello greco. La fama del miele ibleo oltrepassò l'epoca classica, giungendo nei testi medievali e venendo descritto da insigni personaggi come Shakespeare, Collins, Robinson, MacDonald e diversi altri autori esteri; così come venne accolto nei testi degli autori italiani: il miele degli Iblei lo si ritrova in Foscolo, D’Annunzio Quasimodo (egli nativo di questi monti) e in molti altri ancora. La produzione del miele ibleo non è terminata con le epoche passate. Ancor oggi sul territorio si lavora e si produce miele. Attualmente il miele ibleo è riconosciuto come prodotto P.A.T. della regione Sicilia e le zone di produzione sono il siracusano, il catanese e il ragusano. Oltre al miele di timo viene prodotto anche il miele di cardo, zagara, carrubbo e eucalyptus.
Il castagno europeo (Castanea sativa Mill., 1768), in Italia più comunemente chiamato castagno, è un albero appartenente alla famiglia Fagaceae, di cui è l'unica autoctona presente in Europa. Negli ultimi decenni è stato sovente introdotto, per motivi fitopatologici, il castagno giapponese (Castanea crenata). Le popolazioni presenti in Europa sono perciò principalmente riconducibili a semenzali di castagno europeo o a castagni europei innestati sul giapponese o a ibridi delle due specie.
L'apicoltura (o apicultura) è l'allevamento di api allo scopo di sfruttare i prodotti dell'alveare dove per tale si intenda un'arnia popolata da una famiglia di api. Le arnie "razionali" sono quindi le strutture modulari strutturate con favi mobili dove l'apicoltore ricovera le api. Le arnie più primitive non avevano favi mobili ed erano dette bugno o "bugno villico". Malgrado le specie allevate siano diverse, per la sua produttività ha netta predominanza l'Apis mellifera. Il mestiere dell'apicoltore consiste sostanzialmente nel procurare alle api ricovero e cure, e vegliare sul loro sviluppo; in cambio egli raccoglie una quota discreta del loro prodotto, consistente in: miele, polline, cera d'api, pappa reale, propoli, veleno. Praticata in tutti i continenti, questa attività varia a seconda delle varietà delle api, del clima e del livello di sviluppo economico dell'agricoltore, e in essa pratiche ancestrali come l'affumicamento si mischiano a metodi moderni come l'inseminazione artificiale delle regine. Tale allevamento è branca della zootecnica, seppure intesa in accezione ampia, e viene insegnata a livello accademico nei moduli di apicoltura come attività zootecnica, per quanto riguarda le scienze e tecnologie delle produzioni animali, nei corsi di zootecnia in medicina veterinaria, e nei corsi di zoocolture nell'ambito di scienze biologiche e naturali.
Record aggiornato il: 2021-05-26T01:04:40.974Z