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Pubblicazione: Arezzo : CooperazioneItalianaalloSviluppo, 2009
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: b, Paese: LP
Alla base di tutte le opere e della poetica del "Marchese de Sade" sta un'idea estrema di concepire la realtà; l'autore, per distinguersi ed allontanarsi sempre più dalla morale religiosa convenzionale, dall'idea di convivenza civile e sistema sociale condiviso, imposta un edificio filosofico in cui i suoi fondamenti e colonne portanti sono l'ateismo e il libertinaggio più esagerato. Scrittore prolifico, al limite dell'ossessivo, di romanzi e racconti, drammi teatrali e saggi filosofici, viene considerato anche uno degli esponenti dell'Illuminismo più radicale. L'eroe protagonista qui è sempre un anti-eroe, che si macchia dei delitti più spaventosi, per poi giustificare intellettualmente le proprie azioni; il tutto per ribaltare i valori comuni di virtù e vizio, dando al primo una connotazione eminentemente negativa, mentre al secondo una forza trionfante derivatagli dal suo esser conforme alla realtà del mondo naturale. Per tutto il XIX secolo e il primo XX secolo influenzò più o meno direttamente romanzieri e poeti, come Gustave Flaubert, Fëdor Dostoevskij, Algernon Charles Swinburne, Arthur Rimbaud e i decadenti (Baudelaire, Barbey d'Aurevilly, Huysmans, ecc.), Victor Hugo, Mary Shelley, Pierre Louÿs, George Sand, i surrealisti e Guillaume Apollinaire: quest'ultimo lo definì come "lo spirito più libero che sia mai esistito". Il caposcuola del surrealismo André Breton lo proclamò "Divin Marchese" in riferimento al "Divin Aretino", il primo autore erotico dell'epoca moderna (XVI secolo). Un'influenza sadiana è rilevale anche in filosofi come Max Stirner, sulla psicoanalisi teorica di Freud, su innumerevoli autori e artisti successivi (ad esempio Pier Paolo Pasolini) e, secondo Georges Bataille e altri studiosi, anche Friedrich Nietzsche potrebbe aver subito l'influenza filosofica di Sade.Dopo la morte tutti i suoi lavori sono stati inclusi nell'Indice dei libri proibiti della Chiesa cattolica. Napoleone Bonaparte nel suo Memoriale di Sant'Elena definisce il romanzo sadiano La nuova Justine come "il libro più abominevole generato dalla fantasia più depravata". Il suo nome stesso, d'altra parte, è all'origine del termine sadismo, indicante l'eccitazione sessuale prodotta da atti di crudeltà compiuti su un'altra persona, influenzando il moderno immaginario del sadomasochismo.
Le repubbliche marinare sono state alcune città portuali italiane che, a partire dal Medioevo, godettero, grazie alle proprie attività marittime, di autonomia politica e di prosperità economica. Tale definizione, nata nell'Ottocento, è in genere riferita a quattro città italiane, i cui stemmi sono riportati dal 1947 nelle bandiere della Marina Militare e della Marina Mercantile: Amalfi, Genova, Pisa e Venezia; tuttavia, oltre alle quattro più note, sono considerate repubbliche marinare anche Ancona, Gaeta e la piccola Repubblica di Noli, alle quali si può aggiungere, in Dalmazia, Ragusa. È da notare tuttavia che tale raggruppamento è una ricostruzione retroattiva artificiosa, in quanto queste entità non erano collegate tra loro, non si autodefinivano in questo modo, non erano le uniche ad intraprendere attività sul mare, né erano tutte coeve. Considerando le loro condizioni politiche, non erano tutte repubbliche, non erano tutte città-stato, avevano forme politiche molto diverse, aree di influenza diversa con territori di grandezza differente, utilizzando lingue diverse (sebbene sempre un dialetto romanzo), monete diverse e usanze disomogenee, non avendo praticamente molto in comune se non l'ubicazione presso il mare e un'economia strettamente legata ad esso. Uniformemente disseminate lungo la penisola italiana - al Nord, al Centro e al Sud - le repubbliche marinare furono importanti non solo per la storia della navigazione e del commercio: oltre a preziose merci altrimenti introvabili in Europa, nei loro porti arrivavano anche nuove idee artistiche e notizie su paesi lontani; con le repubbliche marinare l'Europa rialzava nuovamente lo sguardo verso gli altri continenti. Nonostante la rivalità commerciale che le metteva l'una contro l'altra, queste città, per la loro intraprendenza, lo spirito di avventura e la capacità di risorgere dopo tempi difficili, sono sempre state considerate una grande gloria per l'Italia. Durante lo scorrere dei secoli, le repubbliche marinare, sia le più note, sia quelle meno note, vissero altalenanti fortune, che misero in luce ora l'una, ora l'altra città. Nel IX e nel X secolo, tale fenomeno ebbe inizio con Amalfi e Gaeta, che presto raggiunsero il loro periodo di massimo splendore. Intanto Venezia iniziava la sua ascesa graduale, mentre le altre città vivevano ancora la lunga gestazione che le avrebbe portate all'autonomia e a dar seguito alla loro vocazione marinara. Dopo l'XI secolo, Amalfi e Gaeta declinarono rapidamente, mentre Genova e Venezia divennero le repubbliche più potenti, seguite da Pisa, che visse il suo momento più florido nel XIII secolo, e da Ancona e Ragusa, alleate per resistere alla potenza veneziana. Dopo il XIV secolo, mentre Pisa declinava sino a perdere la sua libertà, Venezia e Genova continuarono a dominare la navigazione, seguite da Ragusa e Ancona, che vissero nel XV secolo il loro momento aureo. Nel XVI secolo, con la perdita di autonomia di Ancona, rimasero solo le repubbliche di Venezia, Genova e Ragusa, che vissero ancora momenti di grande splendore sino a metà del Seicento, seguiti da più di un secolo di lenta e dorata decadenza che si concluse con l'invasione napoleonica.
Villa Benvenuti a Este è una villa veneta: le prime testimonianze di uso residenziale dell'area risalgono al XVI secolo, quando è attestato l'intervento del mecenate e scrittore Alvise Corner. Divenuta nel XVIII secolo di proprietà della nobile famiglia veneziana dei Farsetti, nel XIX secolo fu acquistata dal medico e patriota veneziano Adolfo Benvenuti, dal quale prende l'attuale denominazione. Il parco circostante è stato progettato o almeno è stato ispirato ai modi dell'architetto Giuseppe Jappelli. La villa è uno dei più importanti siti archeologici della città. Gli scavi effettuati al suo interno già alla fine del XIX secolo da Alessandro Prosdocimi hanno permesso di portare alla luce numerosi reperti risalenti alla civiltà dei Veneti antichi.La villa, dopo anni di abbandono, è oggi interessata da una impegnativa opera di recupero, realizzata dall'Associazione Scauteste Onlus.
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