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Autore principale: Marchini, Giuseppe
Pubblicazione: Prato : Edizioni del Palazzo, [1975]
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese:
La cattedrale di Santo Stefano è il principale luogo di culto cattolico della città di Prato, situato in Piazza del Duomo. Nel luglio 1996 papa Giovanni Paolo II l'ha elevata alla dignità di basilica minore. All'interno si trova il più importante ciclo di affreschi di Filippo Lippi, all'esterno il pulpito esterno costruito da Michelozzo e decorato da Donatello,
La Sacra Cintola, chiamata anche Sacro Cingolo, è considerata la cintura della Madonna ed è la reliquia più preziosa di Prato, fulcro della religiosità cittadina. È custodita nell'omonima cappella del Duomo e l'8 settembre, Natività di Maria, viene esposta con particolare solennità durante il Corteggio Storico. La Sacra Cintola è una sottile striscia (lunga 87 centimetri) di lana finissima di capra, di color verdolino, broccata in filo d'oro, gli estremi sono nascosti da una nappa su un lato e da una piegatura sul lato opposto (tenute da un nastrino in taffetà verde smeraldo), che la tradizione vuole che appartenesse alla Vergine Maria, che la diede a San Tommaso come prova della sua Assunzione in cielo. La cintola è un bene di tutta la città di Prato da quando nel 1348, si è stabilito che fosse di proprietà per 2/3 del Comune e per 1/3 della Diocesi, tre infatti sono le chiavi per aprire la custodia sotto l'altare: due detenute dal Comune ed una dalla Diocesi. La reliquia è ancora oggi conservata nella Cappella del Sacro Cingolo, affrescata interamente da Agnolo Gaddi con le Storia di Maria Vergine e della Cintola stessa. Sopra l'altare settecentesco dove viene conservata la reliquia è collocata la piccola ed elegante statua della Madonna col Bambino, opera di Giovanni Pisano (1301).
Il Corteggio storico, o Madonna della Fiera, è una manifestazione della tradizione popolare laico-religiosa che si svolge l'8 settembre di ogni anno nel centro storico di Prato, il cui apice è la solenne ostensione della reliquia della Sacra Cintola dal pulpito di Donatello del Duomo di Prato
Le Storie della Sacra Cintola sono una serie di dipinti a tempera e oro su tavola (in totale 27,5x222 cm) di Bernardo Daddi, databili al 1337-1338 e conservati nel Museo civico a Prato. Si tratta della predella di un polittico perduto, proveniente dal Duomo di Prato.
La Sacra Cintola devozionale è un nastro di seta o di carta, decorato con fiori e con l'immagine della Madonna, da portare come protezione contro le malattie e come speranza di maternità. L'usanza si collega con la leggenda antica del dono della cintura della Madonna.
Il prato di Bežin (in russo: Бежин луг?, traslitterato: Bežin lug) è un film sovietico del 1937 diretto da Sergej Michajlovič Ėjzenštejn e noto per essere stato in gran parte distrutto prima di essere terminato. Il film narra le vicende di un giovane contadino che cerca di opporsi al proprio padre che ha l'intenzione di tradire il governo sovietico sabotando il raccolto dell'anno. La pellicola termina con l'assassinio del giovane seguito da una sommossa popolare. Il titolo è il medesimo di un racconto di Ivan Sergeevič Turgenev, e nelle intenzioni originali del regista doveva incorporare alla novella la vicenda della vera vita di Pavlik Trofimovič Morozov, ritenuto dalla propaganda un martire sovietico per essere stato ucciso dai suoi familiari nel 1932, reo di aver denunciato alle autorità il padre per tradimento. Tuttavia in fase di sceneggiatura Ejzenštejn decise di eliminare tutti i riferimenti allo scritto di Turgenev ad eccezione del titolo. La figura di Morozov venne inserita nei programmi scolari russi e resa mitica attraverso la poesia, la musica e, in parte, da questo film. Commissionato da un gruppo di giovani comunisti, la produzione si protrasse dal 1935 al 1937, finché non venne bloccata dal governo centrale che riteneva contenesse errori di carattere artistico, sociale e politico. Alcuni presero quest'occasione per denunciare l'ingerenza politica sul cinema arrivando a criticare lo stesso Stalin e un certo numero di persone venne arrestato proprio in conseguenza agli eventi che seguirono il blocco del film. Tuttavia lo stesso Ejzenštejn, riconsiderando in seguito la sua opera, la valutò come un errore. Per molto tempo si è creduto che il girato di Il prato di Bežin fosse andato irrimediabilmente perduto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Tuttavia negli anni Sessanta vennero ritrovati una parte del montaggio e alcuni fotogrammi. A partire da questi frammenti venne intrapresa una ricostruzione basata sulla sceneggiatura originale, rimasta conservata. Il ricco simbolismo religioso dell'opera diede origine a un ampio numero di studi, ma la sua natura storica, le circostanze della sua produzione, il fallimento del progetto e la bellezza dei pochi frammenti rimasti nutrirono un grande interesse anche al di fuori della letteratura specialistica. La controversa storia di questa pellicola non nocque al regista che al contrario guadagnò in fama e divenne il direttore artistico del grande studio cinematografico Mosfil'm.
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Record aggiornato il: 2024-04-14T03:26:58.878Z