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Autore principale: Spicciani, Amleto
Pubblicazione: Pisa : Pacini, 1984
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ITA, Paese: IT
Fa parte di: Il cardinale Pietro Maffi arcivescovo di Pisa
Il Duomo di Pavia, intitolato a Santo Stefano protomartire e Santa Maria Assunta è la più imponente chiesa di Pavia e un importante edificio rinascimentale, sintesi di pianta centrale e longitudinale che anticipa le ricerche tipologiche intorno alla basilica di San Pietro a Roma. Possiede una grandiosa cupola ottagonale in muratura, tra le più grandi d'Italia per altezza e ampiezza; considerando anche la lanterna, è la quinta più alta dopo la Mole Antonelliana di Torino, San Gaudenzio a Novara, Santa Maria del Fiore a Firenze e il Duomo di Milano, la sesta se si considera San Pietro in Vaticano.
Gemma Galgani (Capannori, 12 marzo 1878 – Lucca, 11 aprile 1903) è stata una mistica italiana, legata particolarmente all'ordine dei passionisti, al quale peraltro mai appartenne, ma alla cui spiritualità fu sempre conforme. Scomparsa a soli 25 anni, fu beatificata nel 1933 da papa Pio XI e canonizzata da papa Pio XII nel 1940. La sua memoria liturgica è, universalmente, l'11 aprile, giorno della sua morte, sebbene venga ricordata dall'ordine passionista e dall'arcidiocesi di Lucca il 16 maggio. Nata Gemma Umberta Maria Galgani nel 1878 a Camigliano frazione del comune di Capannori, rimase orfana della madre a sette anni. Cresciuta con il padre e i fratelli a Lucca, studiò presso le Suore Oblate dello Spirito Santo fino al giorno in cui, a causa di un fallimento, la sua famiglia perse ogni avere e si trasferì in una povera abitazione in via del Biscione (poi diventata via Santa Gemma Galgani). Lì Gemma Galgani affermò di aver ricevuto le stigmate. Rifiutata dai monasteri della città, venne adottata dalla ricca famiglia Giannini che le offrì vitto e alloggio nella propria casa, per circa quattro anni, in via del Seminario a Lucca. Lì Gemma visse gli ultimi anni della sua giovane vita, assistita spiritualmente da monsignor Volpi, suo confessore, e dal passionista Germano Ruoppolo, che in seguito scrisse la sua prima biografia. Affetta da tubercolosi, per prevenzione venne allontanata dall'abitazione dei Giannini e condotta in una casa vicina, in via della Rosa, dove morì a 25 anni. Dopo la sua morte cominciò l'edificazione di un monastero di passioniste a Lucca, come ella aveva ardentemente desiderato e dove riposano le sue spoglie. Molta importanza ebbe negli ultimi anni della sua esistenza la vicinanza dell'illustre e umilissimo passionista Germano Ruoppolo, al secolo Vincenzo, il quale non solo tessè un rapporto intimo e intenso con Gemma, che sovente lo appellava "babbo, babbo mio", ma ne fu poi unico, energico e persuadente postulatore per la beatificazione, di contro alle riluttanze del "miscredente" e superficiale Volpi. Il vero "padre spirituale" di Gemma fu Vincenzo-Germano Ruoppolo.
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