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Autore principale: Bernardini Marzolla, Ugo
Pubblicazione: Firenze : Sansoni, [1965]
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
I promessi sposi è un celebre romanzo storico di Alessandro Manzoni, ritenuto il più famoso e il più letto tra quelli scritti in lingua italiana. Preceduto dal Fermo e Lucia, spesso considerato romanzo a sé, fu pubblicato in una prima versione nel 1827 (detta "ventisettana"); rivisto in seguito dallo stesso autore, soprattutto nel linguaggio, fu ripubblicato nella versione definitiva fra il 1840 e il 1842 (detta "quarantana"). Ambientato tra 1628 e il 1630 in Lombardia, durante il dominio spagnolo, fu il primo esempio di romanzo storico della letteratura italiana. Il romanzo si basa su una rigorosa ricerca storica e gli episodi del XVII secolo, come ad esempio le vicende della monaca di Monza (Marianna de Leyva y Marino) e la Grande Peste del 1629–1631, si fondano su documenti d'archivio e cronache dell'epoca. Il romanzo di Manzoni viene considerato non solo una pietra miliare della letteratura italiana - in quanto è il primo romanzo moderno di questa tradizione letteraria - ma anche un passaggio fondamentale nella nascita stessa della lingua italiana. I promessi sposi, inoltre, sono considerati l'opera più rappresentativa del romanticismo italiano e una delle massime della letteratura italiana per la profondità dei temi (si pensi alla filosofia della storia in cui, cristianamente, opera l'insondabile Grazia divina nella Provvidenza). Inoltre, per la prima volta in un romanzo di tale successo, i protagonisti sono gli umili e non i ricchi e i potenti della storia. Il romanzo, infine, per la sua popolarità presso il grande pubblico e per il vivace oggetto d'interesse da parte della critica letteraria tra XIX e XX secolo, è stato rielaborato in forme artistiche, che vanno dalla rappresentazione teatrale al cinema, dall'opera lirica alla fumettistica.
Elenco dei personaggi de I promessi sposi, romanzo di Alessandro Manzoni; alcuni di essi sono realmente esistiti, come il Cardinal Federico Borromeo.
Nel romanzo di Alessandro Manzoni I Promessi Sposi, Perpetua (1588-1630) è la serva di don Abbondio. Il suo padrone le è molto affezionato, ma, nonostante la donna gli dia preziosi consigli, egli non ne usufruisce per paura delle possibili conseguenze (come accade ad esempio nel primo capitolo). È molto affezionata e devota a Don Abbondio e quando può lo aiuta. Dal romanzo emerge sia il suo tipico carattere da popolana, battagliero e verace, sia il suo difetto e punto debole: l'essere un po' pettegola. Come scrisse Alessandro Manzoni, ella: Perpetua ha passato l'età sinodale dei quarant'anni, non si è sposata e racconta di aver rifiutato due pretendenti (Beppe Suolavecchia e Anselmo Lunghigna), motivando la scelta dicendo di "averli rifiutati", mentre le sue amiche dicevano che "non aveva trovato nessun cane che la volesse". La sua fortuna dipende dagli attributi di spontaneo popolarismo che la informano. La sua indiscrezione è quella affettuosa della "serva padrona"; è donna poco docile, facile al brontolìo e alle fantasticaggini. È una colorita appendice di don Abbondio rispetto al quale mostra maggior saggezza e senso pratico, come quando suggerisce a Don Abbondio di informare l'arcivescovo delle prepotenze di Don Rodrigo o quando irride alle paure del curato affermando che "le schioppettate non si dànno via come confetti". "I pareri di Perpetua" a Don Abbondio torneranno in mente quando sarà chiamato dall'arcivescovo a render conto del suo operato. Il dialogo di Perpetua, ricco di proprietà "comaresche", è veloce, incisivo, istintivo. Ella per sfuggire dalla temibile avanzata dei Lanzichenecchi, si reca al castello dell'Innominato (divenuto benefattore in seguito alla svolta spirituale antecedente) con Agnese e Don Abbondio. Muore durante la peste di Milano. Il suo decesso viene citato nel XXXIII capitolo in una breve sequenza dialogica tra Renzo e Don Abbondio (che si limita a menzionarla). Fino alla pubblicazione de "I promessi sposi" il termine Perpetua era solamente un nome proprio femminile. Ma grazie al grande successo del romanzo, la parola perpetua ha iniziato ad essere usata, in lingua italiana, per indicare sia la donna che lavorava come domestica nella casa di un sacerdote, sia una donna particolarmente pettegola. I due significati derivano dalla mansione da lei svolta (domestica di Don Abbondio) e dalla sua natura, che si manifesta la prima volta nel secondo capitolo, nel quale si lascia scappare qualche informazione di troppo sui veri motivi per cui il suo padrone aveva rinviato il matrimonio dei protagonisti del romanzo.
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