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Pubblicazione: Firenze : Giunti, c1996
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
La chiesa dei Santi Michele e Gaetano, più spesso chiamata semplicemente San Gaetano, è un luogo di culto cattolico che si trova in piazza Antinori in prosecuzione di via de' Tornabuoni a Firenze, uno dei più importanti esempi di stile barocco nella città.
La chiesa dei Santi Faustino e Giovita, nota anche come chiesa di San Faustino Maggiore, è una chiesa di Brescia, situata nell'omonima via San Faustino, lungo l'ultimo tratto a nord. È la chiesa patronale della città di Brescia e, per questo motivo, è il più importante edificio di culto cittadino dopo le cattedrali, il Duomo vecchio e il Duomo nuovo. La chiesa, legata all'attiguo monastero fondato nel IX secolo dal vescovo Ramperto, affonda le proprie origini in un edificio risalente forse all'VIII secolo, che ha visto nel corso dei secoli numerosi ampliamenti e ricostruzioni, in particolare l'intervento seicentesco, che ha comportato un rinnovo radicale della struttura e delle decorazioni. La chiesa conserva estesi affreschi barocchi, in particolare quello della navata maggiore di Tommaso Sandrino e quello del presbiterio, l'Apoteosi dei santi Faustino, Giovita, Benedetto e Scolastica di Giandomenico Tiepolo. Notevoli opere d'arte pittorica sono poi la Natività di Gesù di Lattanzio Gambara, la Deposizione di Cristo di Sante Cattaneo e lo stendardo del Santissimo Sacramento dipinto dal Romanino. Tra le altre opere artistiche spicca invece l'arca sepolcrale dei due santi titolari. Un tempo nella chiesa e ora al museo di Santa Giulia sono il trittico di sant'Onorio e il celebre gallo di Ramperto. Dal punto di vista religioso, invece, vi sono appunto conservati i resti dei due patroni di Brescia, i santi Faustino e Giovita, più quelli di sant'Onorio e sant'Antigio, che fanno della chiesa un punto di riferimento per la devozione cittadina.
Il Giudizio universale è un affresco di Giotto, databile al 1306 circa e facente parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova. Occupa l'intera parete di fondo e conclude idealmente le Storie. Viene di solito riferito all'ultima fase della decorazione della cappella e vi è stato riscontrato un ampio ricorso di aiuti, sebbene il disegno generale sia riferito concordemente al maestro.
Via dei Fori Imperiali è una delle più scenografiche strade di Roma; aperta nel 1932 con il nome di via dell'Impero, prende la sua attuale denominazione dai resti monumentali dei fori di Cesare, di Augusto, di Nerva, della Pace e di Traiano che si possono ammirare percorrendola. Collega piazza Venezia con il Colosseo, che ne costituisce il traguardo visivo. È alberata a pini domestici, i caratteristici "pini di Roma". Oltre che sui Fori imperiali, la via si affaccia su altri celebri monumenti romani: sulla basilica di Massenzio, sul Foro romano, sui Mercati traianei, sulla torre delle Milizie, sulla Casa dei Cavalieri di Rodi e sul lato orientale del Vittoriano. Inoltre dalla via si accede alla basilica dei Santi Cosma e Damiano e alla chiesa di San Lorenzo in Miranda, che riutilizzano, rispettivamente, le strutture del tempio del Divo Romolo e del tempio di Antonino e Faustina. A metà circa della strada sorge la tor de' Conti. A partire dal 1950, vi si svolge l'annuale parata del 2 giugno in occasione della festa della Repubblica Italiana.
Cesario, o Cesareo (Nordafrica, I secolo – Terracina, II secolo), è stato un diacono e martire della Chiesa, venerato come santo da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi. Secondo la tradizione sarebbe stato figlio di cittadini romani discendenti dalla rinomata Gens Iulia, stanziata a Cartagine durante la riorganizzazione dei territori africani da parte di Gaio Giulio Cesare. Convertito al cristianesimo e divenuto diacono, si è dedicato all'evangelizzazione. Nel corso di un viaggio verso Roma, Cesario è approdato a Terracina, dove - al tempo dell'imperatore Marco Ulpio Nerva Traiano - ha subito il martirio, chiuso in un sacco e gettato nel mare, per aver protestato contro una macabra usanza pagana. A partire dal IV secolo, a seguito della traslazione delle sue spoglie da Terracina alla Domus Augustana sul colle Palatino, San Cesario è stato uno dei martiri più celebri e venerati a Roma (una celebrità confermata dal fatto che gli vennero dedicati molti santuari, oratori e monasteri); il suo nome è servito per soppiantare il culto pagano di Giulio Cesare, dell'imperatore Cesare Ottaviano Augusto e dei Divi Cesari (gli imperatori romani). In tal modo, San Cesario ha annunciato il nuovo carattere cristiano della potenza dei Cesari e il suo oratorio sul Palatino, nel cuore della Roma antica, è servito come punto di riferimento per la cristianizzazione dell'Impero. Il culto del santo è molto diffuso nel mondo, intensificato attraverso le varie traslazioni delle sue reliquie, donate dai papi, imperatori, re, santi, Padri della Chiesa, vescovi, duchi e cavalieri.
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