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Autore principale: Turchi, Roberta
Pubblicazione: Firenze : Sansoni, ©1985
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
La Comedìa, o Commedia, conosciuta soprattutto come Divina Commedia, è un poema allegorico-didascalico di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di endecasillabi (poi chiamate per antonomasia terzine dantesche) in lingua volgare fiorentina. L'opera non esiste nella sua forma originale: essendo stata prodotta prima dell'invenzione della stampa veniva scritta e ricopiata a mano; tra tutti i manoscritti giunti a noi oggigiorno non esistono due versioni uguali, come per tutti i testi antichi, i casi di diversificazione sono tantissimi e variano da semplici modifiche ortografiche, (diritta via o diricta via) fino all'uso di versi simili ma diversi, o parole completamente differenti che danno anche significati diversi, ad esempio il ruscello che esce dalle sorgenti di acqua bollente ..esce ruscello che parton poi tra lor le peccatrici che fu analizzato e commentato con il presupposto che ci fossero delle donne peccatrici, forse prostitute (?), lasciando molti dubbi, ma con un significato completamente stravolto rispetto al più ragionevole pettinatrici o pettatrici o pectatrici cioè le operaie che lavoravano la cardatura e la pettinatura dell lino nelle acque termali. Il titolo originale, con cui lo stesso autore designa il suo poema, fu Comedia (probabilmente pronunciata con accento tonico sulla i); e così è intitolata anche l'editio princeps del 1472. L'aggettivo «Divina» le fu attribuito dal Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante, scritto fra il 1357 e il 1362 e stampato nel 1477. Ma è nella prestigiosa edizione giolitina, a cura di Ludovico Dolce e stampata da Gabriele Giolito de' Ferrari nel 1555, che la Commedia di Dante viene per la prima volta intitolata come da allora fu sempre conosciuta, ovvero "La Divina Comedia". Composta secondo i critici tra il 1304/07 e il 1321, anni del suo esilio in Lunigiana e Romagna, la Commedia è il capolavoro di Dante ed è universalmente ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi, nonché una delle più importanti testimonianze della civiltà medievale, tanto da essere conosciuta e studiata in tutto il mondo. Il poema è diviso in tre parti, chiamate «cantiche» (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto proemiale) formati da un numero variabile di versi, fra 115 e 160, strutturati in terzine. Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium mentis in Deum, attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica. È stato notato come tutte e tre le cantiche terminino con la parola «stelle» (Inferno: "E quindi uscimmo a riveder le stelle"; Purgatorio: "Puro e disposto a salir a le stelle"; Paradiso: "L'amor che move il sole e l'altre stelle"). L'opera ebbe subito uno straordinario successo e contribuì in maniera determinante al processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione e fino all'avvento della stampa in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa sessanta commenti e tra le 100.000 e le 200.000 pagine), dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi mai interrotta: si parla così di "secolare commento". La vastità delle testimonianze manoscritte della Commedia ha comportato un'oggettiva difficoltà nella definizione del testo: nella seconda metà del Novecento l'edizione di riferimento è stata quella realizzata da Giorgio Petrocchi per la Società Dantesca Italiana. Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio Lanza e Federico Sanguineti.La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile medievali (ispirazione religiosa, scopo didascalico e morale, linguaggio e stile basati sulla percezione visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa poiché, come è stato rilevato in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e drammatica della realtà, espressa anche con l'uso di neologismi creati da Dante come «insusarsi», «inluiarsi» e «inleiarsi».È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.
Con il termine commedia di carattere ci si riferisce al drastico mutamento drammaturgico, operato da Carlo Goldoni, rispetto alla cosiddetta commedia dell'arte, in particolare all'abolizione dell'uso delle maschere e della recitazione a soggetto (o recitazione all'improvviso) che la caratterizzavano. Dal Cinquecento fino alla metà del Settecento, infatti, i personaggi che interpretavano le commedie non avevano un loro "carattere", una personalità propria, ma si comportavano secondo schemi psicologici già precostituiti e immutabili, talmente stereotipati da poter essere individuati e "catalogati" addirittura con delle maschere. Ciò era ben noto al pubblico fin dall'inizio della rappresentazione e, prevedendo anche l'inevitabile lieto fine, l'interesse degli spettatori si concentrava sostanzialmente sulla narrazione della vicenda e sul suo intricato evolversi tra equivoci, scambi di persona, peripezie d'ogni genere e tutto l'armamentario fantasioso tipico della "commedia d'intreccio", come veniva anche chiamata la commedia dell'arte. La "riforma" goldoniana consistette nel ridare dignità letteraria al lavoro teatrale sostenendo la centralità all'autore che, con lui, divenne un vero e proprio commediografo e non più un marginale scrittore di soggetti o canovacci. Nelle sue opere cominciò a tratteggiare personaggi "veri", provvisti cioè di profili psicologici diversificati e di comportamenti in progressiva evoluzione nel corso dell'azione scenica. Per poterlo fare, tuttavia, divenne necessario scrivere per intero le partiture delle commedie da rappresentare e non limitarsi solo a delineare trame sintetiche, come si era usato fino allora, che invece lasciavano liberi gli attori (gli "artisti") di improvvisare a loro piacimento. In tal modo l'introduzione di personaggi con un proprio "carattere" individuale, mutabile e non già omologato, comportò due inevitabili conseguenze: da un lato l'inutilità delle "maschere", che ovviamente non consentivano alcuna "indagine" psicologica, e dall'altro, con la scrittura completa delle parti, la rinuncia all'improvvisazione.Allo stesso tempo, la commedia di carattere focalizzava l'attenzione dello spettatore sulle ragioni e sui sentimenti dei protagonisti, sulla loro "interiorità", anziché sull'"esteriorità" strabiliante degli eventi; per questo le trame goldoniane assunsero un andamento più lineare e assai meno complesso o ingarbugliato rispetto alle commedie del passato. Per questo i mondi immaginari, mitologici, magici e inverosimili della commedia dell'arte furono sostituiti dalla rappresentazione della vita quotidiana, di esperienze alla portata del pubblico, come in uno "specchio" scenico di facile comprensione per lo spettatore e in cui potesse identificarsi. Del resto lo stesso Goldoni, nella prefazione alla prima stampa delle sue commedie (1750), affermò che l'osservazione del mondo, della vita reale, stava alla base del suo teatro.Da qui a rappresentare vizi e virtù delle diverse classi sociali (prima quella borghese e poi anche quella popolare) il passo fu breve. Il teatro di carattere goldoniano assunse in tal modo una valenza pedagogica, in perfetta sintonia con le idealità illuministe, costringendo il pubblico a mettersi in discussione e a confrontarsi con la realtà nei suoi svariati risvolti e mutamenti che ora venivano mostrati, e in un certo senso "accreditati", dal e sul palcoscenico.Nonostante le resistenze incontrate, soprattutto da parte degli attori che vedevano ridotti in tal modo il loro ruolo e la loro importanza, Goldoni riuscì a imporre le sue vedute innovative grazie al successo di pubblico e, di conseguenza, al sostegno dei capocomici che allestivano e gestivano gli spettacoli e che a Venezia presero a contendersi i "commediografi" per tutta la seconda metà del Settecento. Tra le più importanti e storiche commedie di carattere goldoniane si ricordano La donna di garbo (1743), Il servitore di due padroni (1745), La vedova scaltra e La putta onorata (1748), I Rusteghi (1760).
La commedia dell'arte è nata in Italia nel XVI secolo ed è rimasta popolare fino alla metà del XVIII secolo, anni della riforma goldoniana della commedia. Non si trattava di un genere di rappresentazione teatrale, bensì di una diversa modalità di produzione degli spettacoli. Le rappresentazioni non erano basate su testi scritti ma su dei canovacci, detti anche scenari; in origine, le rappresentazioni erano tenute all'aperto con una scenografia fatta di pochi oggetti. Le compagnie erano composte da dieci persone: otto uomini e due donne. All'estero era conosciuta come "Commedia italiana". Nella loro formula spettacolare, i comici della Commedia dell'Arte introdussero un elemento nuovo di portata dirompente e rivoluzionaria: la presenza delle donne sul palcoscenico. In un contratto stipulato con un notaio di Roma il 10 ottobre 1564, si ha la prima apparizione documentata di una donna: la "signora Lucrezia Di Siena" ingaggiata da una compagnia che si proponeva di far commedie nel periodo di carnevale, probabilmente un personaggio di elevata cultura in grado di comporre versi e di suonare strumenti. Solo alla fine del secolo le donne avrebbero preso posto a pieno titolo nelle compagnie teatrali. La denominazione veniva sostituita con altre: commedia all'improvviso (o improvvisa), commedia a braccio o commedia degli Zanni. Il nome "arte", nel Medioevo, significava "mestiere", "professione": quello del teatrante, infatti, era un vero e proprio mestiere. Bisogna però specificare che era considerato come tale, non per le compagnie amatoriali, ma solo per quelle compagnie associate che venivano riconosciute dai ducati e avevano un vero e proprio statuto di leggi e regole. Grazie a queste ultime, le compagnie associate sottomettevano le altre che venivano definite "ruba piazze".
La Commedia Ridicolosa fu un genere teatrale diffuso in Italia dall'inizio del XVII secolo che nacque dalla diaspora dei comici dell'arte verso le corti europee e continuò fino alla fine del Settecento.
Il XVIII secolo inizia nell'anno 1701 e termina nell'anno 1800 incluso.
Il Teatro Colón di Buenos Aires è uno dei teatri lirici più grandi del mondo. La struttura magnifica e l'impegno costante nella cura e nelle rappresentazioni ne fanno un monumento dell'arte teatrale e lirica. Acusticamente considerato uno dei primi cinque teatri al mondo per la rappresentazione di opere liriche.Il teatro si trova vicino alla famosissima Avenida 9 de Julio, uno dei viali più ampi del mondo. L'edificio occupa 8.200 metri quadrati e la superficie totale di 58.000 m² sulla proprietà delimitata dalle vie Tucumán, Libertà, il passaggio Arturo Toscanini ed il Cerrito (Avenida Nueve de Julio).
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Record aggiornato il: 2021-11-25T04:41:38.770Z