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Titolo uniforme: Crusaders, Aztecs, Samurai. -
Autore principale: Millard, Anne ; McEwan, Joseph
Serie: Storia illustrata del mondo
Serie: Storia illustrata del mondo
Serie: Storia illustrata del mondo
I mexica (pron. mescìca; nahuatl: Mēxihcah [meːˈʃiʔkaʔ], singolare Mēxihcatl) o mexicas — meglio noti come aztechi nella storiografia occidentale - furono una delle grandi civiltà precolombiane, la più florida e viva al momento del contatto con gli Spagnoli. Provenienti dalla California settentrionale, si svilupparono nella regione mesoamericana dell'attuale Messico dal secolo XIV al XVI. Il nome con cui essi stessi si indicavano è "Mexica" o "Tenochca", e non Aztechi, non a caso Mexica è tuttora il termine usato per definire i loro discendenti; il termine azteco è invece stato coniato solo molti secoli dopo dal geografo tedesco Alexander von Humboldt per distinguere queste popolazioni precolombiane dall'insieme dei Messicani moderni. Spesso con il termine "azteco" ci si riferisce esclusivamente al popolo residente a Tenochtitlán (dove oggi si trova Città del Messico), situata su un'isola del lago Texcoco, che faceva riferimento a se stessa come Mēxihcah Tenochcah [meːˈʃiʔkaʔ teˈnot͡ʃkaʔ] o Cōlhuah Mēxihcah [ˈkoːlwaʔ meːˈʃiʔkaʔ]. Talvolta il termine comprende anche gli abitanti delle due principali città-stato alleate di Tenochtitlan, gli Acolhua di Texcoco e i Tepanechi di Tlacopan, che insieme con i Mexica formavano la Triplice alleanza azteca spesso conosciuta come "impero azteco". In altri contesti, "azteco" può riferirsi a tutti i vari stati della città e dei loro popoli che hanno condiviso gran parte della loro storia etnica e tratti culturali con i Mexica, con gli Acolhua e con i Tepanechi e che spesso utilizzavano la lingua nahuatl come lingua franca. In questo senso si può parlare di una civiltà azteca comprensiva di tutti i modelli culturali comuni per la maggior parte dei popoli che abitarono il Messico centrale nel periodo tardo post-Classico. A partire dal XIII secolo, la Valle del Messico è stata il cuore della civiltà azteca; qui la capitale della Triplice alleanza azteca, la città di Tenochtitlan, fu costruita su isole nel lago Texcoco. La Triplice Alleanza formò un impero tributario che espanse la propria egemonia politica ben oltre la Valle del Messico, conquistando altre città di tutto il Mesoamerica. Al suo apice, la cultura azteca vantava ricche e complesse tradizioni mitologiche e religiose, oltre ad aver raggiunto la capacità di realizzare notevoli manufatti architettonici e artistici. Nel 1521 Hernán Cortés, conquistò Tenochtitlan e sconfisse la Triplice alleanza azteca che al momento si trovava sotto la guida di Montezuma II (vedi Conquista dell'impero azteco). Successivamente, gli spagnoli fondarono il nuovo insediamento di Città del Messico sul sito della capitale azteca in rovina; da qui poi procedettero con il processo di colonizzazione dell'America Centrale. La cultura e la storia azteca sono conosciute principalmente attraverso le testimonianze archeologiche rinvenute negli scavi, come quello del famoso Templo Mayor a Città del Messico; da codici scritti su corteccia; da testimonianze oculari dei conquistadores spagnoli come Hernán Cortés e Bernal Díaz del Castillo; e soprattutto dalle descrizioni del XVI e XVII secolo della cultura e della storia scritti da ecclesiastici spagnoli e da letterati Aztechi, come il famoso Codice Fiorentino compilato dal frate francescano Bernardino de Sahagún con l'aiuto di informatori originari aztechi.
Tra la metà del XIII secolo e l'inizio del XIV vennero effettuati molti tentativi per formare un'alleanza tra Mongoli e Crociati. Le trattative cominciarono attorno all'epoca della Settima crociata. Gli storici hanno rilevato che, con il senno di poi, un'alleanza tra Mongoli e Ifranj (cristiani di cultura latina) apparve una scelta logica. I Mongoli erano vicini al cristianesimo poiché molti di essi erano nestoriani. I cristiani di rito latino erano aperti all'idea di aiuto proveniente dall'Oriente poiché i luoghi in cui era nato il cristianesimo erano stati occupati dai musulmani. Per motivi diversi, quindi i Mamelucchi d'Egitto erano un nemico comune per Mongoli e Ifranj. Ci furono numerosi scambi di lettere, regali ed emissari tra Mongoli ed Europei, così come offerte di varie forme di cooperazione. Tuttavia, nonostante i molti tentativi, non fu mai stabilita una duratura collaborazione militare. Gli storici moderni, inoltre, si chiedono se tale alleanza avrebbe potuto spostare l'equilibrio di potere nella regione e/o se sarebbe stata una scelta saggia da parte degli occidentali. Tradizionalmente i Mongoli tendevano a considerare gli altri popoli come sottomessi oppure come nemici, con poco spazio nel mezzo per qualcosa come un alleato.La cosa più vicina ad una vera e propria cooperazione degli Ifranj alle azioni militari de Mongoli fu il rapporto di sottomissione ai signori mongoli del crociato Principato d'Antiochia. Tra gli altri stati cristiani vassalli vi erano la Georgia e la Cilicia armena. Una volta sottomessi, questi paesi erano tenuti a fornire forze militari che combattessero sotto la bandiera mongola e queste forze spesso mostrarono grande entusiasmo nell'attaccare obiettivi musulmani.Nel 1260 ci fu il momento di maggior successo della collaborazione tra Mongoli e cristiani, quando la maggior parte della Siria musulmana fu brevemente conquistata grazie agli sforzi congiunti di Mongoli e cristiani d'Armenia e d'Antiochia. Tuttavia, nello stesso anno vi furono altri cristiani, gli Ifranj di San Giovanni d'Acri, che entrarono in uno stato di tregua passiva con l'altra parte, i Mamelucchi egiziani. Questa inusuale neutralità da parte dei Crociati permise ai musulmani egiziani di muovere verso nord attraverso la Palestina per ottenere, nel 1260, un grande successo contro i mongoli nella battaglia di Ayn Jalut che fu uno storico punto di svolta. I Mongoli invasero di nuovo la Siria diverse volte tra il 1281 e il 1312, a volte tentando operazioni congiunte con i cristiani latini. Notevoli difficoltà logistiche però ostacolarono l'azione congiunta: i rinforzi giusero a mesi di distanza, pregiudicando il soddisfacente coordinamento delle azioni sul terreno. In definitiva, i tentativi di alleanza diedero scarsi frutti e si conclusero con la vittoria dei Mamelucchi egiziani, l'espulsione, completata nel 1303, sia dei Crociati sia dei Mongoli dalla Palestina e con un trattato di pace tra Mongoli e Mamelucchi: il Trattato di Aleppo del 1323.
Il samurai (侍?) era il nome con il quale erano conosciuti i membri della casta militare del Giappone feudale; simili sotto certi aspetti ai cavalieri dell'Europa medievale, questi guerrieri giocarono per diversi secoli un ruolo fondamentale nella storia giapponese. Il loro declino coincise con l'inizio dello Shogunato Tokugawa, che con la fine dell'epoca dei conflitti vide fortemente ridimensionata la loro figura, per poi essere completamente accantonata durante il Rinnovamento Meiji nel XIX in favore di un esercito regolare di stampo europeo.
La storia del Perù si riferisce al territorio corrispondente all'incirca all'attuale Perù nelle varie fasi storiche.
Il termine bargello (ant. barigello) deriva dal latino medievale barigildus, termine di origine longobarda (per i Goti bargi e i tedeschi burg). Il suo significato è "torre fortificata" o "castello". Nel Medioevo, bargello era il nome attribuito al capitano militare incaricato di mantenere l'ordine durante periodi di rivolta, avendo spesso funzioni dittatoriali di reggente. Il bargello, come Capitano di Giustizia o Capitano del Popolo, fu presente in molte città della penisola italiana, particolarmente sotto lo Stato Pontificio. A Firenze il bargello veniva scelto tra persone straniere, chiamandoli da un'altra città, allo stesso modo del podestà. Figura che appare nell'opera teatrale "Misura per misura" di William Shakespeare ("Dov'è il bargello?"), ne "I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni ("Ma no signore; in compagnia ci vieni; e in compagnia d'un bargello, per far meglio!"; Cap. XV) e nel “il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia (“vuol dire bargello: il capo degli sbirri”). Il termine bargello venne preso per estensione dal palazzo sede del capitano di giustizia.
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