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Pubblicazione: Livorno : Sillabe ; [Firenze] : Firenze musei, 2012
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, eng, Paese: IT
Shin-hanga (新版画 letteralmente "nuove stampe" o "nuove silografie"?) è stato un movimento artistico giapponese che si è sviluppato all’inizio del XX° secolo, durante il periodo Taishō e il periodo Shōwa e che ha rivitalizzato la stampa silografica tradizionale ukiyo-e, la cui massima espressione e diffusione si realizzò tra il XVII e il XIX secolo. Questo movimento artistico sosteneva l’organizzazione tradizionale di realizzazione di silografie ukiyo-e, una modalità di realizzazione collaborativa (sistema hanmoto) in cui l’artista era l’ideatore e disegnatore, ma non minore importanza avevano l’incisore, lo stampatore e l’editore, ciascuno impegnato con il proprio ruolo e la propria abilità professionale in una sorta di divisione del lavoro, alla realizzazione e diffusione delle silografie. Il movimento shin-hanga si poneva in opposizione alla corrente contemporanea dello sōsaku-hanga o della stampa d’arte che sosteneva il principio del "disegnato in proprio" (jiga), "inciso in proprio" (jikoku) e "stampato in proprio" (jizuri), nella convinzione che la stampa artistica dovesse esprimere totalmente ed esclusivamente il sentimento e le capacità tecniche e professionali dell’artista che era il solo creatore dell’opera e che pertanto dovesse affrontare compiutamente tutte le fasi del processo di realizzazione di una silografia: ideazione, disegno, incisione su tavole, inchiostrature e stampa.
L'arte cinese è il complesso delle manifestazioni artistiche che hanno origine nella Cina antica e moderna o che vengono esercitate da artisti cinesi e costituisce pertanto un'espressione della più ampia cultura cinese.
L'arte buddhista – con riferimento soprattutto all'architettura, l'incisione e la pittura in rapporto al Buddha, al Dharma ("insegnamento") e al Buddhismo in generale – ha sviluppato dagli albori circa 2.500 anni fa un complesso e molteplice sistema dell'iconografia e del simbolismo. Ha avuto origine nel Subcontinente indiano nei secoli immediatamente successivi alla morte del personaggio storico Buddha Shakyamuni (ca. 563 fino al 483 a.C.).
Le Raccolte Extraeuropee afferiscono alla Direzione delle Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco. Il patrimonio, formato da oltre 8.000 oggetti, è il risultato della riunione di alcune collezioni appartenute a diversi enti pubblici milanesi ed è di proprietà del Comune di Milano. L'arco cronologico va dal Perù precolombiano (1200-200 a.C.) ai primi decenni del Novecento, mentre la provenienza geografica comprende Medio ed Estremo Oriente, America Meridionale e Centrale, Africa Occidentale e Centrale e alcuni oggetti del Sudest asiatico e dell'Oceania. Nel corso degli ultimi anni grazie ad importanti lasciti di famiglie e di privati cittadini le collezioni si sono arricchite di circa 3.000 unità. Si tratta di collezioni di formazione antica, frutto di donazioni compiute a partire dalla seconda metà dell'Ottocento fino ai nostri giorni da parte di missionari, viaggiatori e collezionisti milanesi. Le raccolte, che all'apertura dei musei civici del Castello Sforzesco nel 1900 vennero esibite per piccoli nuclei, dal secondo dopoguerra, a seguito dei bombardamenti dell'agosto 1943. Conservate lungamente in deposito per mancanza di spazi espositivi, sono state raccolte a partire dal 2015 nel Museo delle Culture della città di Milano.
Le Cento vedute famose di Edo (名所江戸百景 Meisho Edo Hyakkei?) costituiscono, con le Cinquantatré stazioni del Tōkaidō, le Sessantanove stazioni del Kiso Kaidō e le Trentasei vedute del Monte Fuji, una delle principali stampe che rappresentano l'opera molto abbondante del pittore Hiroshige Utagawa. Malgrado il titolo dell'opera, realizzata tra il 1856 ed il 1858, ci sono in realtà 119 stampe che utilizzano tutte la tecnica della xilografia (incisione su legno). La serie appartiene allo stile ukiyo-e, movimento artistico che si basa su soggetti popolari e destinato alla classe media urbana giapponese, che si sviluppò durante il periodo Edo (1603-1868). Più precisamente, essa appartiene al genere meisho-e (名所絵 pittura di vedute famose?) che celebra i paesaggi giapponesi, un tema classico nella storia della pittura giapponese. Alcune delle incisioni sono state realizzate dall'alunno e figlio adottivo dell'autore, Utagawa Hiroshige II, che per una volta utilizza questo pseudonimo per firmare certe sue opere. Hiroshige è un grande paesaggista, uno dei migliori del suo tempo, che raffigura con immagini liriche ed emozionali i siti più belli e rinomati del Giappone e particolarmente della sua capitale Edo, poi ribattezzata Tōkyō. In questa serie sono rappresentati i luoghi più emblematici della città, allora da poco ricostruita dopo un devastante sisma avvenuto nel 1855. Hiroshige non mostra tuttavia gli effetti della distruzione, ma una città idealizzata, cercando di trasmettere allo spettatore la bellezza e la vita di Edo, con una tonalità tendenzialmente nostalgica. Nello stesso tempo, la serie offre al pubblico una forma di rivista d'attualità, simile ad un giornale che fornisce una panoramica dello sviluppo delle ricostruzioni della città. Le stampe presentano anche scene sociali, riti e costumi della società locale, che combinano con una grande diversità il paesaggio, insieme ad una descrizione dettagliata delle persone e degli ambienti.Le Cento vedute famose di Edo illustrano l'ultima fase dell'arte di Hiroshige, dove la sensibilità ed il lirismo quasi poetico dei suoi paesaggi lasciano il posto ad una composizione più astratta ed audace. Adottando il formato verticale, raramente utilizzato per le serie paesaggistiche, egli innova il primo piano, amplia notevolmente lo sfondo e così pure aumenta la vivacità dei colori. Alcuni capolavori della serie sono stati assai studiati in Occidente da impressionisti e postimpressionisti, specialmente da Vincent van Gogh, che ne ha disegnato due copie.
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