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Autore principale: Dogliotti, Giulio Cesare
Pubblicazione: Firenze : Vallecchi, stampa 1939
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Per diabete mellito si intende un gruppo eterogeno di disendocrinopatie caratterizzate da una cronica alterata tolleranza glucidica, conseguente ad un difetto assoluto o relativo di insulina. Indipendentemente dai meccanismi patogenetici sottostanti, l'aspetto comune a tutte le forme di diabete mellito è la presenza di iperglicemia a digiuno e/o post prandiale. Sebbene il termine diabete si riferisca nella pratica comune alla sola condizione di diabete mellito, cioè dolce (chiamato così dagli antichi greci per la presenza di urine di tale sapore), esiste un'altra condizione patologica detta diabete insipido. Tali malattie sono accomunate dal solo fatto di presentare abbondanti quantità di urine, non presentando infatti cause, né altri sintomi, comuni.
Il diabete mellito di tipo 1 è una forma di diabete, che si configura come malattia autoimmune, caratterizzata dalla distruzione delle cellule β pancreatiche (dalle CD4+ e CD8+ cellule T e infiltrazione dei macrofagi nelle isole pancreatiche), e che comporta solitamente associazione all'insulino-deficienza.
Il diabete mellito di tipo 2 (chiamato anche diabete mellito non insulino-dipendente, NIDDM) o diabete dell'adulto, è una malattia metabolica, caratterizzata da glicemia alta in un contesto di insulino-resistenza e insulino-deficienza relativa. Si differenzia dal diabete mellito di tipo 1, in cui vi è una carenza assoluta di insulina a causa della distruzione delle isole di Langerhans del pancreas.Il diabete di tipo 2 rappresenta circa il 90% dei casi di diabete, con il restante 10% dovuto principalmente al diabete mellito tipo 1 e al diabete gestazionale. L'obesità è considerata la causa principale di diabete di tipo 2 nei soggetti che sono geneticamente predisposti alla malattia. Il diabete di tipo 2 viene trattato inizialmente con l'aumento dell'esercizio fisico e con modifiche nella dieta. Se, tramite queste misure, i livelli di glucosio nel sangue non vengono adeguatamente controllati, può rendersi necessaria la somministrazione di farmaci, come la metformina o l'insulina. Nei pazienti che necessitano di insulina, solitamente, vi è l'obbligo di controllare regolarmente i livelli di zucchero nel sangue. Una tecnica di controllo della glicemia, di relativa recente introduzione, fa riferimento all'Ambulatory Glucose Profile.I tassi di diabete sono aumentati notevolmente negli ultimi decenni, in parallelo con la crescita dell'obesità. Nel 2016 erano circa 422 milioni le persone affette dalla condizione, rispetto ai circa 285 milioni nel 2010 e ai 100 milioni registrati nel 1980. Le complicanze a lungo termine causate dall'eccessiva presenza di glucosio nel sangue possono includere: malattie cardiache, ictus, retinopatia diabetica, insufficienza renale, che può richiedere la dialisi, e scarsa circolazione sanguigna negli arti, che porta ad amputazioni. La complicazione acuta di chetoacidosi diabetica, una caratteristica del diabete di tipo 1, è rara. Tuttavia possono verificarsi casi di coma iperosmolare-iperglicemico non chetosico.
Il termine diabete deriva dalla lingua greca e significa "che passa attraverso", in altri termini, notando che i sintomi prevalenti di esordio erano le molte urine (poliuria) e il dimagrimento progressivo, i medici greci, tra i quali il principale fu Aretheus di Cappadocia, immaginarono che il corpo "si sciogliesse in acqua" dal verbo "diabaino", sciogliersi, passare attraverso. Sotto la voce diabete sono riportate diverse patologie che corrispondono a due quadri clinici diversi: il diabete tipo 1 - conseguente alla impossibilità dell'organismo di produrre insulina; il diabete tipo 2 - in cui l'insulina prodotta non è sufficiente a regolarizzare le glicemie. Nel primo caso la terapia non può fare a meno dell'utilizzo di insulina fornita dall'esterno. Nel secondo caso è a volte possibile gestire o avere una remissione del diabete con dieta, esercizio fisico e compresse ipoglicemia ti "; nella lingua latina questa malattia è stata identificata con il termine diabetes, che significa "sifone".
La chetoacidosi diabetica (o DKA, o CAD) è una complicanza potenzialmente fatale, che si riscontra in persone affette da diabete mellito di tipo I ma che in determinate circostanze può verificarsi anche in quelli affetti da diabete di tipo 2. Il disturbo è tipicamente caratterizzato da iperglicemia (valori superiori a 300 mg/dL), concentrazioni di bicarbonati inferiori a 15 mEq/L, e pH inferiore a 7.30, con chetonemia e chetonuria. La chetoacidosi diabetica è dovuta a una marcata carenza di insulina che comporta una risposta compensatoria dell'organismo, il quale, per la produzione di energia, passa a un metabolismo di tipo lipidico (vengono bruciati gli acidi grassi e, soprattutto, i trigliceridi) con conseguente produzione di corpi chetonici (acido acetoacetico, acetone, e acido beta-idrossi-butirrico). Il passaggio nel sangue di queste sostanze provoca una caduta del pH fino a valori di acidosi anche molto marcata. È proprio la produzione di corpi chetonici acidi che causa la maggior parte dei sintomi e complicazioni. La chetoacidosi può essere il sintomo di esordio di un diabete non diagnosticato in precedenza, ma può verificarsi anche in soggetti diabetici noti per tutta una serie di cause, come, ad esempio, malattie intercorrenti oppure una scarsa adesione alla terapia insulinica. Di certo la scarsa aderenza alla terapia insulinica è una causa frequente di chetoacidosi diabetica ricorrente in giovani con diabete mellito di tipo 1. I sintomi tipici dei soggetti in chetoacidosi consistono in vomito, disidratazione, respirazione ansimante profonda, confusione mentale e coma. La diagnosi della condizione viene effettuata grazie all'esecuzione di esami del sangue e delle urine. La diagnosi differenziale che ne permette la distinzione da altre forme più rare di chetoacidosi è data dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue. Il trattamento prevede liquidi per via endovenosa per correggere la disidratazione, l'insulina per sopprimere la produzione di corpi chetonici, il trattamento di eventuali cause (ad esempio le infezioni) e l'attenta osservazione per prevenire e identificare eventuali complicanze.
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