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Pubblicazione: [S. l. : s. n.], stampa 2005
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Calangianus (IPA: [kalanˈʤaːnus], Caragnàni IPA : [karaˈɲanj] in gallurese, Calanzànos IPA : [kalanˈʣanos] in sardo) è un comune italiano di 4 013 abitanti della provincia di Sassari, in Sardegna. Sorge su un altopiano granitico a 518 metri s.l.m. ai piedi del monte Limbara, in una conca circondata da vigneti e dalle tipiche sugherete della Gallura, regione storica della Sardegna. L'area della cittadina di Calangianus, identificata in epoca romana nel centro di Calangiani, risulta abitata a partire dall'età del rame, seppur la prima notizia certa sul borgo medievale risalga al 1100.In seguito alla soppressione della provincia Olbia-Tempio, sostituita dalla zona omogenea Olbia-Tempio nel 2016, Calangianus è entrato a far parte della provincia di Sassari, dal cui capoluogo dista 80,1 km, e della quale rappresenta il ventiduesimo comune per popolazione.Dal 1979 è entrato a far parte della lista dei cento comuni più industrializzati d'Italia, per i meriti unici conseguiti in campo economico ed industriale. Il primo Rapporto del Cen.S.I.S. sulla situazione sociale della Sardegna l'ha classificata tra i 128 comuni verdi d'Italia a crescita integrata.Calangianus è noto per l'arte tradizionale della lavorazione del sughero, caricandosi la definizione di "capitale del sughero".
Gli scavi archeologici di Pompei hanno restituito i resti della città di Pompei antica, presso la collina di Civita, alle porte della moderna Pompei, seppellita sotto una coltre di ceneri e lapilli durante l'eruzione del Vesuvio del 79, insieme a Ercolano, Stabia e Oplonti. I ritrovamenti a seguito degli scavi, iniziati per volere di Carlo III di Borbone, sono una delle migliori testimonianze della vita romana, nonché la città meglio conservata di quell'epoca. La maggior parte dei reperti recuperati (oltre a semplici suppellettili di uso quotidiano anche affreschi, mosaici e statue) è conservata al museo archeologico nazionale di Napoli, e in piccola quantità anche nell'Antiquarium di Pompei; proprio la notevole quantità di reperti è stata utile per far comprendere gli usi, i costumi, le abitudini alimentari e l'arte della vita di oltre due millenni fa. Il sito di Pompei, nel 2016, ha superato i tre milioni di visitatori, per la precisione 3 209 089, risultando il terzo sito museale statale più visitato in Italia dopo il Pantheon e il circuito archeologico del Colosseo, Foro Romano e Palatino. Nel 1997, per preservarne l'integrità, le rovine, gestite dal Parco Archeologico di Pompei, insieme a quelle di Ercolano e Oplonti, sono entrate a far parte della lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
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