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La dichiarazione universale dei diritti umani è un documento sui diritti della persona adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nella sua terza sessione, il 10 dicembre 1948 a Parigi con la risoluzione 219077A.
Il diritto soggettivo è il riconoscimento da parte dell’ordinamento giuridico (del diritto oggettivo) di una pretesa, che implica un altrui obbligo di non fare o di fare. Comporta la facoltà di agire per difendere l’interesse riconosciuto ed eventualmente minacciato. Diritti e obblighi sono dunque correlativi.
I diritti televisivi del calcio in Italia sono norme introdotte nel 1980, che conformano la trasmissione in diretta o in differita delle competizioni calcistiche italiane.
I diritti economici, sociali e culturali sono i diritti umani in campo sociale ed economico, quali il diritto all'istruzione, il diritto all'abitazione, il diritto a un tenore di vita adeguato, il diritto alla salute e il diritto alla scienza e alla cultura. I diritti economici, sociali e culturali sono riconosciuti e tutelati nell'ambito di atti giuridici internazionali e regionali per i diritti umani. Gli stati che aderiscono a tali strumenti hanno un obbligo giuridico di rispettare, tutelare e soddisfare i diritti economici, sociali e culturali e ci si aspetta che adottino "azioni progressive" per il loro obbligo La Dichiarazione universale dei diritti umani riconosce numerosi diritti economici, sociali e culturali e il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights, ICESCR) è la fonte giuridica internazionale primaria dei diritti economici, sociali e culturali. La Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna riconoscono e tutelano molti dei diritti economici, sociali e culturali riconosciuti dall'ICESCR in relazione ai bambini e alle donne. La Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale proibisce la discriminazione sulla base dell'origine razziale o etnica in relazione a numerosi diritti economici, sociali e culturali. Anche la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità proibisce ogni discriminazione sulla base della disabilità, incluso il rifiuto dell'accomodamento ragionevole relativo al pieno godimento dei diritti economici, sociali e culturali.
Il tema dei diritti delle donne si è sviluppato giuridicamente sul finire del XVIII secolo grazie alla Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne, 1791) di Olympe de Gouges, la quale si ispirò al modello della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1789) e della Rivendicazione dei diritti della donna (A Vindication of the Rights of Woman, 1792) di Mary Wollstonecraft.La rivendicazione per le donne dei diritti civili, della condizione economica femminile e dei diritti politici (suffragio femminile) nonché di un miglioramento della condizione femminile costituiscono la base del femminismo a partire dal XIX secolo attraverso la prima ondata femminista e sviluppatasi nel corso del XX secolo. In alcuni paesi questi diritti sono istituzionalizzati o supportati dalla legge, dall'abitudine locale e dal comportamento, mentre in altri vengono ignorati e soppressi. Essi si differenziano dalle nozioni più ampie dei diritti umani attraverso le pretese di un giudizio storico e tradizionale inerente all'esercizio di tali diritti a favore della controparte maschile. I problemi comunemente associati alla nozione di diritti femminili includono, tuttavia non limitandosi ad essi, al diritto all'integrità e all'autonomia corporea, di essere liberi dalla paura di violenza sessuale (più in genere violenza contro le donne), di votare e reggere pubblici uffici, di stipulare contratti legali, di avere uguali diritti nel diritto familiare, di lavorare ed ottenere una retribuzione equa o uguale a quella maschile, di avere diritti riproduttivi, di possedere proprietà ed infine di avere accesso all'istruzione.
Il pacifismo è una filosofia che incarna il rifiuto della guerra e diversi movimenti sociali che nel corso della storia hanno agito ed agiscono affinché tale filosofia venga messa in pratica. Il termine si riferisce a un ampio spettro di posizioni, che vanno dalla specifica condanna della guerra a un approccio totalmente nonviolento alla vita. In definitiva, il pacifismo può avere basi etiche (la convinzione che la guerra sia moralmente sbagliata) oppure pragmatiche (la convinzione che la guerra non sia mai efficace). Il pacifismo si esprime in un ampio ventaglio di posizioni, da quelle più moderate a quelle più estremiste. Esistono difatti specifiche concezioni di pacifismo fondate essenzialmente su credenze religiose (e quindi su basi fondamentalmente etiche), oppure su ideologie politiche (con combinazioni variabili di etica e pragmatismo).
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