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Autore principale: Machiavelli, Niccolò
Fa parte di: Sezione 1: Opere politiche.
Serie: Biblioteca classica economica ; 99
Serie: Collezione Diamante [Barbera]
Serie: Collezione Diamante
Serie: Collezione Diamante [Barbera]
Serie: Nuova collezione scolastica
Serie: Biblioteca della Gioventù Italiana ; 181-182
Serie: Nuova collezione scolastica
Serie: Biblioteca nazionale economica
Serie: Biblioteca nazionale economica
Serie: Collezione scolastica Barbèra
Serie: Biblioteca nazionale economica
Serie: Collezione scolastica
Serie: Biblioteca classica economica ; 99
Serie: Biblioteca Nazionale Economica
Serie: Collezione scolastica Barbèra
Serie: Collezione Scolastica
Serie: Biblioteca classica economica ; 99
Serie: I capolavori della letteratura italiana
Serie: I capolavori della letteratura italiana
Serie: Biblioteca classica economica
Serie: Biblioteca classica economica ; 99
Serie: Classici italiani commentati
Fa parte di: Opere / Niccolò Machiavelli ; a cura di Mario Bonfantini
Serie: Classici italiani commentati
Serie: Biblioteca classica economica ; 50
Serie: Nuova universale Einaudi ; 185
Serie: Nuova universale ; 185
Serie: BUR. Classici ; L475
Serie: I classici della BUR
Serie: BUR. Classici ; 475
Serie: BUR. Classici ; L, 475
Fa parte di: Le grandi opere politiche / Niccolò Machiavelli ; a cura di Gian Mario Anselmi e Carlo Varotti ; con la collaborazione di Paolo Fazion ed Elisabetta Menetti
Serie: I classici ; 8
Fa parte di: Le grandi opere politiche / Niccolo Machiavelli ; a cura di Gian Mario Anselmi e Carlo Varotti ; con la collaborazione di Paolo Fazion ed Elisabetta Menetti
Fa parte di: Le grandi opere politiche
Serie: Universale Bollati Boringhieri. I classici ; 8
Serie: Classici della BUR
Serie: BUR. Classici
Serie: BUR. Classici ; L475
Serie: BUR. L ; 475
Fa parte di: Sezione 1: Opere politiche.
Fa parte di: Sezione 1: Opere politiche.
Serie: BUR Rizzoli. Classici
Serie: Biblioteca Aragno
Serie: BUR Rizzoli. Classici
Serie: Nuova universale Einaudi. Nuova serie ; 185
I Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio sono un'opera di Niccolò Machiavelli, frutto di una lunga elaborazione durata dal 1513 al 1519, anno di morte di uno dei due dedicatari dell'opera; in ogni caso, non si può escludere che una prima idea dell'opera possa risalire anche agli anni della segreteria a Firenze. L'opera è dedicata a Zanobi Buondelmonti e a Cosimo Rucellai, due tra i maggiori esponenti degli Orti Oricellari a Firenze, dove si riunivano giovani aristocratici per discutere di politica, arte e letteratura. Come molte altre opere di Machiavelli i Discorsi furono di pubblicazione postuma, avvenuta nel 1531 a opera del tipografo fiorentino Bernardo Giunti.I Discorsi non hanno una struttura unitaria, ma già nel titolo suggeriscono l'idea di una serie di divagazioni condotte a partire da un testo-base: la prima Deca della storia di Roma del grande storico latino Tito Livio. Non si tratta dunque di un commento vero e proprio, ma di una serie di riflessioni e appunti che vorrebbero costituire i fondamenti di una moderna teoria politica basata sugli insegnamenti della storia della Roma antica.
Ab urbe condĭta libri CXLII (cioè I 142 libri dalla fondazione della Città, dove "la Città", per antonomasia, è Roma), o semplicemente Ab Urbe condita, in italiano anche Storia di Roma, e talvolta Historiae (ossia Storie), è il titolo, derivato dai codici (vedi Ab Urbe condita), con cui l'autore, lo storico latino Tito Livio, indica l'estensione e l'argomento della sua opera: la storia narrata a partire dalla fondazione di Roma. L'opera comprendeva in origine i 142 libri eponimi, dei quali si sono conservati i libri 1–10 e 21–45 (l'ultimo mutilo) e scarsi frammenti degli altri (celebri quelli relativi alla morte di Cicerone col giudizio di Livio sull'oratore, tramandati da Seneca il vecchio).
La battaglia delle Forche Caudine fu un importante avvenimento della seconda guerra sannitica, in cui i Sanniti di Gaio Ponzio sconfissero i Romani, imponendo loro poi l'umiliazione di passare sotto i gioghi. La società romana ne fu tanto scossa da ricordarlo per secoli come marchio negativo per la Repubblica associandolo alla disfatta dell'Allia e poi alla battaglia di Canne. Secondo la versione che ne dà Tito Livio, si trattò di una resa, non di un vero scontro: i due eserciti non scesero alle armi perché i Romani si accorsero subito di non avere speranza di vittoria.
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