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Autore principale: Zuccagni-Orlandini, Attilio
Pubblicazione: Firenze : Le Monnier, 1849
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Il campionato di Divisione Nazionale 1944, meglio noto come Campionato Alta Italia 1944, fu un torneo calcistico disputatosi nella Repubblica Sociale Italiana (stato fantoccio della Germania nazista) durante la seconda guerra mondiale, sotto l'egida degli organi della Federazione Italiana Giuoco Calcio commissariati dalla dittatura fascista nell'Italia settentrionale e centrale. La manifestazione, la quale avrebbe dovuto assegnare il titolo di Campione d'Italia secondo i piani iniziali del regime, fu disconosciuta dalla stessa RSI con un comunicato federale datato 8 agosto 1944 e dichiarata illegittima dal Regno d'Italia con un decreto luogotenenziale del 5 ottobre 1944. Il 22 gennaio 2002 la FIGC ha deciso di sancire definitivamente l'ufficialità del torneo: esso, però, non è stato riconosciuto come un'edizione del campionato italiano di calcio e il titolo assegnato è stato definito come onorifico, ossia diverso da un vero e proprio scudetto.
Lo scandalo della Banca Romana è stato un caso politico-finanziario di rilevanza nazionale che fu al centro delle cronache italiane dal 1892 al 1894 e che ebbe come elemento centrale la scoperta delle attività illecite del governatore della Banca Romana nel decennio precedente. Furono coinvolti presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari e giornalisti. La banca venne liquidata dalla Banca d'Italia, istituita a seguito dello scandalo per riformare il sistema bancario.Quello in questione fu il primo grave scandalo della storia dell'Italia unita ed emerse a seguito dello scoppio della bolla immobiliare seguita all'istituzione di Roma come nuova capitale del regno, evidenziando la grave crisi di solvibilità della Banca Romana causata dall'aver finanziato l'espansione edilizia e le richieste della classe politica. Venne istituita una commissione parlamentare e un'inchiesta penale che misero sotto giudizio il governo, a partire da Francesco Crispi e Giovanni Giolitti. Il processo si concluse con l'assoluzione di tutti gli imputati e l'erario statale dovette far fronte al buco causato dalla cattiva gestione dei crediti. La vicenda mise in luce la necessità di istituire un'unica banca centrale per l'emissione della moneta e col potere di decidere la politica monetaria. Le conseguenze politiche furono minime e già nel dicembre 1893 Crispi tornò ad essere presidente del Consiglio dei ministri per la terza volta.
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