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Autore principale: Coliva, Anna
Edizione: Art & Dossier
Pubblicazione: Firenze : Giunti, 1996
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese:
Domenichino, pseudonimo di Domenico Zampieri (Bologna, 21 ottobre 1581 – Napoli, 6 aprile 1641), è stato un pittore italiano. Fervente fautore del classicismo, nei suoi dipinti, dove il disegno, appreso da Ludovico Carracci, assume un ruolo preponderante, tende a realizzare composizioni di semplicità e chiarezza narrativa, trasfigurate in un ideale di bellezza classica.
Con la definizione pittura napoletana del Seicento, comunemente nota anche come "Seicento napoletano", si intende il periodo storico entro il quale la pittura locale raggiunse un livello qualitativo che mai aveva avuto negli anni precedenti, allorché la città assunse un'autonomia e una consapevolezza artistica tale da renderla nota su panorama europeo.In considerazione del fatto che nel corso del secolo la città è stata meta di un rilevante gruppo di artisti già famosi in ambito europeo e che la stessa ha visto la fioritura di un cospicuo numero di pittori locali che hanno determinato la nascita e l'avvicendarsi di svariate correnti pittoriche, dal caravaggismo, al classicismo, al barocco, fino alla pittura paesaggista e di battaglia, nonché alle nature morte, il periodo viene definito dalla storiografia ufficiale anche come "secolo d'oro della pittura napoletana".
La Comunione di san Girolamo (noto anche come Ultima comunione di san Girolamo) è un dipinto ad olio su tela di Agostino Carracci, databile tra il 1592 e il 1597.
La chiesa di Sant'Ignazio di Loyola in Campo Marzio (latino: S. Ignatii de Loyola in Campo Martio) è un luogo di culto cattolico di Roma; in stile barocco, è adiacente al Collegio Romano di cui era cappella universitaria e affaccia sulla caratteristica piazza Sant'Ignazio.
Domenichino, pseudonimo di Domenico Zampieri (Bologna, 21 ottobre 1581 – Napoli, 6 aprile 1641), è stato un pittore italiano. Fervente fautore del classicismo, nei suoi dipinti, dove il disegno, appreso da Ludovico Carracci, assume un ruolo preponderante, tende a realizzare composizioni di semplicità e chiarezza narrativa, trasfigurate in un ideale di bellezza classica.
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