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Titolo uniforme: Philoctetes
Autore principale: Sophocles
Pubblicazione: Firenze : Sansoni, 1938
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Fa parte di: Le Tragedie di Sofocle
Elettra (Ἠλέκτρα, Eléktra) è una tragedia di Sofocle. La data di rappresentazione è incerta, ma alcune somiglianze stilistiche con il Filottete (409 a.C.) suggeriscono una datazione avanzata, all'incirca negli stessi anni in cui venne rappresentata l'omonima tragedia di Euripide.
Il Filottète (in greco Φιλοκτήτης, Philoktètes) è una tragedia di Sofocle, composta nel 409 a.C. La tragedia è un'altra trasposizione tragica di un mito epico, tipica della tragedia sofoclea; il mito era stato infatti trattato in testi precedenti, tra i quali in particolare il poema perduto Piccola Iliade. Tra i temi trattati, probabilmente in questa tragedia Sofocle elabora il concetto sofistico di natura, che era vista dai sofisti come qualcosa di per niente piacevole ed accogliente. Il personaggio di Filottete viene rappresentato come il vecchio maestro, esponente di un modo tradizionale di impartire l'educazione. Il comportamento del personaggio di Odisseo permette di ipotizzare anche una critica di Sofocle contro l'uso arbitrario del potere contro i deboli. Forse la tragedia, essendo stata rappresentata nel 409 a.C., ventila il possibile ritorno di Alcibiade in Atene, vista la drammatica situazione in cui versava la città, impegnata nella guerra del Peloponneso.
Elettra (in greco antico: Ἠλέκτρα, Eléktra) è una tragedia di Euripide, rappresentata nel 413 a.C. circa. Il mito di Elettra è trattato anche da altre due tragedie greche: Eschilo, Le Coefore. L'opera è la seconda nella trilogia Orestea ed è focalizzata sulla vendetta, di OresteSofocle, Elettra. In cui si rappresenta il conflitto della protagonista con la madre Clitennestra e le sue conseguenze.Quest'ultima fu rappresentata quasi contemporaneamente alla tragedia euripidea, non sappiamo ancora quale delle due sia stata messa in scena per prima. Entrambe narrano le vicende conclusive della Saga degli Atridi, cominciate con le nozze di Pelope, re dell'Argolide, conquistatore del Peloponneso e bisnonno di Elettra stessa.
La tragedia greca è un genere teatrale nato nell'antica Grecia, la cui messa in scena era, per gli abitanti della Atene classica, una cerimonia di tipo religioso con forti valenze sociali. Sorta dai riti sacri della Grecia e dell'Asia minore, raggiunse la sua forma più significativa (o nota) nell'Atene del V secolo a.C. Precisamente, la tragedia è l'estensione in senso drammatico (ossia secondo criteri prettamente teatrali) di antichi riti in onore di Dioniso, dio dell'estasi, del vino, dell'ebbrezza e della liberazione dei sensi. Come tale fu tramandata fino al romanticismo, che apre, molto di più di quanto non avesse fatto il Rinascimento, la discussione sui generi letterari. Il motivo della tragedia greca è strettamente connesso con l'epica, ossia il mito, ma dal punto di vista della comunicazione la tragedia sviluppa mezzi del tutto nuovi: il mythos (μῦθος, "parola", "racconto") si fonde con l'azione, cioè con la rappresentazione diretta (δρᾶμα, "dramma", deriva da δρὰω, "agire"), in cui il pubblico vede con i propri occhi i personaggi che compaiono come entità distinte che agiscono autonomamente sulla scena (σκηνή, in origine il tendone dei banchetti), provvisti ciascuno di una propria dimensione psicologica. I più importanti e riconosciuti autori di tragedie furono Eschilo, Sofocle ed Euripide, che affrontarono i temi più sentiti della Grecia del V secolo a.C. Uno dei problemi storici nell'accostarsi alla tragedia greca è il constatare che, malgrado sia noto (e intuibile dalla straordinaria diffusione dei teatri nelle città greche, soprattutto dopo il IV secolo a.C.) che i greci amassero il teatro, in particolare quello tragico, sono pochissimi i testi giunti intatti sino a noi (ad esempio su 79 opere di Eschilo di cui si conosce il titolo ne sono oggi rimaste solo 7). Possiamo immaginare che esistessero molti autori a noi ignoti fuori da Atene, così come diversi autori (ateniesi e non) sono conosciuti solo per il loro nome. Sappiamo che alcuni autori ateniesi (come Eschilo) erano conosciuti, amati e rappresentati anche a Siracusa, ma non sappiamo come procedesse la diffusione delle opere teatrali ateniesi fuori da quella città, né se ad Atene si rappresentassero anche opere di provenienza straniera. La nostra conoscenza del dramma greco va quindi considerata incompleta e soggetta a pericolose strozzature nella trasmissione delle fonti, forse anche di carattere ideologico (alcuni tragici greci erano partigiani della democrazia ateniese e molti politicamente impegnati, anche contro la democrazia, con un conseguente forte rischio di censura dopo la fine di quell'esperienza politica, un fenomeno che potrebbe essersi ripetuto anche in altre realtà).
Medea (Μήδεια, Médeia) è una tragedia di Euripide, andata in scena per la prima volta ad Atene, alle Grandi Dionisie del 431 a.C. La tetralogia tragica di cui faceva parte comprendeva anche le tragedie perdute Filottete e Ditti, ed il dramma satiresco I mietitori. Benché l'opera sia considerata uno dei capolavori di Euripide, si classificò soltanto al terzo posto, dietro un'opera di Euforione (figlio di Eschilo), vincitore e Sofocle, secondo classificato, i cui titoli non ci sono stati tramandati.
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