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Autore principale: Lanaro, Giorgio
Pubblicazione: Firenze : La nuova Italia, 1997
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Herbert Spencer (Derby, 27 aprile 1820 – Brighton, 8 dicembre 1903) è stato un filosofo britannico di impostazione liberale, teorico del darwinismo sociale. Molto apprezzato, specialmente nel mondo anglosassone, nel 1902 venne candidato al Premio Nobel per la Letteratura.
In sociologia il darwinismo sociale è una corrente di pensiero i cui sostenitori applicano allo studio delle società umane i principi darwiniani della «lotta per la sopravvivenza» (struggle for life and death) e della selezione naturale del più adatto, sostenendo che questi debbano essere la regola delle comunità umane. Si tratta di una corrente delle filosofie della vita sviluppata a partire dalla seconda metà del XIX secolo a opera di alcuni pensatori della corrente filosofica del positivismo, in particolare Herbert Spencer (1820-1903), e per tal motivo chiamata anche spencerismo sociale. La locuzione è rimasta nell'uso corrente soprattutto con significato polemico per indicare teorie razziste usate per esempio anche nel periodo del colonialismo.
La sociologia è la scienza sociale che studia i fenomeni della società umana, indagando i loro effetti e le loro cause, in rapporto con l'individuo e il gruppo sociale; un'altra definizione, più restrittiva, definisce la sociologia come lo studio scientifico della società. Altre definizioni storiche includono quella di Auguste Comte che la definisce uno strumento di azione sociale, quella di Émile Durkheim, cioè la scienza dei fatti e dei rapporti sociali, infine quella di Max Weber, scienza che punta alla comprensione interpretativa dell'azione sociale (interpretativismo).
Il crepuscolo dei filosofi è un saggio di tema filosofico scritto da Giovanni Papini e pubblicato presso la Società Editrice Lombarda nel 1906. L'opera, il primo libro pubblicato da Giovanni Papini, si apre con una prefazione dell’autore e si articola in sei capitoli e una conclusione. Ciascun capitolo è dedicato a un filosofo di spicco: Immanuel Kant (1724-1804), Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831), Arthur Schopenhauer (1788- 1860), Auguste Comte (1798-1857), Herbert Spencer (1820-1903) e Friedrich Nietzsche (1844-1900). Papini fa un processo ai maggiori rappresentanti del pensiero dell'Ottocento, “presi come uomini vivi, concreti e determinati”, per mettere alla “tortura quelle tre o quattro loro idee”, e dopo averle malmenate cerca di “gettarle via come inutili carogne”. L'opera si conclude con il capitolo dal titolo “Licenzio la filosofia”, in cui Papini, dopo avere stroncato uno dopo l'altro i filosofi presi in considerazione, liquida il pensiero filosofico nel suo complesso. Alla sua ansia di cambiare il mondo, di fondare il potere dell’essere umano su di esso, la filosofia non pare uno strumento efficace: «essa rappresenta, in un certo modo, lo stadio assurdo della scienza. Essa proviene dalla scienza per forza d’inerzia, per progressivo allargamento di concetti. […] Il filosofo vedendo come le leggi particolari dello scienziato fossero efficaci ha creduto che scoprendo l’unica legge l’uomo sarebbe diventato onnipotente ma non s’è accorto che quest’unica legge, appunto perché unica, non dice nulla e perciò non serve a nulla. […] La filosofia […] può rimanere come genere letterario. Le metafisiche, colle loro larghe visioni e le loro suggestioni immaginose, potranno prendere degnamente il posto dei poemi epici» (p. 162).
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