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Autore principale: Alfieri, Vittorio <1749-1803>
Fa parte di: Opere / Vittorio Alfieri ; introduzione di Mario Fubini ; testo e commento a cura di Arnaldi Di Benedetto
Serie: Pubblicazioni teatrali
Serie: Collana di cultura classica
Serie: Scrittori italiani e stranieri ; 5
Fa parte di: Scrittori italiani
Serie: Biblioteca di classici italiani
Serie: Biblioteca di classici italiani
Serie: Biblioteca di classici italiani
Serie: Biblioteca di classici italiani
Serie: Poeti e prosatori. Letteratura italiana
Serie: Classici italiani [Le Monnier]
Serie: Scrittori italiani
Serie: Classici italiani commentati
Serie: Biblioteca di classici italiani <Vallecchi>
Fa parte di: Tragedie di Vittorio Alfieri / [prefazione di Francesco Costèro!
Serie: Classici italiani della scuola
Serie: Classici italiani della scuola / collana diretta da Fausto Montanari e Mario Puppo
Fa parte di: Opere. Tomo 1 / Vittorio Alfieri ; introduzione e scelta di Mario Fubini ; testo e commento a cura di Arnaldo Di Benedetto
Fa parte di: Tragedie / Vittorio Alfieri ; a cura di Luca Toschi ; introduzione di Sergio Romagnoli
Serie: Classici italiani commentati per le scuole [D'Anna]
Il conte Vittorio Amedeo Alfieri (Asti, 16 gennaio 1749 – Firenze, 8 ottobre 1803) è stato un drammaturgo, poeta, scrittore e autore teatrale italiano. «Nella città di Asti, in Piemonte, il 17 gennaio dell'anno 1749, io nacqui di nobili, agiati ed onesti parenti». Così Alfieri presenta sé stesso nella Vita scritta da esso, autobiografia stesa, per la maggior parte, intorno al 1790, ma completata solo nel 1803. Alfieri ebbe un'attività letteraria breve ma prolifica e intensa; il suo carattere tormentato, oltre a delineare la sua vita in senso avventuroso, fece di lui un precursore delle inquietudini romantiche.Come la gran parte dei piemontesi dell'epoca, Vittorio Alfieri ebbe come madrelingua il piemontese. Giacché di nobili origini, apprese dignitosamente il francese e l'italiano, cioè il toscano classico. Quest'ultimo, tuttavia, risentiva inizialmente degli influssi delle altre due lingue che conosceva, cosa di cui lui stesso si rendeva conto e che lo portò, al fine di spiemontesizzarsi e sfrancesizzarsi, o disfrancesarsi, a immergersi nella lettura dei classici in lingua italiana, a compilare piccoli vocabolari d'uso in cui alle parole e alle espressioni francesi o piemontesi corrispondevano "voci e modi toscani" e a compiere una serie di viaggi letterari a Firenze. Dopo una giovinezza inquieta ed errabonda, si dedicò con impegno alla lettura e allo studio di Plutarco, Dante, Petrarca, Machiavelli e degli illuministi come Voltaire e Montesquieu: da questi autori ricavò una visione personale razionalista e classicista, convintamente anti-tirannica e in favore di una libertà ideale, al quale unì l'esaltazione del genio individuale tipicamente romantica. Si entusiasmò per la Rivoluzione francese, durante il suo soggiorno parigino, nel 1789, ma ben presto, a causa del degenerare della rivoluzione dopo il 1792, il suo atteggiamento favorevole si trasformò in una forte avversione per la Francia. Tornò in Italia, dove continuò a scrivere, opponendosi idealmente al regime di Napoleone, e dove morì, a Firenze, nel 1803, venendo sepolto tra i grandi italiani nella Basilica di Santa Croce. Già dagli ultimi anni della sua vita Alfieri divenne un simbolo per gli intellettuali del Risorgimento, a partire da Ugo Foscolo.
Filippo è una tragedia ideata nel 1775 da Vittorio Alfieri e pubblicata nel 1783, dopo una lunga serie di travagliate revisioni e ritocchi da parte dell'autore, che ne ridussero la mole da oltre 2000 a meno di 1400 versi. È spesso ricordata come la prima tragedia dell'Alfieri poiché la Cleopatraccia, il suo primo componimento teatrale, venne da lui ripudiato. La necessità di riduzione del testo è data dall'innovazione, che nel teatro alfieriano prende forma, della tragedia "repentina e veloce", che si oppone alla ormai stanca ripetizione delle melodrammatiche tragedie classiciste francesi. Nella forma drammatica, tuttavia, l'opera risente ancora del retaggio delle convenzioni teatrali che imponevano schemi drammaturgici prestabiliti.Una tra le fonti di ispirazione dell'Alfieri per la composizione e verseggiatura del Filippo è da ravvisarsi nello scritto "Nouvelle historique de Dom Carlos" dell'abate di Saint-Réal del 1672, dove la verità storica era, al pari poi della tragedia alfieriana, mista alla rivisitazione in chiave romanzesca. Il precedente storico era noto: Filippo II di Spagna sposò, dopo la pace di Cateau-Cambrésis del 1559, Elisabetta di Valois (Isabella, nella tragedia), che sarebbe dovuta andare in sposa al figlio Don Carlos. Nel 1568 Filippo fece imprigionare, senza svelarne pubblicamente i motivi, il figlio che, successivamente, morì in prigione: solo più tardi si seppe che, in realtà, Don Carlos aveva tentato di tramare con i rivoltosi delle Fiandre nel corso della guerra degli ottant'anni oltre che tentare il parricidio. Alcune voci vollero attribuire una storia d'amore tra Don Carlos ed Elisabetta di Valois: a queste l'Alfieri attinge per sviluppare l'intreccio drammatico sull'impossibile amore tra i due.
Polinice è una tragedia di Vittorio Alfieri. Ideata insieme al Filippo nel 1775, venne pubblicata nel 1783 dopo varie revisioni. L'opera è ispirata alla Tebaide di Stazio e a quella di Jean Racine, con la quale nella prima stesura (in francese, poiché Alfieri non si sentiva padrone dell'italiano) condivideva il titolo (Les frères ennemis).
Vittorio Enzo Alfieri (Parma, 1º maggio 1906 – Peio, 27 luglio 1997) è stato un filosofo e antifascista italiano, accademico, liberale, allievo di Benedetto Croce.
Filippo Juvarra (Messina, 7 marzo 1678 – Madrid, 31 gennaio 1736) è stato un architetto, scenografo e orafo italiano, uno dei principali esponenti del Barocco, che operò per lunghi anni a Torino come architetto di casa Savoia. Formatosi inizialmente in Sicilia, parzialmente da autodidatta, la sua prima opera architettonica fu il completamento, nel 1703, della chiesa di San Gregorio, oggi scomparsa, per la quale progettò la sistemazione interna comprendente la realizzazione del coro e dell'altare maggiore.
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