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Autore principale: Manno, Giuseppe
Le Satire di Giovenale (titolo originale: Saturae) costituiscono l'unica produzione letteraria giunta ai nostri giorni del poeta latino vissuto fra l'anno 50 e il 140 d.C. Complessivamente 3873 esametri, suddivisi in sedici satire, pubblicate in cinque libri secondo un ordine forse indicato dall'autore stesso: I:1-5; II: 6; III: 7-9; IV: 10-12; V: 13-16.Dell'ultima satira ci rimangono solo i sessanta esametri iniziali. Questa lacuna, presente in tutti i codici, si deve probabilmente alla perdita di una pagina dell'archetipo, secondo Ettore Paratore. Le Satire di Giovenale sono l'ultima espressione del genere definito da Quintiliano come romano per eccellenza (satura tota nostra est, Quint. Inst. orat., X, 1, 93), il che tra l'altro doveva convenire benissimo a Giovenale, odiatore dei Graeculi e della loro letteratura e filosofia.
Il principe (titolo assegnato nell'edizione originale postuma di Antonio Blado e poi unanimemente adottato, ma il titolo originario era in lingua latina: De Principatibus, "Sui principati") è un saggio critico di dottrina politica scritto da Niccolò Machiavelli nel 1513, nel quale espone le caratteristiche dei principati e dei metodi per conquistarli e mantenerli. Si tratta senza dubbio della sua opera più nota e celebrata, quella dalle cui massime (spesso superficialmente interpretate) sono nati il sostantivo "machiavellismo" e l'aggettivo "machiavellico". L'opera non è ascrivibile ad alcun genere letterario particolare, in quanto non ha le caratteristiche di un vero e proprio trattato. Da una parte è vero che nel periodo umanista si erano molto diffusi i trattati sul sovrano ideale, anche chiamati speculum principis (ossia specchi del principe), i quali elencavano tutte le virtù che un sovrano avrebbe dovuto avere per poter governare correttamente, prendendo spunto dalla storia e dai classici latini e greci. Dall'altra l'opera del Machiavelli si pone espressamente in forte rottura con quella tradizione, giungendo di fatto a rivoluzionare per sempre la concezione della politica e del buon governo per un principe, ricevendo a tale proposito aspre critiche dei suoi contemporanei. Il Principe si compone di una dedica e ventisei capitoli di varia lunghezza; l'ultimo capitolo consiste nell'appello ai de' Medici ad accettare le tesi espresse nel testo.
Trattato di messer Giovanni della Casa, nel quale sotto la persona d'un vecchio idiotaammaestrante un suo giovanetto, si ragionade modi, che si debbono o tenere, o schifarenella comune conversatione, cognominato Galatheo overo de costumi.(titolo completo) Il Galateo overo de' costumi, noto comunemente come Galateo, è un breve trattato scritto da Giovanni Della Casa (1503-56) probabilmente negli anni in cui si ritirò nell'abbazia di Sant'Eustachio presso Nervesa, nel trevigiano, tra il 1551 e il 1555, e pubblicato postumo nel 1558. L'opera era stata preceduta da un breve trattato in latino sullo stesso argomento, il De officiis inter tenuiores et potentiores amicos (1546). Allusioni indirette presenti nel testo del Galateo fanno ritenere che il trattato sia stato scritto tra il 1550 e il 1552, in un periodo di tranquillità seguito alla rinuncia di molte sue cariche e precedente la nomina a Segretario di stato voluta da Papa Paolo IV. L'opera fu dedicata a Galeazzo Florimonte, vescovo prima di Aquino e poi di Sessa Aurunca (da ciò il titolo dell'opera, infatti Galatheus è la forma latina del nome del dedicatario). Le edizioni del Galateo si rifanno sostanzialmente al testo del manoscritto Vaticano Latino (ex Parraciani Ricci) apografo, ma con correzioni autografe (ha valore quindi di autografo) e all'editio princeps (Vulgata) edita a Venezia e curata da Erasmo Gemini (segretario di Della Casa). La problematicità della scelta delle due lezioni proviene dal fatto che solo il manoscritto è certificato come lezione d'autore (correzioni di Della Casa stesso) mentre discutibile è lo sviluppo del testo nella princeps: per una corretta focalizzazione sulla differenza tra varianti diventa importante il confronto tra l'edizione critica Scarpa (basata usualmente sulla princeps e influenzata dal lavoro di Prezzolini) e l'edizione a cura di Barbarisi (con il riferimento del Vaticano Latino).
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