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Autore principale: Sacchetti, Franco, 1332-1400
Pubblicazione: Firenze : Sansoni, 1942
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Franco Sacchetti (Ragusa di Dalmazia, 1332 – San Miniato, 1400) è stato un poeta e scrittore italiano. Visse principalmente nella Firenze del XIV secolo. È oggi ricordato soprattutto per la sua raccolta Il Trecentonovelle.
Il Decamerón, o Decamerone (parola composta dal greco antico: δέκα, déka, «dieci» e ἡμερῶν, hēmerṓn, genitivo plurale di ἡμέρα, hēméra, "giorno", letteralmente "di dieci giorni", nel senso di "[opera] di dieci giorni"), è una raccolta di cento novelle scritta da Giovanni Boccaccio nel XIV secolo, probabilmente tra il 1349 (anno successivo alla peste nera in Europa) e il 1351 (secondo la tesi di Vittore Branca) o il 1353 (secondo la tesi di Giuseppe Billanovich). Anche se il primo a capire che si trattava di un testo autografo fu Alberto Chiari, Vittore Branca nel 1962 dimostrò come il codice Hamilton 90, conservato a Berlino, fosse un prezioso autografo risalente agli ultimi anni di vita del Boccaccio. È considerata una delle opere più importanti della letteratura del Trecento europeo, durante il quale esercitò una vasta influenza sulle opere di altri autori (si pensi ai Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer), oltre che la capostipite della letteratura in prosa in volgare italiano. Boccaccio nel Decameron raffigura l'intera società del tempo, integrando l'ideale di vita aristocratico, basato sull'amor cortese, la magnanimità, la liberalità, con i valori della mercatura: l'intelligenza, l'intraprendenza, l'astuzia. Il libro narra di un gruppo di giovani, sette donne e tre uomini, che per dieci giorni si trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla peste nera che in quel periodo imperversava nella città, e che a turno si raccontano delle novelle di taglio spesso umoristico e con frequenti richiami all'erotismo bucolico del tempo. Per quest'ultimo aspetto, il libro fu tacciato di immoralità o di scandalo, e fu in molte epoche censurato o comunque non adeguatamente considerato nella storia della letteratura. Il Decameron fu anche ripreso in versione cinematografica da diversi registi, tra cui Pier Paolo Pasolini e i fratelli Taviani.
Guido Cavalcanti (Firenze, 1258 – Firenze, 29 agosto 1300) è stato un poeta e filosofo italiano del Duecento.
La frase a buon intenditor poche parole allude al fatto che chi è competente in un certo settore non ha bisogno che gli vengano decantate le qualità del prodotto che è oggetto della disamina. Anzi, un'eccessiva prolissità da parte dell'interlocutore, evidentemente interessato a valorizzarne i pregi, può indurre il legittimo sospetto, da parte dell'intenditore, che si tratti di espressioni faziose e premeditate. Il significato della parola "intenditore" tuttavia è più da assegnare al dominio del verbo "intendere", e quindi più vicino al significato etimologico di "indirizzare i propri sensi" e quindi "capire, rivolgere, prestare attenzione, ascoltare" che all'accezione dell'"essere esperto in (qualcosa)", come testimoniano autori del XIV secolo ("era molto migliore intenditore che novellatore" Boccaccio, Decameron, VI Giornata, Novella I) e come, di converso, fa intendere l'uso del verbo intellĕgo, intellegĕre usato in locuzioni latine poi tradotte con il proverbio italiano. Il proverbio potrebbe quindi essere riportato anche come "chi sa capire subito non ha bisogno di lunghi discorsi".
La scapigliatura fu un gruppo artistico e letterario sviluppatosi nell'Italia settentrionale a partire dagli anni sessanta dell'Ottocento; ebbe il suo epicentro a Milano e si andò poi affermando in tutta la penisola. Il termine fu proposto per la prima volta da Cletto Arrighi (anagramma di Carlo Righetti) nel suo romanzo La scapigliatura e il 6 febbraio del 1862, ed è la libera traduzione del termine francese bohème (vita da zingari), che si riferiva alla vita disordinata e anticonformista degli artisti parigini descritta nel romanzo di Henri Murger Scènes de la vie de Bohème (1847-1849). Contro il romanticismo italiano maggioritario (Manzoni, Berchet, D'Azeglio), recuperarono le suggestioni del romanticismo straniero e diffusero il gusto del naturalismo francese nascente e del maledettismo alla Baudelaire, anticipando verismo e decadentismo.
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