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Il Parco Eternot è un’area verde pubblica della città di Casale Monferrato, un giardino pensile che occupa la superficie su cui sorgeva la Fabbrica Eternit, lo stabilimento di produzione di manufatti in amianto più grande d’Europa, attivo dal 1907 al 1986. Nato in memoria di tutte le vittime dell’amianto, vuole simboleggiare l’impegno della città nella lotta all’amianto. L’esperienza di Casale Monferrato è, in termini di esperienza e reazione collettiva, unica nel suo genere. Basti pensare che la parole resilienza in psicologia è stata applicata per la prima volta sulla base della vicenda casalese. Questo è finora, in tutta Italia, l'unico intervento di demolizione e bonifica di un’area occupata da un vasto insediamento di fabbricazione del cemento-amianto portato a termine. Unico esempio al mondo di un parco cittadino realizzato al posto di una fabbrica di manufatti in amianto. Il Parco Eternot ha una superficie di circa 29.000 metri quadrati e ospita monumenti, spazi per i giochi, per lo sport e un tratto di pista ciclabile che lo collega al centro urbano da un lato e ad altre piste ciclabili e aree dedicate alla mountain bike dall’altro. Nell'area verde ci sono viali per passeggiare per una superficie totale di circa 4.500 metri quadrati, l’area giochi per bambini con una superficie di 920 metri quadrati, uno spazio multi-percorso per ragazzi più grandi, panchine, fontanelle, aree attrezzate per pic-nic e un'arena con un diametro di 20 metri per ospitare eventi. Della fabbrica pre-esistente rimangono visibili la Palazzina Eternit, che ospitava gli uffici direzionali, attualmente in restauro, e il pozzo, che serviva di acqua la fabbrica. Il Parco Eternot è il simbolo verde della rinascita di Casale Monferrato, una città che ha vissuto un lungo e tortuoso percorso di presa di coscienza della pericolosità della fibra d’amianto e ha saputo reagire non solo portando avanti la bonifica di tutti gli edifici pubblici della città e sostenendo economicamente nella bonifica i privati di tutto il (SIN) Sito d’Iteresse nazionale, contribuendo fortemente nel promuovere la ricerca medica per le malattie asbesto correlate. Il nastro inaugurale del parco venne tagliato il 10 settembre 2016.
La Collezione Farnesina - EXPERIMENTA è una raccolta di oltre ottanta opere d'arte realizzate da artisti italiani emergenti ed esposte all'interno del Palazzo della Farnesina. Insieme alle mostre della collezione promosse dal Ministero degli Affari Esteri, l'obiettivo del volume non è solo quello di illustrare i più recenti sviluppi del panorama artistico italiano, ma soprattutto di promuovere il talento degli artisti emergenti del Paese, dando loro visibilità sia in Italia che all'estero.
Il Museo sperimentale d'arte contemporanea, anche noto con l'acronimo MuSpAC, è un museo dell'Aquila nato nel 1993. Dispone di una collezione permanente di opere di artisti internazionali degli anni sessanta e settanta. Dal 2009, in seguito ai danni causati dal terremoto del 6 aprile, la sua sede è temporaneamente collocata in via Ficara.
Il prato di Bežin (in russo: Бежин луг?, traslitterato: Bežin lug) è un film sovietico del 1937 diretto da Sergej Michajlovič Ėjzenštejn e noto per essere stato in gran parte distrutto prima di essere terminato. Il film narra le vicende di un giovane contadino che cerca di opporsi al proprio padre che ha l'intenzione di tradire il governo sovietico sabotando il raccolto dell'anno. La pellicola termina con l'assassinio del giovane seguito da una sommossa popolare. Il titolo è il medesimo di un racconto di Ivan Sergeevič Turgenev, e nelle intenzioni originali del regista doveva incorporare alla novella la vicenda della vera vita di Pavlik Trofimovič Morozov, ritenuto dalla propaganda un martire sovietico per essere stato ucciso dai suoi familiari nel 1932, reo di aver denunciato alle autorità il padre per tradimento. Tuttavia in fase di sceneggiatura Ejzenštejn decise di eliminare tutti i riferimenti allo scritto di Turgenev ad eccezione del titolo. La figura di Morozov venne inserita nei programmi scolari russi e resa mitica attraverso la poesia, la musica e, in parte, da questo film. Commissionato da un gruppo di giovani comunisti, la produzione si protrasse dal 1935 al 1937, finché non venne bloccata dal governo centrale che riteneva contenesse errori di carattere artistico, sociale e politico. Alcuni presero quest'occasione per denunciare l'ingerenza politica sul cinema arrivando a criticare lo stesso Stalin e un certo numero di persone venne arrestato proprio in conseguenza agli eventi che seguirono il blocco del film. Tuttavia lo stesso Ejzenštejn, riconsiderando in seguito la sua opera, la valutò come un errore. Per molto tempo si è creduto che il girato di Il prato di Bežin fosse andato irrimediabilmente perduto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Tuttavia negli anni Sessanta vennero ritrovati una parte del montaggio e alcuni fotogrammi. A partire da questi frammenti venne intrapresa una ricostruzione basata sulla sceneggiatura originale, rimasta conservata. Il ricco simbolismo religioso dell'opera diede origine a un ampio numero di studi, ma la sua natura storica, le circostanze della sua produzione, il fallimento del progetto e la bellezza dei pochi frammenti rimasti nutrirono un grande interesse anche al di fuori della letteratura specialistica. La controversa storia di questa pellicola non nocque al regista che al contrario guadagnò in fama e divenne il direttore artistico del grande studio cinematografico Mosfil'm.
Record aggiornato il: 2023-10-10T03:55:16.278Z