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Autore principale: Princi Braccini, Giovanna; Vecchio Kevorkian, Emanuelita
Pubblicazione: Firenze : presso l'Accademia della Crusca, 1986
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Loise De Ròsa (Pozzuoli, 14 o 16 ottobre 1385 – Napoli, ...dopo il 1475) fu un cronista di estrazione popolare e semicolta del Quattrocento napoletano. Si dedicò alla scrittura in tarda età (tra gli 82 e i 90 anni), dopo aver speso un'intera vita come capo della servitù («maestro di casa») nelle corti angioine e aragonesi del Regno di Napoli, dapprima al servizio dei sovrani Ladislao d'Angiò Durazzo e Giovanna II, e quindi di Alfonso il Magnanimo, Ferrante d'Aragona e Ippolita Maria Sforza. È noto per un unico scritto, che è anche uno dei primissimi prodotti in lingua volgare nella Napoli aragonese: una «spicciola» cronaca segnata da un'impronta peculiarissima nell'intero panorama letterario volgare quattrocentesco, non solo napoletano. Con una scrittura legata alla dimensione dell'oralità, De Rosa, pur contiguo alla corte aragonese, spicca nettamente per l'enorme distanza che separa la sua cronaca popolare da altre forme di 'letterarietà alta', inscindibilmente e concettualmente legate alla scrittura, maturate ed espressesi negli ambienti culturali e umanistici di quella corte. La qualità della sua opera ha ricevuto una gamma di positivi giudizi di valore. Fu amatissimo da Benedetto Croce, che lo definì un «simpatico vecchio ciarliero», figura tipica di quei servitori millantatori che, con linguaggio iperbolico, «trasferiscono a sé medesimi l'importanza dei loro vari padroni». Loise De Rosa è addirittura additato come il più grande autore napoletano dell'epoca da Gianfranco Contini, che lo considera al di sopra non solo di Masuccio Salernitano, ma anche di Jacopo Sannazaro. L'estrema prossimità della sua lingua a quella dell'uso parlato, con l'assenza pressoché completa di mediazione dotta e di artificio letterario, rende l'opera di De Rosa, inoltre, un documento importantissimo per la conoscenza e la storia della lingua napoletana.
Il portoghese ( português, /puɾtuˈɣeʃ/, /poɾtuˈɡes/ o /poɾtuˈɡeis/ a seconda delle varietà) è una lingua romanza, appartenente al gruppo delle lingue gallo-iberiche; con 228 milioni di locutori madrelingua (L1), è la nona lingua madre più parlata al mondo, la prima dell'emisfero sud e del subcontinente sudamericano (circa metà dei parlanti), ed è inoltre la seconda lingua neolatina più parlata, dietro soltanto spagnolo La lingua portoghese si diffuse nel mondo nel XV e XVI secolo, cioè nel momento in cui il Portogallo, il primo e più duraturo impero coloniale e commerciale d'Europa, stava estendendosi dal Brasile, nelle Americhe, fino a Macao, in Cina, e in Giappone. Il risultato di questa espansione è che il portoghese, al giorno d'oggi, è la lingua ufficiale di nove Paesi indipendenti ed è largamente parlato o studiato come seconda lingua in molti altri. Esistono ancora circa venti lingue creole basate sul portoghese. Importante lingua minoritaria in Andorra, Germania, Lussemburgo, Paraguay, Namibia, Svizzera e Sudafrica, esistono, inoltre, comunità parlanti portoghese in molte città e regioni del mondo, come per esempio Parigi in Francia, Tokyo in Giappone, Boston, New Jersey e Miami negli Stati Uniti d'America, nonché le province argentine di Corrientes, Misiones, Entre Ríos e Buenos Aires.
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