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Pubblicazione: [Porto Azzurro : La grande promessa], 1989-1995
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: seriale, Lingua: ita, Paese: IT
Mario Tuti (Empoli, 21 dicembre 1946) è un ex terrorista italiano. Fondatore del Fronte Nazionale Rivoluzionario, a metà anni settanta aderisce alla lotta armata. Arrestato il 27 luglio del 1975 e condannato a due ergastoli per tre omicidi e a 14 anni di reclusione per aver guidato la rivolta dei detenuti nel carcere di Porto Azzurro nel 1987, nel 2013 ha ottenuto la commutazione della pena in regime di semilibertà.Durante gli anni della lotta armata era soprannominato caterpillar.
Massimo Ballone (Pescara, 25 aprile 1961) è un criminale italiano. Ballone è l'ex boss della Banda Battestini di Pescara e fu condannato a oltre trent'anni di carcere per numerose rapine a banche e portavalori a cavallo degli anni Settanta e Ottanta. In una clamorosa evasione armata dal carcere di Pescara, nel 1985, morirono due suoi compagni di fuga. Catturato dopo pochi giorni a Roma, sconta sette anni di carcere duro in diversi penitenziari tra cui Isola di Pianosa, Asinara, Badu 'e Carros di Nuoro. Evade nuovamente da Rebibbia e durante la sua latitanza, durata quasi tre anni, viene casualmente fermato e arrestato in Belgio. Riesce ad evadere di nuovo dopo soli tre giorni dal carcere di San Gil di Bruxelles e si rifugia in Venezuela, dove finirà la sua latitanza arrestato nel 1998 dall'Interpol italiana in collaborazione con quella Venezuelana. Passa tre mesi nel carcere di Tocuyto, è coinvolto in una protesta per la scarsità del cibo. La protesta - pacifica - viene fatta passare come tentativo di fuga in massa e sarà con questo pretesto violentemente repressa dalle guardie del carcere. Tre detenuti saranno ritrovati morti nella sezione dove era ristretto. Viene estradato in Italia. Nel carcere di Sulmona scrive un libro autobiografico, Al di sotto del cuore (Edizioni Tracce), con prefazione di Francesco Sidoti. Si laurea con lode in Scienze dell'educazione presso l'Università dell'Aquila ottenendo anche la dignità di pubblicazione per la originalità della tesi di criminologia sociale dal titolo "Responsabilizzazione e presa di coscienza nella pena". Durante la detenzione e gli studi, scrive a Indro Montanelli ponendogli domande di storia modernaUmberto Galimberti nel dicembre del 2002 particolarmente colpito dal suo libro autobiografico ne consiglia la lettura in una recensione dedicatagli sull'intera pagina culturale de La Repubblica. Sulla sua vicenda il regista Massimo D'Anolfi realizza nel 2003 un film-documentario, Si torna a casa - appunti per un film. Nel 2005 pubblica su La Grande Promessa, giornale del carcere di Porto Azzurro, uno studio sulle biblioteche nei penitenziari. Dopo ventiquattro anni di pena scontata ottiene la semilibertà. Lavora presso "La Cometa", una cooperativa di manutenzione di parchi pubblici. Nel 2006 mette a segno una rapina milionaria ad un furgone blindato e, divenuto "il più noto esponente della malavita abruzzese", viene clamorosamente riarrestato (nel corso dell'operazione dei carabinieri denominata "Ultimo minuto") mentre prepara un colpo al caveau dell'Ivri di Sambuceto contenente 20 milioni di euro. Nell'aprile 2008 riceve una prima condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione al termine di un processo con rito abbreviato nel quale è stato riconosciuto come capo della banda criminale autrice di una serie di rapine. Decorsi i termini di carcerazione preventiva viene rimesso in libertà e sottoposto alla vigilanza speciale. Sposato con Diana, la sua compagna moldava, è diventato padre di una bimba e successivamente di un bambino..
Pier Luigi Concutelli (Roma, 3 giugno 1944) è un terrorista italiano, militante neofascista attivo durante gli anni di piombo. Dopo i primi anni di attivismo politico nei gruppi giovanili di destra, intorno alla metà degli anni settanta, diviene uno dei capi di Ordine Nuovo, per poi maturare la scelta di passare alla lotta armata. Condannato all'ergastolo per il delitto del giudice Vittorio Occorsio, dopo aver trascorso quasi la metà della sua vita in carcere, ha ottenuto nel 2009 il beneficio degli arresti domiciliari e nel 2011 la sospensione della pena detentiva per motivi di salute. Negli anni dell'adesione alla lotta armata era soprannominato il comandante.
Sandro Pertini, all'anagrafe Alessandro Giuseppe Antonio Pertini (Stella San Giovanni, 25 settembre 1896 – Roma, 24 febbraio 1990), è stato un politico, giornalista e partigiano italiano. Fu il settimo presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al 1985, primo socialista e unico esponente del PSI a ricoprire la carica. Durante la prima guerra mondiale, Pertini combatté sul fronte dell'Isonzo e per diversi meriti sul campo gli fu conferita una medaglia d'argento al valor militare nel 1917. Nel primo dopoguerra aderì al Partito Socialista Unitario di Filippo Turati e si distinse per la sua energica opposizione al fascismo. Perseguitato per il suo impegno politico contro la dittatura di Mussolini, nel 1925 fu condannato a otto mesi di carcere, e quindi costretto all'esilio in Francia per evitare l'assegnazione per cinque anni al confino. Continuò la sua attività antifascista anche all'estero e per questo, dopo essere rientrato sotto falso nome in Italia nel 1929, fu arrestato e condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato prima alla reclusione e successivamente al confino. Solo nel 1943, alla caduta del regime fascista, fu liberato. Contribuì a ricostruire il vecchio PSI fondando insieme a Pietro Nenni e Lelio Basso il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Il 10 settembre 1943 partecipò alla battaglia di Porta San Paolo nel tentativo di difendere Roma dall'occupazione tedesca. Divenne in seguito una delle personalità di primo piano della Resistenza e fu membro della giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale in rappresentanza del PSIUP. A Roma fu catturato dalle SS e condannato a morte; riuscì a salvarsi evadendo dal carcere di Regina Coeli assieme a Giuseppe Saragat e ad altri cinque esponenti socialisti grazie a un intervento dei partigiani delle Brigate Matteotti. Nella lotta di Resistenza fu attivo a Roma, in Toscana, Valle d'Aosta e Lombardia, distinguendosi in diverse azioni che gli valsero una medaglia d'oro al valor militare. Nell'aprile 1945 partecipò agli eventi che portarono alla liberazione dal nazifascismo, organizzando l'insurrezione di Milano e votando il decreto che condannò a morte Mussolini e gli altri gerarchi fascisti. Nell'Italia repubblicana fu eletto deputato all'Assemblea Costituente per i socialisti, quindi senatore nella prima legislatura e deputato in quelle successive, sempre rieletto dal 1953 al 1976. Ricoprì per due legislature consecutive, dal 1968 al 1976, la carica di presidente della Camera dei deputati, infine fu eletto presidente della Repubblica Italiana l'8 luglio 1978. Andando spesso oltre il "basso profilo" tipico del ruolo istituzionale ricoperto, il suo mandato presidenziale fu caratterizzato da una forte impronta personale che gli valse una notevole popolarità, tanto da essere ricordato come il "presidente più amato dagli italiani" o il "presidente degli italiani".Come capo dello Stato conferì l'incarico a sei presidenti del Consiglio: Giulio Andreotti (del quale respinse le dimissioni di cortesia presentate nel 1978), Francesco Cossiga (1979-1980), Arnaldo Forlani (1980-1981), Giovanni Spadolini (1981-1982), Amintore Fanfani (1982-1983) e Bettino Craxi (1983-1987). Nominò cinque senatori a vita: Leo Valiani nel 1980, Eduardo De Filippo nel 1981, Camilla Ravera nel 1982 (prima donna senatrice a vita), Carlo Bo e Norberto Bobbio nel 1984; infine nominò tre giudici della Corte costituzionale: nel 1978 Virgilio Andrioli, nel 1980 Giuseppe Ferrari e nel 1982 Giovanni Conso. Esponente democratico e riformista del socialismo italiano, durante la sua carriera si prodigò per la crescita del PSI e per l'unità dei socialisti italiani, opponendosi strenuamente alla scissione del 1947 e sostenendo la riunificazione delle sinistre. In qualità di presidente della Repubblica nel 1979 conferì, per la prima volta dal 1945, il mandato di formare il nuovo governo a un esponente laico, il repubblicano Ugo La Malfa, incaricando quindi, con successo, nel 1981, il segretario del PRI Giovanni Spadolini (primo non democristiano ad assumere la guida del governo dal 1945), e nel 1983 il segretario del PSI Bettino Craxi (primo uomo politico socialista a essere nominato presidente del Consiglio nella storia d'Italia). Durante e dopo il periodo presidenziale non rinnovò la tessera del PSI, al fine di presentarsi al di sopra delle parti, pur senza rinnegare il suo essere socialista. Del resto, lasciato il Quirinale al termine del suo mandato presidenziale e rientrato in Parlamento come senatore a vita di diritto, si iscrisse al gruppo senatoriale del Partito Socialista Italiano. Fu sposato dal 1946 alla sua morte con Carla Voltolina, anch'essa partigiana e antifascista.
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