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Autore principale: Rãchiteanu, Eugen <1974->
Pubblicazione: Firenze : Polistampa, [2005]
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Un'icona è una raffigurazione sacra dipinta su tavola, prodotta nell'ambito della cultura cristiana bizantina e slava. Il termine deriva dal russo "икона" (ikona), a sua volta derivante greco bizantino "εἰκόνα" (eikóna) e dal greco classico εἰκών -όνος derivanti dall'infinito perfetto eikénai, traducibile in "essere simile", "apparire", mentre il termine eikóna può essere tradotto con "immagine". Nella lunga genesi dell'iconografia cristiana, l'icona assume la propria fisionomia intorno al V secolo. Vi erano probabilmente icone anche in precedenza, a partire dal periodo di Costantino I, ma furono per la maggior parte distrutte durante la controversia con la corrente cristiana favorevole all'iconoclastia, che contestava la possibilità per il credente di raffigurare l'immagine di Dio per il rischio che si adorasse l'immagine e non chi vi era raffigurato. Alla fine si ritenne corretto raffigurare Cristo, dal momento che si era incarnato storicamente in forma umana. Del resto vi era presenza nella tradizione cristiana di prototipi, i ritratti di Gesù e Maria. Si trattava del cd.Mandylion, della figura della Sindone e dei ritratti della Vergine attribuiti a San Luca. Quando nel 1453 l'Impero Romano d'Oriente crollò, i greci e i popoli balcanici continuarono la produzione sia la diffusione di queste raffigurazioni sacre, come parte della loro cultura e tradizione. Nella tradizione della Chiesa bizantina, l'icona assume un significato particolare. L'icona non è un ritratto realistico, ma un'immagine ideale, atemporale. Il simbolismo e la tradizione non coinvolgevano solo l'aspetto pittorico, ma anche quello relativo alla preparazione e al materiale utilizzato, oltre alla disposizione e al luogo entro il quale l'opera andava collocata. L'icona trasmette un particolare messaggio teologico per mezzo del linguaggio iconico che è espresso dai colori utilizzati dall'artista, di solito un monaco. Dalla tradizione ortodossa russa, sono stati affinati alcuni schemi principali: Il Cristo Pantocratore in trono; la Vergine Maria Orante da sola o con il Bambino Gesù concepito, raffigurato racchiuso in un cerchio; la Vergine con Gesù bambino in braccio, le cosiddette Icone dell'Incarnazione: Madre di Dio Hodighitria ("colei che indica la retta via", cioè il Figlio) e Madre di Dio Eleusa ("immagine della tenerezza", perché il figlio la abbraccia). Alle immagini principali si aggiungono poi gli apostoli, gli angeli, i santi e i martiri. L'icona può raffigurare anche scene dell'Antico o del Nuovo Testamento, il martirio dei santi, il giudizio finale o concetti mistici (es. Madre di Dio del roveto ardente) molto complessi. Un particolare tipo di icona raffigura assieme tutti i santi e le festività dell'anno, con funzione di calendario liturgico. I donatori delle icone erano raffigurati raramente; di solito li si faceva di ridotte dimensioni e in ginocchio di fronte ai soggetti dell'icona. L'artista (iconografo) non si raffigura mai, né sottoscrive le sue opere. Queste immagini e canoni tradizionali sono riscontrabili anche nell'arte occidentale medievale, che rimase di stampo bizantino fino all'epoca di Cimabue, per poi cambiare decisamente maniera con Giotto, che si impose con la ricerca del naturalismo e lo studio della prospettiva.
L'arte bizantina si è sviluppata nell'arco di un millennio, tra il V ed il XV secolo, prima nell'ambito dell'Impero romano, poi di quello bizantino, che ne raccolse l'eredità e di cui Costantinopoli fu capitale. Le caratteristiche più evidenti dei canoni dell'arte bizantina sono la religiosità, l'anti-plasticità e l'anti-naturalismo, intese come appiattimento e stilizzazione delle figure, volte a rendere una maggiore monumentalità ed un'astrazione soprannaturale (smaterializzazione dell'immagine). Infatti il gusto principale dell'arte bizantina è stato quello di descrivere le aspirazioni dell'uomo verso il divino. L'arte bizantina ha comunque avuto espressioni stilistiche molto diverse fra di loro nei suoi oltre mille anni di vita, ma nell'Impero d'Oriente l'arte rimase quasi invariata.
L'espressione arte contemporanea si riferisce all'insieme di movimenti e tendenze artistiche sorte nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale, anche se questa periodizzazione non sempre viene (o può essere) rigorosamente rispettata.L'arte creata o rappresentata dalla fine del modernismo è alcune volte chiamata arte postmoderna, tuttavia postmodernismo si può riferire sia al contesto storico che all'approccio estetico utilizzato; per di più molti lavori di artisti contemporanei non presentano quegli elementi chiave che caratterizzano l'estetica postmoderna, l'aggettivo contemporanea può quindi essere preferito perché più inclusivo. Come nelle ricerche critiche di altre discipline comunque, il termine contemporaneo indica che il periodo di interesse e di studio in oggetto non ha esaurito le sue spinte propulsive ma che, invece, sono ben vive nel presente e proprio per questo che è di difficile definizione. L'arte contemporanea è caratterizzata da opere prodotte con tecniche e linguaggi interdipendenti: videoarte, pittura, fotografia, scultura, arte digitale, disegno, musica, happening, fluxus, performance, installazioni.
La manifattura e diffusione delle icone in Russia ebbero inizio con l'entità monarchica detta Rus' di Kiev, alla quale seguì nel 988 la conversione del popolo russo alla cristianità ortodossa. Come regola generale, l'iconografia di questo periodo seguì fedelmente regole e generi propri e ammessi dall'arte bizantina, il cui centro principale era la capitale Costantinopoli. Con il trascorrere del tempo, la varietà di stili e di tipologie artistiche si ampliarono in modo non irrilevante anche in Russia, ma molto meno di quanto accadde nel resto del mondo ortodosso. È lecito affermare che in larga misura mancarono in Russia le caratteristiche di innovazione, creatività e personalità dell'opera che furono invece manifeste nell'arte religiosa dell'Europa occidentale. Soltanto nel XVII secolo, l'arte religiosa russa fu influenzata dai dipinti e dalle incisioni dell'Europa cattolica e protestante in misura tale da interrompere questa tendenza. La riforma liturgica e religiosa (comprensiva del fenomeno artistico) voluta dal patriarca Nikon degenerò in uno scisma in seno alla Chiesa Ortodossa: fra i fedeli al nuovo corso imposto dalla neocostituita Chiesa di Stato russa, ed i tradizionalisti soprannominati "Vecchi credenti" che furono perseguitati mentre continuavano a tramandare le antiche usanze stilistiche dell'iconografia nazionale. A partire da quel periodo le icone russe iniziarono ad essere dipinte non soltanto secondo la modalità tradizionale stilizzata, caratterizzata dalla ieraticità di figure bidimensionali statiche e semplici, ma da una rappresentazione più naturalistica o più umana dei soggetti con l'introduzione della terza dimensione e del senso della profondità, mediante tecniche di prospettiva e un sapiente uso delle tonalità e dei contrasti cromatici, con una nuova ricchezza di dettagli e particolari. Rispetto alla tradizione dell'europea continentale, il nudo non giunse mai nell'arte sacra né riguardo all'uomo creato in genere né tantomeno a immagini di santi e di angeli. Icone di questo periodo storico sono conservate e visibili sia nelle Chiese Ortodosse che nelle Chiese cattoliche sui iuris di alcuni riti. Solitamente le icone russe sono pitture su tavola di dimensioni relativamente piccole, sebbene nelle chiese e nei monasteri si possano trovare icone considerevolmente più grandi. Molte icone russe furono realizzate in rame., un materiale economicamente accessibile, per durata e aspetto visivo in parte simile all'oro delle icone presenti nelle Chiese e monasteri, dove il punto di collocazione dell'opera e la preziosità della materia prima prescelta marcavano l'importanza e la sacralità del contenuto religioso rappresentato. In modo simile, numerose abitazioni private russe riservavano una parete cui erano appese le icone sacre (il Krasnyj ugol), per fini di preghiera e di culto. Intorno all'iconografia russa esiste una storia ricca di contenuti e di simbolismi religiosi. Generalmente, nelle Chiese russe la navata e il santuario sono separati da un'iconostasi (in russo ikonostas, иконостас), una parte adornata di icone sacre e con doppia porta d'ingresso. In russo (pisat', писать) e in greco esiste una parola che significa sia "scrivere" sia "dipingere". Le icone svolgono un'importante funzione religiosa e sacra, negli edifici di culto così come nelle private dimore, e sono considerate una "traduzione" del Vangelo in pittura, che quanto meno fino al XVIII secolo (Caterina II, l'assolutismo illuminato) era mossa da un prevalente fine educativo verso una popolazione con un basso livello di scolarità, o del tutto analfabeta: pertanto all'artista era richiesto che l'opera fosse una fedele e accurata imitazione del reale narrato, al servizio della verità di fede. L'acheropita (lett. in greco "non-fatta-da-mano- d'uomo") è un tipo di icona ritenuta miracolosa sia per l'origine dell'opera (in russo: явление, trasl. yavlenie, trad. "apparizione"), che per particolari grazie che alcuni fedeli ritengono di aver ricevuto in dono a seguito di una preghiera di intercessione pronunciata davanti all'immagine sacra.. Il calendario liturgico ortodosso, oltre ai santi, commemorava gli eventi religiosi di benedizione/consacrazione di alcune importanti icone e reliquie, e la festa della loro traslazione da un luogo di culto ad un altro mediante processione solenne.
La Gioconda, nota anche come Monna Lisa, è un dipinto a olio su tavola di legno di pioppo realizzato da Leonardo da Vinci, (77×53 cm e 13 mm di spessore), databile al 1503-1504 circa e conservato nel Museo del Louvre di Parigi. Opera iconica ed enigmatica della pittura mondiale, si tratta sicuramente del ritratto più celebre della storia nonché di una delle opere d'arte più note in assoluto. Il sorriso impercettibile del soggetto, col suo alone di mistero, ha ispirato tantissime pagine di critica, letteratura, opere di immaginazione e persino studi psicoanalitici; sfuggente, ironica e sensuale, la Monna Lisa è stata di volta in volta amata e idolatrata, ma anche derisa o aggredita.La Gioconda viene ammirata ogni giorno da circa trentamila visitatori, ovvero l'80% dei visitatori del Museo del Louvre in cui è esposta,, tanto che nella grande sala in cui si trova, un cordone deve tenere a debita distanza le persone. Nella lunga storia del dipinto non sono infatti mancati i tentativi di vandalismo, nonché un furto rocambolesco, che ne hanno alimentato la popolarità.
La manifattura e diffusione delle icone in Russia ebbero inizio con l'entità monarchica detta Rus' di Kiev, alla quale seguì nel 988 la conversione del popolo russo alla cristianità ortodossa. Come regola generale, l'iconografia di questo periodo seguì fedelmente regole e generi propri e ammessi dall'arte bizantina, il cui centro principale era la capitale Costantinopoli. Con il trascorrere del tempo, la varietà di stili e di tipologie artistiche si ampliarono in modo non irrilevante anche in Russia, ma molto meno di quanto accadde nel resto del mondo ortodosso. È lecito affermare che in larga misura mancarono in Russia le caratteristiche di innovazione, creatività e personalità dell'opera che furono invece manifeste nell'arte religiosa dell'Europa occidentale. Soltanto nel XVII secolo, l'arte religiosa russa fu influenzata dai dipinti e dalle incisioni dell'Europa cattolica e protestante in misura tale da interrompere questa tendenza. La riforma liturgica e religiosa (comprensiva del fenomeno artistico) voluta dal patriarca Nikon degenerò in uno scisma in seno alla Chiesa Ortodossa: fra i fedeli al nuovo corso imposto dalla neocostituita Chiesa di Stato russa, ed i tradizionalisti soprannominati "Vecchi credenti" che furono perseguitati mentre continuavano a tramandare le antiche usanze stilistiche dell'iconografia nazionale. A partire da quel periodo le icone russe iniziarono ad essere dipinte non soltanto secondo la modalità tradizionale stilizzata, caratterizzata dalla ieraticità di figure bidimensionali statiche e semplici, ma da una rappresentazione più naturalistica o più umana dei soggetti con l'introduzione della terza dimensione e del senso della profondità, mediante tecniche di prospettiva e un sapiente uso delle tonalità e dei contrasti cromatici, con una nuova ricchezza di dettagli e particolari. Rispetto alla tradizione dell'europea continentale, il nudo non giunse mai nell'arte sacra né riguardo all'uomo creato in genere né tantomeno a immagini di santi e di angeli. Icone di questo periodo storico sono conservate e visibili sia nelle Chiese Ortodosse che nelle Chiese cattoliche sui iuris di alcuni riti. Solitamente le icone russe sono pitture su tavola di dimensioni relativamente piccole, sebbene nelle chiese e nei monasteri si possano trovare icone considerevolmente più grandi. Molte icone russe furono realizzate in rame., un materiale economicamente accessibile, per durata e aspetto visivo in parte simile all'oro delle icone presenti nelle Chiese e monasteri, dove il punto di collocazione dell'opera e la preziosità della materia prima prescelta marcavano l'importanza e la sacralità del contenuto religioso rappresentato. In modo simile, numerose abitazioni private russe riservavano una parete cui erano appese le icone sacre (il Krasnyj ugol), per fini di preghiera e di culto. Intorno all'iconografia russa esiste una storia ricca di contenuti e di simbolismi religiosi. Generalmente, nelle Chiese russe la navata e il santuario sono separati da un'iconostasi (in russo ikonostas, иконостас), una parte adornata di icone sacre e con doppia porta d'ingresso. In russo (pisat', писать) e in greco esiste una parola che significa sia "scrivere" sia "dipingere". Le icone svolgono un'importante funzione religiosa e sacra, negli edifici di culto così come nelle private dimore, e sono considerate una "traduzione" del Vangelo in pittura, che quanto meno fino al XVIII secolo (Caterina II, l'assolutismo illuminato) era mossa da un prevalente fine educativo verso una popolazione con un basso livello di scolarità, o del tutto analfabeta: pertanto all'artista era richiesto che l'opera fosse una fedele e accurata imitazione del reale narrato, al servizio della verità di fede. L'acheropita (lett. in greco "non-fatta-da-mano- d'uomo") è un tipo di icona ritenuta miracolosa sia per l'origine dell'opera (in russo: явление, trasl. yavlenie, trad. "apparizione"), che per particolari grazie che alcuni fedeli ritengono di aver ricevuto in dono a seguito di una preghiera di intercessione pronunciata davanti all'immagine sacra.. Il calendario liturgico ortodosso, oltre ai santi, commemorava gli eventi religiosi di benedizione/consacrazione di alcune importanti icone e reliquie, e la festa della loro traslazione da un luogo di culto ad un altro mediante processione solenne.
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