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Autore principale: Thor, Annika
Pubblicazione: Milano : Feltrinelli, 2001
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
La Svezia (AFI: /ˈzvɛt̚tsja/; in svedese: Sverige, [ˈsvæɾʝe] ), ufficialmente chiamata Regno di Svezia (in svedese: Konungariket Sverige), è uno Stato dell'Unione Europea, situato nella penisola scandinava. Confina con la Norvegia a ovest e con la Finlandia a nord-est; è bagnata dal mar Baltico e dal Golfo di Botnia a est, e dagli stretti dello Skagerrak e del Kattegat a sud-ovest; lo stretto dell'Øresund, che separa la Svezia dalla Danimarca, è dal 2000 attraversato dal ponte omonimo che collega i due Paesi rispettivamente tra Malmö e Copenaghen. Con i suoi 449 964 km² di superficie la Svezia è il quinto Stato più esteso dell'Europa politica dopo Russia, Ucraina, Francia e Spagna, nonché il terzo dell'Unione. Si estende per una lunghezza di oltre 1 500 km in linea d'aria da nord a sud. La densità della popolazione è bassa e tende a concentrarsi nelle città principali. Il territorio interno è per buona parte occupato da foreste. Lo Stato è ricco di risorse naturali (legname, ferro, acqua) e l'economia svedese permette alla popolazione di godere di uno fra i più elevati tenori di vita al mondo: la Svezia è saldamente ai primi posti nelle classifiche dell'ONU sullo sviluppo umano. La Svezia è una monarchia costituzionale il cui sovrano è, dal 1973, Carlo XVI Gustavo. Il primo ministro è Stefan Löfven. Lo svedese è lingua ufficiale dal 1º luglio 2009. L'ingresso nell'Unione europea avvenne il 1º gennaio 1995. Fino al XIX secolo la Svezia era, invece, uno degli Stati più poveri d'Europa. In seguito, lo sviluppo dei trasporti permise un intenso sfruttamento delle sue risorse naturali (legname e ferro), fattore che portò a un vigoroso sviluppo. Un elevato livello di istruzione e le liberalizzazioni economiche contribuirono, alla fine dell'Ottocento, all'affermarsi di un'avanzata industria manifatturiera. I primi decenni del XX secolo furono caratterizzati dall'affermarsi dello stato sociale, che rimane tra i più efficienti al mondo.
I bambini ci guardano è un film del 1943 diretto da Vittorio De Sica, tratto dal romanzo Pricò di Cesare Giulio Viola. Realizzato a cavallo tra il 1942 e 1943, conobbe difficoltà distributive causate dalle contingenti vicende belliche. È considerato dagli storici del cinema, assieme al coevo Ossessione di Visconti e 4 passi fra le nuvole di Blasetti, un momento di svolta per il cinema italiano, che segna l'abbandono dei temi disimpegnati della commedia e dei feuilleton sentimentali, per descrivere i drammi della gente, anticipando così la tendenza che porterà pochi anni dopo al neorealismo. Basato sull'intensa interpretazione del bambino torinese Luciano De Ambrosis (divenuto da adulto un noto doppiatore), costituisce per De Sica l'inizio di una serie di film dedicati alla condizione dell'infanzia come Sciuscià o il bambino di Ladri di biciclette. È altresì il primo film in cui si ufficializza quella collaborazione con Zavattini che costituirà uno degli assi portanti della cinematografia italiana degli anni quaranta e cinquanta.
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