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Autore principale: Cappelli, Elisabetta
Serie: Strumenti [La nuova Italia] ; 54
Serie: Strumenti, musica e spettacolo ; 54
Italo Svevo, pseudonimo di Aron Hector Schmitz (Trieste, 19 dicembre 1861 – Motta di Livenza, 13 settembre 1928), è stato uno scrittore e drammaturgo italiano, autore di tre romanzi, numerosi racconti brevi e opere teatrali. Di cultura mitteleuropea, ebbe in Italia riconoscimenti tardivi e fama postuma.
Zeno Cosini è il protagonista del romanzo La coscienza di Zeno di Italo Svevo. Come i protagonisti dei due precedenti romanzi Una vita e Senilità (rispettivamente Alfonso Nitti e Emilio Brentani), anche Zeno è affetto dalla "malattia" dell'inettitudine, cioè l'incapacità di vivere serenamente. La sua "senilità" è un dato anagrafico, non morale, come poteva essere intesa invece nel personaggio di Emilio Brentani. A differenza dei due protagonisti degli altri romanzi, però, Zeno guarisce, almeno apparentemente, dal suo essere inetto.
Alfonso Nitti è il protagonista del romanzo di Italo Svevo Una vita (pubblicato nel 1892). È un “inetto”, cioè un personaggio disadattato, un antieroe che fugge dal villaggio natio per cercare fortuna in città. Qui troverà lavoro in una banca, cercherà di conquistare Annetta, figlia del capo (il signor Maller) e dovrà districarsi fra i vari ambienti e situazioni che lo porteranno ad un'inevitabile fine, il suicidio.
Tino Buazzelli, all'anagrafe Agostino Buazzelli (Frascati, 13 luglio 1922 – Roma, 20 ottobre 1980), è stato un attore italiano.
Umberto Veruda (Trieste, 6 aprile 1868 – Trieste, 29 agosto 1904) è stato un pittore austro-ungarico. Fedele amico di Ettore Schmitz, noto con lo pseudonimo di Italo Svevo, compì studi a Monaco di Baviera, Parigi e Roma. I suoi quadri sono caratterizzati da giochi di luce e di colore che ben si adattano alla semplicità dei soggetti. Nacque a Trieste il 6 aprile 1868 da una famiglia di modeste condizioni economiche; fu iniziato alla pittura da Raffaele Astolfi (1829-1900). Pittore di temperamento e di istinto nel 1884, a sedici anni, si recò a Monaco dove studiò all'Accademia di Belle Arti assieme al Wostry e al Gruhut e fece molta attenzione alla pittura del Liebermann. Nel 1887 fu per la prima volta a Parigi e si dedicò per sei mesi al disegno abbandonando la pittura ad olio. Dopo un breve soggiorno a Venezia, che gli permise di venire a contatto con la pittura del Favretto, di vedere opere di Velàquez, di Tintoretto e di Tiziano, tornò a Trieste. Nel 1889 poté andare a studiare a Roma grazie alla generosa fiducia di alcuni cittadini che credevano nelle sue capacità vinse il premio artistico Rittmeyer e vi stette altri due anni. La Galleria d'Arte Moderna gli acquistò il quadro "Sii onesta". Durante il soggiorno a Trieste trascorse momenti felici in compagnia del suo amico Italo Svevo (lo Stefano Balli scultore, nel romanzo "Senilità" è appunto il Veruda). Poi intraprese viaggi in Europa: fu a Berlino, nuovamente a Monaco, a Vienna dove dipinse numerosi ritratti che gli consentirono buoni guadagni e nel 1897 ancora a Parigi, città nella quale "trovò la disciplina dell'arte". Si spinse infine oltre la Manica per conoscere i pittori inglesi del '700 e del primo '800. Nella primavera del 1904, dopo la tragica morte della madre, Italo Svevo gli offerse l'ospitalità della sua casa di Burano e lì ebbe modo di incontrare il goriziano Italico Brass e rivedere Pieretto Bianco con il quale era stato pure a Montparnasse. Nel cuore dell'estate 1904 Veruda lasciò Burano. Morì il 29 agosto dello stesso anno a soli 36 anni, ma non si conoscono le cause della sua morte. Trieste gli rese i massimi onori: un'esposizione retrospettiva delle sue opere e un monumento funerario al cimitero di Sant'Anna. Nel 1932 fu scoperto nel Giardino Pubblico il busto del pittore, opera dello scultore Giovanni Mayer, auspice il Circolo Artistico di Trieste.
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