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Autore principale: Machiavelli, Bernardo
Pubblicazione: Firenze : Le Monnier, 1954
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Francesco Guicciardini (Firenze, 6 marzo 1483 – Arcetri, 22 maggio 1540) è stato uno scrittore, storico e politico italiano.
Cosimo di Giovanni de' Medici detto il Vecchio o Pater Patriae (Firenze, 27 settembre 1389 – Careggi, 1º agosto 1464) è stato un politico e banchiere italiano, primo signore de facto di Firenze e primo uomo di Stato di rilievo della famiglia Medici. Pur non avendo mai ricoperto alcuna carica di rilievo nella città (che si mantenne sempre istituzionalmente una Repubblica), egli si poté considerare il massimo uomo di Firenze all'indomani della morte del padre Giovanni (dal quale raccolse l'eredità economica), e in particolare con il ritorno glorioso dall'esilio nel 1434. Grazie alla sua politica moderata, egli riuscì a conservare il potere per oltre trent'anni fino alla morte, gestendo lo Stato in modo silenzioso attraverso suoi uomini di fiducia e permettendo, in questo modo, il consolidamento della sua famiglia al governo di Firenze. Abile diplomatico, riuscì a capovolgere le alleanze politiche italiane all'indomani della morte di Filippo Maria Visconti, facendo alleare Firenze con l'antica rivale Milano (guidata ora dall'amico Francesco Sforza) contro la Repubblica di Venezia, risolvendo le guerre decennali italiane con la stipulazione della Pace di Lodi del 1454. Amante delle arti, Cosimo investì gran parte del suo enorme patrimonio privato (dovuto all'oculatissima gestione del Banco di famiglia) per abbellire e rendere gloriosa la sua città natale, chiamando artisti e costruendo edifici pubblici e religiosi. Appassionato della cultura umanistica, fondò l'Accademia neoplatonica e favorì l'indirizzo speculativo dell'umanesimo fiorentino del secondo Quattrocento. Per i suoi meriti civili, all'indomani della sua morte la Signoria lo proclamò Pater patriae, cioè «Padre della Patria». La fama di Cosimo continuò a essere generalmente positiva nel corso dei secoli (eccetto Simondo Sismondi che vedeva in Cosimo il tiranno, soppressore delle antiche libertà repubblicane), in quanto la sua amministrazione della Repubblica gettò le basi per il periodo aureo che toccò il culmine sotto il governo del nipote, Lorenzo il Magnifico.
La congiura dei Lampugnani è un dipinto a olio su tela (149x117 cm) del pittore italiano Francesco Hayez, realizzato nel 1826 e conservato alla pinacoteca di Brera. Come attestato in una lettera di Hayez del 5 gennaio 1830, la tela venne commissionata nel 1823 da Teresa Borri, vedova del conte Stefano Decio Stampa e futura sposa di Alessandro Manzoni. La congiura dei Lampugnani, come ci ricorda Defendente Sacchi, venne tuttavia completata solo nel 1826, in sostituzione di un Ritratto di gruppo della famiglia Borri Stampa che non aveva incontrato l'approvazione del committente. Inclusa nel Piccolo inventario dei dipinti nella villa di Lesa sotto la generica titolazione di «Un quadro rappresentante un episodio della Storia di Milano», l'opera entrò nelle collezioni di Stefano Stampa (figliastro di Manzoni), per poi trovare la sua collocazione definitiva nella pinacoteca di Brera, ove giunse nel 1907.Fu lo stesso Hayez a scegliere il soggetto del dipinto, incentrato sulla congiura capitanata da Giovanni Andrea Lampugnani, Girolamo Olgiati, Carlo Visconti e Cola Montano per sopprimere la tirannia di Galeazzo Maria Sforza, ucciso il 26 dicembre 1476 nella chiesa di Santo Stefano in Milano. La vicenda, pur non essendo molto conosciuta, era nota all'Hayez grazie alla pubblicazione de La congiura di Cola Montano, tragedia scritta da Alessandro Verri nel 1779, e alla consultazione delle Istorie di Niccolò Machiavelli, dal quale trasse un brano specifico denominato «Segretario Fiorentino Libro Settimo delle Istorie». La presenza di una tale titolazione nei suoi appunti lascia supporre che sia stato proprio il testo machiavelliano la fonte alla quale il pittore si è mostrato più debitore.La composizione è estremamente teatrale. In primo piano troviamo Cola Montano, anziano umanista che educò ed ispirò i tre giovani, mentre è inginocchiato ai piedi della statua di Sant'Ambrogio, invocandone una preghiera perché li protegga (la statua, peraltro, non è mai esistita in quell'edificio sacro, ma fu inclusa dall'Hayez perché funzionale alla narrazione). I ragazzi, disposti diagonalmente lungo l'imponente basamento della scultura, stanno sfoderando i pugnali, pronti ad assalire il duca-tiranno, che avanza dalla folla dal fondo della navata. Nell'interpretazione hayeziana, inoltre, la chiesa di Santo Stefano è reinventata in forme romano-gotiche, mentre ai tempi del pittore l'architettura presentava un'ornamentazione barocca che ne aveva snaturato l'aspetto primitivo. È importante notare che nella Congiura dei Lampugnani Hayez sintetizzò idee e fermenti del suo tempo, sia dal punto di vista stilistico che da quello ideologico. La ricreazione - seppur fantasiosa - dell'antico assetto della chiesa di Santo Stefano avvenne probabilmente in risposta del concetto del restauro «in stile», volto a ripristinare quella condizione iniziale che caratterizzava gli edifici sin dalla nascita (il maggiore interprete di questa tendenza fu Eugène Viollet-le-Duc). Sotto il profilo ideologico, invece, la tela attinse dai ribollenti umori d'inizio Ottocento, caricandosi di un provocatorio slancio glorificativo del «mito della gioventù carbonara»: l'ideologia risorgimentale, pertanto, traspare qui in formule espressive sì opache, ma decisamente evidenti.
Ezio Auditore è un personaggio immaginario, protagonista dei videogiochi Assassin's Creed II, Assassin's Creed: Brotherhood, Assassin's Creed: Revelations, dello spin-off Assassin's Creed II: Discovery e del cortometraggio Assassin's Creed: Embers.
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