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Autore principale: Padoan, Gianni
Giovanni Battista Padoan, noto come Gianni Padoan (Velletri, 28 maggio 1927 – Lecco, 5 aprile 1995), è stato uno scrittore ed etologo italiano. Pubblicò più di cento romanzi tradotti in decine di lingue, tra cui inglese, francese, tedesco, spagnolo, olandese, ungherese e giapponese. Nel 1980 ottenne il "Libro d'oro", destinato, di anno in anno, agli scrittori che raggiungono il milione di copie vendute. Tra i numerosi premi, tre Bancarellini e due Premi Castello. Dal suo libro Tottoi in Giappone è stato realizzato un fortunato cartone animato. Padoan curò l'adattamento letterario italiano degli episodi della serie televisiva inglese di culto Spazio 1999. L'Unesco lo designò fra i dieci migliori scrittori per ragazzi di tutto il mondo.Gianni Padoan, che ha scritto e condotto per la Rai numerosi programmi e sceneggiati radiofonici, ai suoi esordi collaborò a diverse testate giornalistiche e riviste specializzate in storia, tra cui "Storia Illustrata" e "Historia". Visse per anni in tenda e in roulotte, in Grecia e nel Parco nazionale d'Abruzzo, dove studiò il comportamento dei lupi. Sulla sua biografia, nella quarta di copertina di uno degli ultimi libri, fece scrivere: "Non vanta radici e fa il possibile per non metterne. Ha realizzato i suoi ideali di vita cancellando dalla sua realtà esistenziale anche 'la casa' e tutto ciò che le 'quattro mura' comportano". Morì a Lecco all'età di sessantasette anni: era padre della scrittrice Daniela Padoan, con la quale scrisse alcuni degli ultimi libri.
Giorgio Padoan (Venezia, 19 dicembre 1933 – Venezia, 29 aprile 1999) è stato un filologo e critico letterario italiano. Professore ordinario di letteratura italiana presso l'Università Ca' Foscari di Venezia, è stato uno tra i più accreditati studiosi contemporanei di Dante, Boccaccio, Ruzante, Goldoni e della commedia rinascimentale, in specie veneta (esemplare l'edizione critica de La Venexiana). Dotato di forte personalità, di indomita tempra intellettuale, di non comune rigore scientifico, per i suoi vastissimi interessi letterari è stato definito da Vittore Branca, suo maestro, l'ultimo degli italianisti.
Manlio Cancogni (Bologna, 16 luglio 1916 – Marina di Pietrasanta, 1º settembre 2015) è stato uno scrittore, giornalista e insegnante italiano.
Il fascismo è stato un movimento politico nato in Italia all'inizio del XX secolo, ad opera del politico, giornalista e futuro dittatore Benito Mussolini. Alcune delle dottrine e delle pratiche elaborate e adottate dal fascismo italiano si sono diffuse in seguito, anche se con caratteristiche differenti, in Europa e in altri paesi del mondo. Si caratterizzò come un movimento nazionalista, autoritario, autocratico e totalitario; l'ideologia sottesa a tale movimento è stata interpretata allo stesso tempo come rivoluzionaria e reazionaria; in particolare, il fascismo si autodefiniva, ed è considerato da alcuni, come alternativo al capitalismo liberale. Sul piano ideologico fu populista, collettivista, statalista, fautore della funzione sociale della proprietà privata e della divisione della società in classi. Trovò i suoi precursori, negli anni precedenti alla prima guerra mondiale, nel movimento artistico del futurismo - il cui ispiratore, Filippo Tommaso Marinetti, aderì successivamente al movimento di Mussolini -, nel decadentismo di D'Annunzio e in numerosi altri pensatori e azionisti politici nazionalisti che si ritrovarono nella rivista Il Regno (Giuseppe Prezzolini, Luigi Federzoni, Giovanni Papini), molti dei quali militarono in seguito nelle file fasciste. Importante fu anche il contributo di correnti di pensiero della sinistra non marxista, quali il sindacalismo rivoluzionario, ispirato alla dottrina del pensatore francese Georges Sorel. Una spinta decisiva alla nascita del fascismo è dovuta anche al fenomeno, conseguenza della prima guerra mondiale, dell'arditismo e del reducismo. La critica storica di alcuni studiosi come Piero Calamandrei o Paolo Alatri esita tuttavia ad attribuire una base ideologica al movimento fascista connotato, specie fra il 1920 e il 1924, da diverse filosofie operative, con repentini e opportunistici cambiamenti di impostazione politica tali da negare di per se stessi l'esistenza di una dottrina unitaria al movimento prima e al partito poi. Dopo la fine della seconda guerra mondiale si sono sviluppate una serie di correnti che si rifanno all'ideologia, definite come neofascismo; tuttavia, la natura prevalente del movimento è tuttora oggetto di dibattito. L'apologia del fascismo ad oggi nell'ordinamento giuridico italiano è un reato.
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