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Pubblicazione: Taranto : Scorpione, 2010
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
L'omicidio di Marta Russo, noto anche come delitto della Sapienza, avvenne all'interno della città universitaria della Sapienza di Roma il 9 maggio 1997, quando la ragazza, studentessa ventiduenne di giurisprudenza, fu gravemente ferita da un colpo di pistola, morendo cinque giorni dopo in ospedale.L'omicidio fu al centro di un complesso caso, oggetto di grande copertura mediatica alla fine degli anni novanta, sia per il luogo in cui era stato perpetrato, sia per la difficoltà delle prime indagini, che non riuscirono a delineare un movente, vertendo ad esempio tra ipotesi non confermate come lo scambio di persona, il "delitto perfetto" o il terrorismo, e infine lo sparo accidentale; è ricordato anche per l'intervento di personalità politiche, specie a causa dell'atteggiamento dei due pubblici ministeri, ritenuto da molti eccessivamente inquisitorio e che diede anche luogo a un breve procedimento per abuso d'ufficio e violenza privata.Nel 2003 fu condannato in via definitiva per il delitto, principalmente sulla base di una controversa testimonianza, un assistente universitario di filosofia del diritto, Giovanni Scattone, per omicidio colposo aggravato; un suo collega, Salvatore Ferraro, fu condannato limitatamente al reato di favoreggiamento personale; entrambi si sono sempre professati innocenti. Nella prima sentenza si specifica che Scattone avrebbe esploso un colpo per errore, maneggiando una pistola per motivi ignoti, forse per provare l'arma sparando contro un muro o senza sapere che fosse carica, e Ferraro lo avrebbe coperto, tacendo e portando via l'arma. Il delitto fu definito colposo anche perché Scattone non avrebbe potuto, dalla posizione in cui si sarebbe trovato, esplodere un colpo mirato, né avrebbe compiuto un'azione dolosa in presenza di tanti testimoni. Il terzo indagato, l'usciere dell'istituto e laureato in Legge Francesco Liparota, venne assolto dall'accusa di favoreggiamento dalla Cassazione, tramite annullamento senza rinvio. Tutti i numerosi altri indagati, principalmente per i reati di favoreggiamento, diffamazione o falsa testimonianza, furono assolti con formula piena in primo grado. Il caso di Marta Russo è finito negli anni per diventare uno dei misteri della cronaca nera italiana.
Cose che nessuno sa è un romanzo pubblicato nell'ottobre del 2011 da Alessandro D'Avenia.
Giovanni Scattone (Roma, 7 febbraio 1968) è un saggista italiano, noto per essere al centro del caso di cronaca dell'omicidio di Marta Russo, avvenuto all'Università La Sapienza nel 1997, del quale fu riconosciuto colpevole con sentenza definitiva per omicidio colposo aggravato. Fu condannato nel 2003 a 5 anni e quattro mesi di reclusione per omicidio colposo e assieme a lui fu il collega di studi Salvatore Ferraro (anch'egli, come Scattone, assistente universitario alla cattedra di filosofia del diritto), riconosciuto colpevole di favoreggiamento. Entrambi hanno negato ogni addebito, affermando sempre la loro innocenza.
Il commissario Ricciardi è una serie televisiva italiana, trasposizione dell'omonima serie di romanzi di Maurizio de Giovanni, prodotta da Rai Fiction e Clemart, diretta da Alessandro D'Alatri e trasmessa in prima visione su Rai 1 dal 25 gennaio 2021.
L'esclusa è un romanzo di Luigi Pirandello, il cui titolo originario era Marta Ajala. Finito di scrivere nel 1893, fu pubblicato a puntate nel 1901 sulla rivista La Tribuna e, nel 1908, in volume. Pirandello lavora sullo sfondo tipico della letteratura del Verismo, ricca di dinamiche sociali ben descritte nei loro pregiudizi e nelle loro sanzioni; a questo, l'autore aggiunge una vicenda che rimanda ai paradossi del dramma esistenziale, del contrasto tra sostanza e apparenza. Dal romanzo emerge anche il relativismo conoscitivo, ovvero l'impossibilità, per ogni individuo, di avere una visione oggettiva della realtà; infatti, la donna è convinta che la scelta del marito di cacciarla di casa sia una scelta errata (perché, appunto, innocente), di contro il marito è fermamente certo che cacciare di casa la moglie adultera sia la cosa migliore (almeno in un primo momento, poi sarà afflitto dai sensi di colpa e tenterà di farla ritornare). È quindi evidente che entrambi i personaggi sono certi di possedere la verità, dimostrando l'inesistenza di una realtà oggettiva univoca e veritiera. Inoltre, il romanzo "gira" attorno ad un motto in latino: "NIHIL-MIHI-CONSCIO" (presente alla fine di quasi tutte le lettere dell'Alvignani), ispirato ad un'espressione presente nelle Epistole di Orazio, che letteralmente significa: «Non mi rimprovero di nulla, non ho rimorso di nulla».
Taranto (; Tarde - AFI: [ˈtardə] - in dialetto tarantino) è un comune italiano di 189 823 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia, in Puglia, situato sull'estremità nord occidentale della regione storico-geografica denominata Salento, nonché sull'estremità orientale della zona costiera denominata Arco ionico tarantino. Fu fondata dagli Spartani nell'VIII secolo a.C. col nome di Taras. La città, grazie alla sua posizione strategica al centro dell'omonimo golfo, alla fertilità del suo territorio e al commercio, divenne la più importante Polis della Magna Grecia e una tra le città di maggior rilievo in tutto il mondo antico, affermandosi come un fiorente centro culturale, economico e militare, che diede i natali a intellettuali del calibro di Archita, Aristosseno, Livio Andronico, Leonida ed Eraclide di Taranto nonché ad atleti le cui gesta divennero leggendarie in tutto il mondo greco, come Icco e il cosiddetto Atleta di Taranto. All'apice del suo sviluppo, raggiunse l'egemonia sulle altre colonie greche del Sud Italia e venne scelta come sede della lega italiota. Fu l'ultima città magnogreca a cadere in seguito all'espansione di Roma, non prima di aver ingaggiato con essa le cosiddette guerre pirriche, un conflitto durato 5 anni. Pur sconfitta, continuò a esercitare una grandissima influenza culturale sul resto dell'Italia meridionale e sulla stessa Roma, entrando a far parte dell'immaginario collettivo del tempo come luogo contraddistinto da opulenza e da ingenti bellezze naturali, celebrate da Orazio e numerosi altri autori. Nel periodo normanno, divenne capitale del Principato di Taranto, che durante i suoi 377 anni di storia arrivò a comprendere la quasi totalità del Salento. Taranto dà il nome alla specie Lycosa tarantula (ragno lupo), un tempo molto comune nelle campagne locali, cui si devono i termini tarantella e tarantismo, nonché la parola tarantola, usata oggi per indicare i noti ragni della famiglia Theraphosidae. È soprannominata la Città dei due mari, per la sua peculiare posizione a cavallo di mar Grande e mar Piccolo. Nel primo, nei pressi delle Isole Cheradi, antistanti la città, vive e prospera una storica popolazione di delfini e altri cetacei; nel secondo è praticata da secoli e in larga scala la mitilicoltura, i cui prodotti sono noti a livello mondiale per la loro unicità. La città è sede dell'Arsenale marittimo della Marina Militare, dell'Ilva, uno tra i maggiori complessi industriali d'Europa per la produzione dell'acciaio, e del Museo archeologico nazionale MArTA, che è tra i musei più importanti d'Italia.
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