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Autore principale: Calossi, Leonardo
Pubblicazione: Firenze : Falciani, 2002
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
L'Olocausto in Italia (la Shoah italiana) si colloca all'interno di un fenomeno di genocidio di ben più vaste proporzioni che attraverso misure di persecuzione razziale e politica di pulizia etnica, messe in atto dal regime nazista del Terzo Reich e dai loro alleati tra il 1933 e il 1945, portò alla discriminazione e quindi all'eliminazione fisica di 15-17 milioni di vittime, tra cui 6 milioni di ebrei europei. Nel suo articolarsi la Shoah degli ebrei ha avuto in Italia tratti e sviluppi originali, svolgendosi in due fasi distinte. Il periodo tra il settembre 1938 e il 25 luglio 1943 fu il periodo in cui in Italia si attuò la “persecuzione dei diritti degli ebrei” (e di altre minoranze etniche) sotto il regime fascista, cui seguì la “persecuzione delle vite degli ebrei”, dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, sotto l’occupazione tedesca e la Repubblica sociale italiana. Circa 7.500 ebrei italiani persero la vita; ovvero il 13% dei 58.412 cittadini italiani di "razza ebraica o parzialmente ebraica" censiti nel 1938. Dopo i primi rastrellamenti ad opera dell'esercito tedesco, a partire dal 30 novembre 1943 la responsabilità primaria degli arresti e delle deportazioni ricade sulla polizia repubblicana italiana, che perseguì questo scopo attraverso controlli di identità e delazioni remunerate, mentre i tedeschi si occuparono della gestione dei trasporti dal Campo di concentramento di Fossoli (o la Risiera di San Sabba) al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, luogo fisico degli eccidi. Gli ebrei perseguitati poterono però contare in Italia su una omertà diffusa e sull'attiva solidarietà non solo di singoli individui ma anche di organizzazioni clandestine di resistenza come la DELASEM e di settori significativi della Chiesa cattolica, solidarietà che si dimostrò capace di offrire una protezione efficace a migliaia di ricercati fino alla Liberazione o di favorire la loro emigrazione clandestina in Svizzera. Alle vittime ebree dell'Olocausto vanno aggiunti almeno 10.129 deportati politici italiani e i 40.000-50.000 Internati Militari Italiani che dopo l'8 settembre 1943 perirono nei campi di lavoro e di concentramento nazisti.
Le vittime dell'Olocausto sono state tutte quelle persone che vennero uccise a seguito delle misure di persecuzione razziale e politica, di pulizia etnica e di genocidio, messe in atto dal regime nazista del Terzo Reich e dai loro alleati, tra il 1933 e il 1945. Le principali vittime per numero furono i cittadini di religione ebraica, primo gruppo a essere perseguitato, causando per il quale si stima tra i cinque e i sei milioni di persone uccise dopo essere state deportate nei campi di concentramento dove vennero sottoposte a lavoro coatto e quindi sterminate. Oltre a queste, la persecuzione riguardò anche a tutti coloro come rom, disabili, omosessuali, slavi, dissidenti che, per motivi razziali o politici, condivisero la stessa sorte, essendo soggetti a programmi analoghi di sterminio e pulizia etnica, o a forme di persecuzione, sfruttamento e lavoro coatto che provocarono la morte di milioni di persone. Analogamente si definiscono i superstiti dell'Olocausto.
Il termine Olocausto indica, a partire dalla seconda metà del XX secolo, il genocidio di cui furono responsabili le autorità della Germania nazista e i loro alleati nei confronti degli ebrei d'Europa e, per estensione, lo sterminio di tutte le categorie di persone dai nazisti ritenute "indesiderabili" o "inferiori" per motivi politici o razziali. Oltre agli ebrei, furono vittime dell'Olocausto le popolazioni slave delle regioni occupate nell'Europa orientale e nei Balcani, e quindi prigionieri di guerra sovietici, oppositori politici, massoni, minoranze etniche come rom, sinti e jenisch, gruppi religiosi come testimoni di Geova e pentecostali, omosessuali e portatori di handicap mentali o fisici. Tra il 1933 e il 1945, furono circa 15-17 milioni le vittime dell'Olocausto, di entrambi i sessi e di tutte le età (senza riguardo per anziani e bambini), tra cui 5-6 milioni di ebrei. La parola "Olocausto" deriva dal greco ὁλόκαυστος (holòkaustos, "bruciato interamente"), a sua volta composta da ὅλος (hòlos, "tutto intero") e καίω (kàiō, "brucio") ed era inizialmente utilizzata ad indicare la più retta forma di sacrificio prevista dal giudaismo. L'Olocausto, in quanto genocidio degli ebrei, è identificato più correttamente con il termine Shoah (in ebraico: שואה?, lett. "catastrofe, distruzione") che ha trovato ragioni storico-politiche nel diffuso antisemitismo secolare. L'eliminazione di circa i due terzi degli ebrei d'Europa venne organizzata e portata a termine dalla Germania nazista mediante un complesso apparato amministrativo, economico e militare che coinvolse gran parte delle strutture di potere burocratiche del regime, con uno sviluppo progressivo che ebbe inizio nel 1933 con la segregazione degli ebrei tedeschi, proseguì, estendendosi a tutta l'Europa occupata dal Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale, con il concentramento e la deportazione e quindi culminò dal 1941 con lo sterminio fisico per mezzo di eccidi di massa sul territorio da parte di reparti speciali, e soprattutto in strutture di annientamento appositamente predisposte (campi di sterminio), in cui attuare quella che i nazisti denominarono soluzione finale della questione ebraica. L'annientamento degli ebrei nei centri di sterminio non trova nella storia altri esempi a cui possa essere paragonato, per le sue dimensioni e per le caratteristiche organizzative e tecniche dispiegate dalla macchina di distruzione nazista. Tuttavia, l'idea della "unicità della Shoah" in quanto incommensurabile e non confrontabile con ogni altro evento è assai discussa tra gli storici.
La storia della Germania è caratterizzata da una grande complessità, ed è strettamente dipendente dalla definizione politico-geografica che si vuole dare al termine stesso di "Germania". Per Gaio Giulio Cesare tutti i territori al di là del fiume Reno erano Germania, in contrapposizione alla Gallia che comprendeva i territori al di qua dello stesso fiume. In età antica dunque, la Germania era sostanzialmente un'espressione geografica che l'Impero romano non riuscì mai a dominare in maniera completa e definitiva. In particolare la disfatta di Publio Quintilio Varo nella foresta di Teutoburgo ad opera di una coalizione di tribù germaniche guidate dai Cherusci determinò la rinuncia romana alla conquista in profondità dei territori oltre il Reno.Dopo la caduta dell'Impero Romano, i Franchi riuscirono a sottomettere la maggior parte delle tribù germaniche occidentali. Quando nell'843 l'Impero Franco venne diviso tra gli eredi di Carlo Magno, la parte orientale del Sacro Romano Impero divenne il Regno dei Franchi orientali. Nel 962 Ottone I restaurò il Sacro Romano Impero, però senza la parte occidentale dell'impero Franco, cioè l'attuale Francia. Nel Medioevo i principi e duchi guadagnarono potere ai danni del potere imperiale. Gli imperatori venivano eletti dai principi ed incoronati dal Papa. Nel XVI secolo la Germania settentrionale abbracciò le teorie di Martin Lutero mentre la parte meridionale restò cattolica. I protestanti e i cattolici tedeschi si scontrarono duramente nella guerra dei trent'anni (1618-1648). La lunga guerra lasciò vaste aree della Germania spopolate. La Pace di Westfalia sancì il tramonto dell'ideale dell'impero universale, dando spazio invece al sistema degli stati. Dopo le guerre napoleoniche (1803-1815), la Germania iniziò ad intraprendere la strada della modernizzazione. In questo periodo fiorì la vita intellettuale e culturale tedesca. Il Regno di Prussia divenne una potenza continentale. Dopo i falliti moti rivoluzionari del 1848, l'unificazione venne raggiunta nel 1871 con la nascita dell'impero tedesco che però escludeva l'Austria. All'inizio del XX secolo, l'economia tedesca era la più ricca d'Europa. Acquisendo alcuni territori in Africa, in Asia e in Oceania, l'impero tedesco era in grado di contrastare la supremazia francese e britannica in campo coloniale. Nella Prima guerra mondiale, l'impero tedesco, affiancato da Austria-Ungheria e Impero Ottomano, combatté contro l'Impero russo ad oriente e contro la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti ad occidente. Uscita sconfitta dal conflitto, la Germania dovette subire un'umiliante trattato di pace nel 1919. Oltre a perdere le colonie d'oltremare e alcuni territori metropolitani, la Germania doveva pagare ingenti danni di guerra. L'imperatore Guglielmo abdicò e l'aristocrazia perdette gran parte delle sue prerogative, ma non il suo ascendente sull'esercito. La Repubblica di Weimar tentò di operare in uno Stato democratico. Dopo la Grande depressione i tedeschi iniziarono a perdere fiducia nel governo, iniziando a polarizzarsi, da una parte nell'estrema sinistra con i movimenti comunisti, dall'altra nel partito nazionalsocialista di Adolf Hitler. Nel 1933 Hitler riuscì a monopolizzare il potere e a imporre uno Stato totalitario. Anche se il regime di Hitler riuscì a migliorare l'economia tedesca, iniziò già subito a perseguitare le minoranze, soprattutto quella ebraica. La politica estera aggressiva di Hitler riuscì a conquistare facilmente l'Austria e la Cecoslovacchia, ma nello sforzo di conquistare la Polonia, provocò l'inizio della Seconda guerra mondiale. Dopo aver firmato un patto di non aggressione con l'Unione Sovietica, la Germania nazista riuscì a conquistare gran parte dell'Europa continentale, però non a sottomettere la Gran Bretagna. Dopo la fallita invasione dell'Unione Sovietica nel 1941, la Germania nazista iniziò ad indietreggiare su tutti i fronti. Gli alleati anglo-americani bombardarono gran parte delle città tedesche. Nel maggio 1945 la Germania nazista venne definitivamente sconfitta. Dopo aver perso ancora ampi territori in favore della Polonia e dell'Unione Sovietica, la Germania venne divisa in due stati: Repubblica Federale di Germania (RFG), Repubblica Democratica Tedesca (RDT). Dalle regioni orientali di Germania, iniziò l'esodo di milioni di tedeschi verso la RFG e, in misura minore, verso la RDT. A partire dagli anni 1950 la RFG iniziò a diventare una nazione prospera, mentre la RDT stentava ad uscire dalla crisi. Nel 1961 a Berlino venne innalzato il muro, che simboleggiò per quasi un trentennio, la divisione tra Est e Ovest. Nel 1989 il comunismo collassò, causando la fine della RDT; i territori dell'ex Germania comunista furono incorporati nella RFG. Il recupero economico dell'est fu più lento del previsto. Dopo la riunificazione, la Germania divenne sempre più integrata nell'Unione Europea. Nel 2002 la Germania abbandonò il marco tedesco per adottare l'euro.
Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell'Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell'Olocausto. Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
Per storia dell'Europa si intende convenzionalmente la storia dell'omonimo continente e dei popoli che l'hanno abitato e che lo abitano. In un'accezione più ristretta per storia dell'Europa si intende invece la storia dell'Unione europea, dalla creazione della Comunità economica europea con i trattati di Roma (1957) fino a oggi.
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