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Autore principale: Lala, Aditya Narain
Pubblicazione: [Livorno] : Sillabe, [1993]
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
La Cina è stata, nel corso della storia, culla e ospite di numerose tradizioni religiose e filosofiche. Il confucianesimo e il taoismo, oltre al buddhismo, costituiscono le cosiddette "tre dottrine", le quali hanno esercitato un ruolo importante nella storia e nella cultura cinese. Questi tre sistemi, e specialmente taoismo e confucianesimo, fungono da cornici della religione tradizionale cinese di sostrato, vale a dire il culto devoto agli dèi locali e agli antenati, la quale, tuttavia, non si esaurisce in essi e si svolge anzi per la maggior parte al di fuori di qualsiasi cornice dottrinale; essa è sempre stata — e continua ad essere — la religione della maggioranza della popolazione, imperniata sull'identità spirituale dei lignaggi gentilizi, dei luoghi e regioni, e della nazione cinese tutta, che, costituendo il nerbo di senso della struttura economico-sociale della civiltà cinese stessa, non richiede un'aderenza dogmatica esclusiva, il che permettendo la pratica o l'espressione di convinzioni personali e fedi diverse allo stesso tempo. Mentre il confucianesimo nel suo aspetto religioso coincide con la religione tradizionale del culto di dèi del luogo e antenati, il taoismo si è sviluppato come movimento ecclesiastico distinto dalla religione comune a partire dal I o II secolo. Il buddhismo venne introdotto nel I secolo e crebbe sino ad avere un forte impatto in Cina, che tutt'oggi conserva. Alcuni studiosi preferiscono non utilizzare il termine "religione" in riferimento ai sistemi di credenze cinesi, per via delle difficoltà ermeneutiche che tale termine di origine occidentale ingenera quando lo si usa per definire quelle che sono meglio definibili come "pratiche culturali/cultuali" e "sistemi di pensiero" della tradizione cinese. Lo stato cinese odierno riconosce ufficialmente cinque "religioni dottrinali" (zongjiao), gestite attraverso istituzioni burocratiche centralizzate: il buddhismo, il taoismo, il protestantesimo, il cattolicesimo e l'islam. La religione tradizionale in tutte le sue forme, che non è considerata una "dottrina" (zongjiao) ma piuttosto un insieme di "credenze native" (minjian xinyang), non centralizzata a livello burocratico, gode di libertà. Secondo statistiche riferite al 2010 il 70% dei Cinesi praticava la religione tradizionale, incluso un 13% che praticava culti tradizionali in una cornice dottrinale o rituale taoista o religioni popolari influenzate dal taoismo, mentre coloro che si identificavano solo come "taoisti" iniziati erano lo 0,8% (l'appellativo di "taoista" in Cina è tradizionalmente riservato ai soli sacerdoti/maestri taoisti o a coloro che intraprendono un discepolato diretto sotto la guida di questi ultimi, non è tradizionalmente esteso alle moltitudini dei seguaci laici). Gli aderenti al buddhismo erano il 14%, e di questi i buddhisti formalmente iniziati formavano l'1,3%. I cristiani erano il 2,4%, dei quali il 2,2% erano protestanti e lo 0,2% cattolici. I musulmani erano l'1,7%. Il restante 13% della popolazione non era religioso (era ateo, agnostico o non aveva dichiarato alcuna preferenza). Il confucianesimo come designazione religiosa è popolare tra gli intellettuali, anche se esistono vari movimenti popolari di matrice confuciana. Statistiche riferite a studi condotti nel 2014, riportano una quota lievemente maggiore di buddhisti (16%), mentre la percentuale di affiliati alle altre religioni è pressoché identica a quella rilevata nel 2010.In aggiunta a queste religioni, sono presenti varie religioni indigene delle minoranze etniche che abitano alcune regioni della Cina, e un numero non quantificato di aderenti a una varietà di nuove religioni di salvazione sorte principalmente dall'alveo della religione tradizionale cinese. Queste ultime rappresentano forme organizzate intorno a una dottrina coerente con la religione tradizionale (minjian zongjiao); tra di esse si annovera, per esempio, lo weixinismo. In Cina sono anche presenti varie organizzazioni religiose proibite dal governo quali "dottrine maligne", "eretiche", "irregolari" o "demoniache" (xiejiao) in quanto percepite come contrarie alla morale e all'ordine pubblico, alla tradizione religiosa normale, e all'autorità dello stato.
Mircea Eliade (IPA: [ˈmirt͡ʃe̯a eliˈade]) (Bucarest, 13 marzo 1907 – Chicago, 22 aprile 1986) è stato uno storico delle religioni, antropologo, scrittore, filosofo, orientalista, mitografo, saggista e accademico rumeno. Uomo di grande cultura, assiduo viaggiatore, parlava e scriveva correntemente otto lingue: rumeno, francese, tedesco, italiano, inglese, ebraico, persiano e sanscrito.
Lo shintō, scintoismo o shintoismo è una religione di natura politeista e animista nativa del Giappone. Prevede l'adorazione dei "kami", cioè divinità, spiriti naturali o semplicemente presenze spirituali. Alcuni kami sono locali e possono essere considerati come gli spiriti guardiani di un luogo particolare, ma altri possono rappresentare uno specifico oggetto o un evento naturale, come per esempio Amaterasu, la dea del Sole. Il Dio delle religioni monoteiste occidentali in giapponese viene tradotto come kami-sama (神様?). Talvolta anche le persone illustri, gli eroi e gli antenati divengono oggetto di venerazione post mortem e vengono deificati e annoverati tra i kami. La parola Shinto ha origine nel VI secolo, quando divenne necessario distinguere la religione nativa del Giappone da quella buddista di recente importazione, prima di quell'epoca non pare esserci stato un nome specifico per riferirsi ad esso. Shinto è formato dall'unione dei due kanji: 神 shin che significa "divinità", "spirito" (il carattere può essere anche letto come kami in giapponese ed è a sua volta formato dall'unione di altri due caratteri, 示 "altare" e 申 "parlare, riferire"; letteralmente ciò che parla, si manifesta dall'altare. 申 ne determina anche la lettura) e 道 tō in cinese Tao ("via", "sentiero" e per estensione; in senso filosofico rende il significato di pratica o disciplina come in Judo o Karatedo o ancora Aikidō). Quindi, Shinto significa letteralmente "via del divino". In alternativa a Shinto, l'espressione puramente giapponese — con il medesimo significato — per indicare lo Shintoismo è Kami no michi. Il termine "shintō" viene adoperato anche per indicare il corpo del nume, ovvero la reliquia presso cui il kami partecipa materialmente (per esempio una spada sacra). Nella seconda metà del XIX secolo, nel contesto del Rinnovamento Meiji fu elaborato lo Shinto di Stato (国家神道 Kokka Shintō?), che mirava a dare un supporto ideologico e uno strumento di controllo sociale alla classe dirigente giapponese, e poneva al centro la figura dell'imperatore e della dea Amaterasu, progenitrice della stirpe imperiale. Lo Shinto di Stato fu smantellato alla fine della seconda guerra mondiale, con l'occupazione del Giappone. Alcune pratiche ed insegnamenti shintoisti che durante la guerra erano considerati di grande preminenza ora non sono più insegnati o praticati mentre altri rimangono grandemente diffusi come pratiche quotidiane senza però assumere particolari connotazioni religiose, come l'Omikuji (una forma di divinazione).
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