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Titolo uniforme: Poesia per gioco
Autore principale: Pozzi, Giovanni, 1923-2002
La linguistica è lo studio scientifico del linguaggio verbale umano e delle sue strutture. Essa include lo studio della grammatica, della fonetica, della morfologia, del lessico, della sintassi e della testualità. È una disciplina scientifica, in quanto si basa su approcci empirici e oggettivi. Un linguista è una persona specializzata in linguistica.
La poesia (dal greco ποίησις, poiesis, con il significato di "creazione") è una forma d'arte che crea, con la scelta e l'accostamento di parole secondo particolari leggi metriche, un componimento fatto di frasi dette versi, in cui il significato semantico si lega al suono musicale dei fonemi. La poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere concetti e stati d'animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa, in cui le parole non sottostanno alla metrica. La lingua nella poesia ha una doppia funzione: - Vettore di significati - con contenuti sia informativi sia emotivi; - Vettore di suoni. Per svolgere efficacemente questa duplice funzione, la sintassi e l'ortografia possono subire variazioni rispetto alle norme dell'Italiano neostandard (le cosiddette licenze poetiche) se ciò è funzionale (non solo esteticamente) ai fini della comunicazione del messaggio. A questi due aspetti della poesia se ne aggiunge un terzo quando una poesia, anziché essere letta direttamente, è ascoltata: con il proprio linguaggio del corpo e il modo di leggere, il lettore interpreta il testo, aggiungendo la dimensione teatrale della dizione e della recitazione. Nel mondo antico - ed anche in molte culture odierne - poesia e musica sono spesso unite, come accade anche nei Kunstlieder tedeschi, poesie d'autore sotto forma di canzoni accompagnate da musiche appositamente composte. Queste strette commistioni fra significato e suono rendono estremamente difficile tradurre una poesia in lingue diverse dall'originale, perché il suono e il ritmo originali vanno irrimediabilmente persi e devono essere sostituiti da un adattamento nella nuova lingua, che in genere è solo un'approssimazione dell'originale. Queste particolari criticità insite nella traduzione poetica determinano spesso un ampliamento del ruolo e delle competenze del traduttore anche in relazione alla progettualità e al lavoro editoriali nell'allestimento di raccolte e collane di poesia tradotta.
La stilistica, che propriamente è l'insieme dei mezzi stilistici propri di ciascuna lingua o degli stilemi (cioè di quegli elementi formali o linguistici che contraddistinguono le consuetudini scrittorie di un'opera o di uno scrittore) propri di ogni autore, si è costituita, all'inizio del secolo XX, come disciplina innovativa rispetto alla tradizione dei precedenti secoli. Essa è andata configurandosi in indirizzi improntati a differenti presupposti filosofici e tecniche d'indagine, diventando studio e analisi storico-critica delle risorse espressive e dei procedimenti stilistici di una lingua e, in particolare, di un periodo, di una scuola o di un autore. Il termine stilistica, che viene ricalcato dal tedesco "Stilistik", utilizzato nel 1837 da Simon Herling nel Theoretisch-Praktisches Lehrbuch der Stilistik (Manuale teorico-pratico di stilistica) si diffonde a partire dalla metà dell'Ottocento con il significato di "arte del comporre" e con questo significato sopravvive fino ad oltre la metà del XX secolo. Fino ai primi del Novecento tutto quanto rientrava nell'ambito della stilistica apparteneva alla retorica e si deve a Charles Bally (1905 e 1909) il nome della disciplina e la sua autonomia.
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