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Pubblicazione: [s.l.] : [s.n.], 1980
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Il manoscritto: come la riscoperta di un libro perduto cambiò la storia della cultura europea (titolo originale: The Swerve: How the World Became Modern) è un saggio storico di Stephen Greenblatt pubblicato nel 2011. Il saggio ricostruisce la scoperta, da parte dell'umanista fiorentino Poggio Bracciolini, di un manoscritto del De rerum natura, opera di cui da secoli si erano perse le tracce. Greenblatt sostiene che tale scoperta, favorendo la rinascita della corrente filosofica di Epicuro, sia all'origine del Rinascimento e quindi dell'evo moderno.
Per umanesimo si intende quel movimento culturale, ispirato da Francesco Petrarca e in parte da Giovanni Boccaccio, volto alla riscoperta dei classici latini e greci nella loro storicità e non più nella loro interpretazione allegorica, inserendo quindi anche usanze e credenze dell’antichità nella loro quotidianità tramite i quali poter avviare una "rinascita" della cultura europea dopo i cosiddetti "secoli bui" del Medioevo. L'umanesimo petrarchesco, fortemente intriso di neoplatonismo e tendente alla conoscenza dell'anima umana, si diffuse in ogni area della penisola (con l'eccezione del Piemonte sabaudo), determinando di conseguenza l'accentuazione di un aspetto della classicità a seconda delle necessità dei "protettori" degli umanisti stessi, vale a dire dei vari governanti. Nel giro del XV secolo, gli umanisti dei vari Stati italiani incominciarono a mantenere forti legami epistolari fra di loro, aggiornandosi riguardo alle scoperte compiute nelle varie biblioteche capitolari o claustrali d'Europa, permettendo alla cultura occidentale la riscoperta di autori e opere fino ad allora sconosciuti. Per avvalorare l'autenticità e la natura dei manoscritti ritrovati, gli umanisti, sempre sulla scia di Petrarca, favorirono la nascita della moderna filologia, scienza intesa a verificare la natura dei codici contenenti le opere degli antichi e determinarne la natura (cioè l'epoca in cui quel codice fu trascritto, la provenienza, gli errori contenuti con cui poter effettuare comparazioni in base alle varianti). Dal punto di vista delle aree d'interesse in cui alcuni umanisti si concentrarono maggiormente rispetto ad altre, poi, si possono ricordare le varie "ramificazioni" dell'umanesimo, passando dall'umanesimo filologico all'umanesimo filosofico. L'umanesimo, che trovò le sue basi nelle riflessioni dei filosofi greci sull'esistenza umana e in alcune opere tratte anche dal teatro ellenico, si avvalse anche dell'apporto della letteratura filosofica romana, in primis Cicerone e poi Seneca. Benché l'umanesimo propriamente detto sia stato quello italiano e poi europeo che si diffuse nel XV e in buona parte del XVI secolo (fino alla Controriforma), alcuni storici della filosofia utilizzarono questo termine anche per esprimere certe manifestazioni del pensiero all'interno del XIX e del XX secolo.
Per umanesimo romano si intende la declinazione geografica dell'umanesimo presso la Curia romana nel corso del XV secolo. Caratterizzato da un marcato cosmopolitismo, l'umanesimo romano vide la sua acme culturale a metà del '400, sotto i pontificati di Niccolò V (1447-1455) e di Pio II (1458-1461), allorquando umanisti del calibro di Lorenzo Valla, Poggio Bracciolini, Nicola Cusano e Leon Battista Alberti vissero nella città di Roma.
Il Tractatus de translatione imperii è una delle cosiddette opere minori di Marsilio da Padova. Un'opera che niente aggiunge alla fama derivata a Marsilio dal Defensor pacis anche se ebbe una certa diffusione in Europa. Nel secolo XV era studiato a Erfurt, a Vienna, a Monaco oltre che in Italia, testimoniando l'interesse per la cultura italiana che vede Marsilio assieme a Francesco Petrarca, Coluccio Salutati, Giovanni Boccaccio, Poggio Bracciolini, Guarino ed altri anche minori. Si può considerare questo trattato come una storia sintetica dell'Impero dalla fondazione di Roma fino al secolo XIV. Il trattato di scarso valore storico e giuridico è, per altri versi, interessante in quanto ci aiuta a capire alcuni punti oscuri della dottrina politica marsiliana: l'abbandono della fede nei miracoli, la ricerca delle cause degli eventi nelle forze e nelle azioni sociali e politiche dei popoli e dei loro capi.
Giorgio di Trebisonda, (o da Trebisonda) detto il Trapezunzio (Candia, 3 aprile 1395 – Roma, tra il 1472 e il 1473), è stato un filosofo e umanista bizantino. Giocò un ruolo importante nella diffusione della lingua greca in Italia e nella traduzione diretta dei classici greci. In filosofia contribuì in modo incisivo, anche se non ortodosso, al dibattito tra platonismo e aristotelismo. Acuto, brillante, colto, grande oratore ma "la folle sua presunzione lo trasse ad abusare spietatamente di questi insigni doni della fortuna così, che non di rado fu ridotto all'infelicità, all'inopia, all'esilio".
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