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Autore principale: Musso, Rinaldo Erre
Pubblicazione: Poggibonsi : Lalli, stampa 1992
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese:
Il ligure (in ligure zeneize /ze'nejze/, codice ISO 639-3 lij) è una lingua romanza tradizionalmente associata a quelle galloitaliche (piemontese, lombardo, emiliano e romagnolo), nonostante si discosti da queste per una serie di caratteristiche. La denominazione di «ligure» è stata adottata a livello scientifico come termine che coinvolgesse l'intero contesto regionale, sebbene tale scelta abbia generato qualche confusione con l'antica lingua dei Liguri preromani. La denominazione in uso per le varietà romanze della Liguria corrisponde in realtà al "genovese" fin dal XIV secolo, con riferimento all'etnonimo relativo agli abitanti della Repubblica di Genova. Tale denominazione risulta ancor oggi maggioritaria fra gli stessi parlanti, in alternativa alla quale ciascuna varietà può essere denominata con il gentilizio riferito al centro corrispondente. Il ligure deve ritenersi una lingua regionale o minoritaria ai sensi della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie che, all'articolo 1 afferma che per "«lingue regionali o minoritarie» si intendono le lingue... che non sono dialetti della lingua ufficiale dello Stato". È inoltre censito dall'UNESCO (Atlante mondiale delle lingue in pericolo) tra le lingue meritevoli di tutela.
Genova fu per circa otto secoli capitale dell'omonima Repubblica, che comprendeva la quasi totalità della Liguria, la Corsica (poi ceduta alla Francia nel 1768), parte dell'oltregiogo piemontese e l'isola di Capraia. Per circa cinque secoli fiorirono in tutto il bacino Mediterraneo i possedimenti genovesi, ora con carattere di empori o basi commerciali, ora come vere e proprie colonie, dipendenti direttamente dalla Repubblica, dal Banco di San Giorgio o da privati cittadini.
I Longobardi furono una popolazione germanica, protagonista tra il II e il VI secolo di una lunga migrazione che la portò dal basso corso dell'Elba fino all'Italia. Il movimento migratorio ebbe inizio nel II secolo, ma soltanto nel IV l'intero popolo avrebbe lasciato il basso Elba; durante lo spostamento, avvenuto risalendo il corso del fiume, i Longobardi approdarono prima al medio corso del Danubio (fine V secolo), poi in Pannonia (V secolo), dove consolidarono le proprie strutture politiche e sociali, si convertirono parzialmente al cristianesimo ariano e inglobarono elementi etnici di varia origine, principalmente germanici. Entrati a contatto con il mondo bizantino e la politica dell'area mediterranea, nel 568, guidati da Alboino, si insediarono in Italia, dove diedero vita a un regno indipendente che estese progressivamente il proprio dominio sulla maggior parte del territorio italiano continentale e peninsulare. Il dominio longobardo fu articolato in numerosi ducati, che godevano di una marcata autonomia rispetto al potere centrale dei sovrani insediati a Pavia; nel corso dei secoli, tuttavia, grandi figure di sovrani come Autari, Agilulfo (VI secolo), Rotari, Grimoaldo (VII secolo), Liutprando, Astolfo e Desiderio (VIII secolo) estesero progressivamente l'autorità del re, conseguendo un rafforzamento delle prerogative regie e della coesione interna del regno. Il Regno longobardo, che tra il VII e l'inizio dell'VIII secolo era arrivato a rappresentare una potenza di rilievo europeo, cessò di essere un organismo autonomo nel 774, a seguito della sconfitta subita a opera dei Franchi guidati da Carlo Magno. Nel corso dei secoli, i Longobardi, inizialmente casta militare rigidamente separata dalla massa della popolazione romanica, si integrarono progressivamente con il tessuto sociale italiano, grazie all'emanazione di leggi scritte in latino (Editto di Rotari, 643), alla conversione al cattolicesimo (fine VII secolo) e allo sviluppo, anche artistico, di rapporti sempre più stretti con le altre componenti socio-politiche della Penisola (bizantine e romane). La contrastata fusione tra l'elemento germanico longobardo e quello romanico pose le basi, secondo il modello comune alla maggior parte dei regni latino-germanici altomedievali, per la nascita e lo sviluppo della società italiana dei secoli successivi.
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