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Autore principale: Perrotta, Gennaro
Pubblicazione: [S.l. : s.n., 1937]
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
La pagina include la maggior parte dei frammenti dei lirici greci, vale a dire i poeti che hanno rappresentato nell'antica Grecia la lirica monodica e corale, l'elegia in distici, i giambografi e i compositori di epinici. Naturalmente, risulterebbe impossibile raggruppare tutta la mole di frammenti dei lirici greci dell'epoca arcaica (VII-V secolo a.C.), in un solo blocco, ma ci si limiterà a riportare, tradurre letteralmente, e a commentare sul confronto di edizioni critiche, e dal punto di vista contenutistico del messaggio del poeta, soltanto i frammenti più noti dei poeti, oltre ai testi giunti in versioni quasi del tutto integrali. Le edizioni principali di riferimento sono H.W. Smyth: Poeate Melici Graeci (1900), D.L. Page, Poeate Melici Graeci, Oxford, Claredon Press, 1962, M. Davies, Poetarum Melicorum Graecorum Fragmenta, E Typographeo Clarendoniano, 1991, M. L. West: The Poems and Fragments of the Greek Iambic, Elegiac, and Melics Poets (excluding Pindar and Bacchylides) Down to 450 B.C., Oxford University Press, 1999, e infine E.M. Voigt, Sappho et Alcaeus, Amsterdam: Polak & Van Gennep, 1971 per l'analisi specifica dei testi di Saffo e Alceo.
Irene Sarantapechaina d'Atene (in greco: Ειρήνη Σαρανταπήχαινα της Αθήνας, Irini Sarantapichena tis Athìnas; Atene, 752 circa – Lesbo, 9 agosto 803) è stata un'imperatrice bizantina, dal 797 all'802. Fu basilissa dei romei (Imperatrice d'Oriente) e ricevette l'appellativo di Ateniana (Εἰρήνη ἡ Ἀθηναία). Fin dalla sua incoronazione aspirò a regnare da sola sull'Impero. Dopo la morte del marito Leone IV, divenne reggente per l'erede Costantino VI, di appena nove anni, dal 780 al 790; in seguito governò assieme al figlio per poi detronizzarlo, farlo uccidere e ottenere così il potere assoluto sul trono di Bisanzio. Si autoproclamò "Autocrate dei Romani" (αὐτοκράτωρ Ῥωμαίων). Il fatto che il trono romano fosse occupato da una donna spinse il papa Leone III a considerare il trono romano vacante, nominando "Imperatore dei Romani" il re dei Franchi e dei Longobardi Carlo Magno, il giorno di natale dell'anno 800. Irene fu declassata dall'Occidente a "Imperatrice dei Greci", ella si rifiutò tuttavia sempre di cedere il titolo di imperatore a Carlo Magno, considerando l'incoronazione ad opera del pontefice un atto di usurpazione di potere. Di fatto regnò sull'Impero dal 780 all'802, anno in cui fu a sua volta deposta dal suo sovrintendente alle finanze (logothetēs tou genikou, greco: λογοθέτης τοῦ γενικοῦ), Niceforo I il Logoteta. Fu la prima e l'unica donna ad assumere anche il titolo imperiale maschile facendosi chiamare dai sudditi e citandosi in qualche documento ufficiale come basileus dei romei ("imperatore dei romani"): Zoe, Teodora ed Eudocia Macrembolitissa saranno "solo" imperatrici regnanti. Nell'864 fu canonizzata dal patriarca Fozio I di Costantinopoli; è venerata dalle Chiesa ortodossa come una santa col nome di Santa Irene la Giovane il 7 agosto. Non esistono ritratti coevi di Irene: le uniche sue effigi sono quelle impresse nelle monete coniate durante il suo regno.
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