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Titolo uniforme: Scritti e discorsi politici
Autore principale: Calamandrei, Piero
Pubblicazione: Firenze : La nuova Italia, 1966
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: it
Fa parte di: Opere politiche e letterarie di Piero Calamandrei
Comprende:
2: Discorsi parlamentari e politica costituzionale / Piero Calamandrei
1.1: Storia di dodici anni / Piero Calamandrei ; a cura di Norberto Bobbio
1.2: Storia di dodici anni / Piero Calamandrei ; a cura di Noberto Bobbio
Gli scritti e i discorsi di Enrico Berlinguer si differenziano in varie tipologie testuali, dai comizi agli interventi congressuali, dai rapporti agli organismi interni del Partito Comunista Italiano e delle organizzazioni internazionali fino alle interviste giornalistiche e agli articoli. In particolare della produzione che va da fine anni sessanta – inizio anni settanta (elezione a deputato e poi a vicesegretario e segretario del PCI) fino alla morte, avvenuta nel 1984, sono state edite numerose antologie. Lo stile oratorio di Berlinguer è stato oggetto di analisi sulle forme della comunicazione politica italiana e di uno studio che lo ha individuato come caso esemplare della retorica comunista nell'Italia repubblicana. Dal punto di vista linguistico, è stata sottolineata la sua tendenza a costruire testi strutturati in sequenze ordinate e logicamente distinte, la prosa pulita, l'assenza della ricerca di forme comunicative suasive per ottenere consenso. Il lessico del leader del PCI ha inoltre garantito un «forte lascito in parole o locuzioni (quali compromesso storico, eurocomunismo, austerità o questione morale) che a Berlinguer devono la loro nascita o almeno la loro fortuna nella lingua, nella storia e nella cultura politica del nostro Paese».
Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, conte di Cavour, di Cellarengo e di Isolabella, noto semplicemente come conte di Cavour o Cavour (Torino, 10 agosto 1810 – Torino, 6 giugno 1861), è stato un politico, patriota e imprenditore italiano. Fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, presidente del Consiglio dei ministri dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861. Nello stesso 1861, con la proclamazione del Regno d'Italia, divenne il primo presidente del Consiglio dei ministri del nuovo Stato e morì ricoprendo tale carica. Fu protagonista del Risorgimento come sostenitore delle idee liberali, del progresso civile ed economico, dell'anticlericalismo, dei movimenti nazionali e dell'espansionismo del Regno di Sardegna ai danni dell'Austria e degli stati italiani preunitari. In economia promosse il libero scambio, i grandi investimenti industriali (soprattutto in campo ferroviario) e la cooperazione fra pubblico e privato. In politica sostenne la promulgazione e la difesa dello Statuto albertino. Capo della cosiddetta Destra storica, siglò un accordo (Connubio) con la Sinistra con la quale realizzò diverse riforme. Contrastò apertamente le idee repubblicane di Giuseppe Mazzini e spesso si trovò in urto con Giuseppe Garibaldi, della cui azione temeva il potenziale rivoluzionario. In politica estera coltivò con abilità l'alleanza con la Francia grazie alla quale, con la seconda guerra di indipendenza, ottenne l'espansione territoriale del Regno di Sardegna in Lombardia. Riuscì a gestire gli eventi politici (sommosse nel Granducato di Toscana, nei ducati di Modena e Parma e nel Regno delle Due Sicilie) che assieme all'impresa dei Mille portarono alla formazione del Regno d'Italia.
Pietro Secchia (Occhieppo Superiore, 19 dicembre 1903 – Roma, 7 luglio 1973) è stato un politico e antifascista italiano, importante dirigente e storico memorialista del Partito Comunista Italiano.
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