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La scrittura è la fissazione di uno o più segni linguistici in una forma esterna più o meno durevole. Nelle scritture alfabetiche diventa rappresentazione grafica della lingua parlata, per mezzo di un insieme di segni detti grafemi che compongono qualsiasi sistema di scrittura inscindibilmente legato al rispettivo sistema di lettura. I grafemi denotano sovente suoni o gruppi di suoni. A differenza del linguaggio parlato che è presente naturalmente con strutture biologiche specifiche, la scrittura è un processo tecnologico non necessariamente presente in tutte le culture, resta comunque un modo fondamentale di comunicazione umana, ed è il mezzo finora più efficace per la conservazione e la trasmissione della memoria storica. In un senso più ampio, si definisce dunque scrittura ogni mezzo che permette la trasmissione durevole di informazioni, che sia o no rappresentazione grafica del parlato, come accade nelle scritture della musica, dell'algebra, della chimica, della cartografia e altri.
La Lineare A è uno dei due sistemi di scrittura utilizzati nell'isola di Creta prima del sistema di scrittura dei greci micenei detto Lineare B, insieme ai geroglifici cretesi. Durante il periodo minoico, prima del dominio miceneo, la Lineare A fu utilizzata come scrittura ufficiale nei palazzi e per i riti religiosi, mentre i geroglifici venivano utilizzati soprattutto sui sigilli. Questi tre sistemi di scrittura furono scoperti da Arthur Evans, che gli diede il nome utilizzato attualmente. Nel 1952, Michael Ventris scoprì che la Lineare B veniva usata per mettere per iscritto un dialetto greco, nota oggi come miceneo. Insieme ad altri utilizzò questa scoperta per decifrare la Lineare B, decifrazione tutt'oggi ampiamente accettata, anche se rimangono molti punti da chiarire. Il fallimento nel determinare la lingua trascritta con la Lineare A ha impedito lo stesso tipo di progresso fatto con la Lineare B nella sua decifrazione. Nonostante i due sistemi di scrittura - la Lineare A e la B - condividano alcuni dei simboli, se si usano le sillabe simili nei due sillabari si ottengono in Lineare A parole che non sono riconducibili a nessuna lingua nota. Questa lingua è stata chiamata "minoico" e corrisponde ad un periodo della storia cretese precedente a una serie di invasioni micenee intorno al 1450 a.C. La lineare A venne usata dapprima in tutta l'isola e con l'inglobamento da parte dei micenei solo in piccoli insediamenti dove questi non arrivarono, per essere infine sostituita dalla lineare B. Sembra che la Lineare A sia stata utilizzata come sillabario completo intorno al 1900–1800 a.C., anche se svariati segni apparvero già in precedenza. È possibile che la scrittura troiana rinvenuta da Heinrich Schliemann e un'iscrizione rinvenuta nella zona centrale di Creta, così come alcuni marchi su ceramica da el-Lahun in Egitto (XII dinastia), risalgano a un periodo precedente, circa 2100–1900 a.C., il quale è il periodo della costruzione dei primi palazzi.
La Lineare B fu un sistema di scrittura a carattere sillabico utilizzato dai Micenei per denotare graficamente la loro lingua, risultata essere una forma arcaica della lingua greca. Le prime testimonianze di questa scrittura si trovano su tavolette risalenti ai secoli XIV e XIII a.C. I primi testi in lineare B furono trovati da Evans nel 1900 nel Palazzo di Cnosso; altri esemplari furono rinvenuti a Pilo di Messenia, a Micene e a Tebe. La scrittura micenea derivò da quella minoica, il Lineare A, diffusa tra il XVII e il XV secolo a.C. La decifrazione della Lineare B si deve ad Alice Kober, Michael Ventris e John Chadwick, dalla metà degli anni '40 alle pubblicazioni del 1953. La Lineare B è scritta da sinistra a destra e conta circa 200 segni, dei quali una novantina sono segni sillabici con valore fonetico, mentre i rimanenti sono ideogrammi, con valore semantico. Esiste anche un sistema numerico decimale, costituito da linee verticali per le unità, orizzontali per le decine e cerchi per le centinaia. Si tratta di una scrittura arcaica e abbastanza rudimentale, che non evidenzia abbastanza bene i fenomeni fonetici del miceneo (tra l'altro, non registra la quantità vocalica). Il lineare B (e presumibilmente anche il lineare A che lo precede cronologicamente) era impiegato per scrivere su tavolette, oggetti, e (poco) nella glittica, ma presumibilmente questi erano solo alcuni dei suoi usi. Anzi, si può ipotizzare che fossero usi "minori", anche perché, con poche eccezioni, i documenti in lineare B sono riconducibili alla contabilità di palazzo e ad "appunti". Il supporto prediletto per la scrittura (commerciale e diplomatica) che supponiamo esistesse (oltre eventualmente alla poesia), presumibilmente non era la tavoletta d'argilla. Sappiamo che accanto a queste vi erano anche tavolette di legno cerato (probabilmente per i conti e usate come quaderni di scuola, come in epoca classica) perché alcune sono state trovate in alcuni naufragi. Alcuni studiosi (in particolare Louis Goddard e Paul Farure), notano come siano abbastanza frequenti in contesti micenei e minoici dei piccoli oggetti, simili a dei sigilli di argilla, che in Egitto si trovano associati a dei papiri, come "titoli". I papiri (o gli altri supporti deperibili) in Egitto si sono potuti conservare, in Grecia, per ragioni climatiche no. Inoltre Goddard evidenzia come il termine acheo (soprattutto nei dialetti ciprioti, più conservativi) per indicare "scrivere" non si riferisca (come, invece, in molte lingue medio-orientali, abituate a scrivere su tavolette d'argilla) all'area semantica dell'incidere o del premere, ma a quella dell'ungere e del pitturare. Il lineare, quindi, presumibilmente era soprattutto dipinto su supporti deperibili (in modo più simile alla cultura egizia che a quelle anatoliche e siraiche/cananee), e solo una piccolissima parte dei documenti scritti in Lineare B (e A) è quindi potuto sopravvivere fino a noi.
L'alfabeto latino, tecnicamente chiamato sistema di scrittura latino, è un insieme di grafi usato dalla maggior parte dei sistemi di scrittura del mondo, tra i quali l'alfabeto della lingua latina, l'alfabeto italiano e della maggior parte delle altre lingue romanze, l'alfabeto inglese, l'alfabeto turco, l'alfabeto vietnamita e molti altri sistemi di scrittura europei ed extra-europei, che lo hanno adottato durante il XX secolo. Alcuni di questi sistemi di scrittura usano una versione estesa del repertorio latino con l'aggiunta di diacritici o di grafi appositi.
Tifinagh (ⵜⵉⴼⵉⵏⴰⵖ, Tifinaɣ) è la scrittura dei tuareg, popolazione berbera del Sahara. La scrittura discende dalle più antiche forme di alfabeto libico-berbero, già attestate nelle iscrizioni libiche del I millennio a.C.; propriamente, tifinagh è il plurale di tafineqq, termine di uso più raro, che indica una sola lettera di tale alfabeto.
Con paleografia, neologismo nato nel XVIII secolo dal greco παλαιός (palaiós), "antico" e γραφή (grafé), "scrittura", si definisce lo studio delle caratteristiche e dell'evoluzione delle prime forme di scrittura. In particolare, essa consiste nella capacità di leggere, interpretare e datare testi manoscritti, e di saperne riconoscere l'autenticità. Originariamente disciplina ancillare legata esclusivamente alla filologia classica (e dunque allo studio di manoscritti medievali contenenti testi latini e greci), l'espansione degli studi ha portato all'elaborazione di branche relative allo studio di testi manoscritti appartenenti a qualsiasi sistema scrittorio di qualsiasi ambito cronologico: non esiste, dunque, una sola paleografia, ma tante paleografie quanti sono gli alfabeti oggetto di studio filologico. Il suo apporto alla Storia consiste nella decodifica dei documenti manoscritti utilizzati come fonte, sebbene gli oggetti diretti della disciplina siano le pratiche di scrittura e la storia del segno grafico indipendentemente dal suo contenuto. Oggetto della paleografia è stabilire il genere (secondo l'area di impiego: ad esempio notarile, libraria, cancelleresca) e il tipo (secondo la stilizzazione grafica: ad esempio, scrittura merovingica, beneventana o le altre stilizzazioni nazionali) delle varie scritture, oltre che la loro data e il loro luogo di provenienza: spesso tali concetti sono collegati, dal momento che un certo tipo di scrittura si sviluppa prevalentemente in un dato luogo geografico e in una data epoca, in un dato ambito d'impiego — solo in epoca moderna la grafia diventa un fatto personale, individuale, diverso per ogni scrivente. In epoca medioevale, centri di produzione grafica che queste caratteristiche consentono di individuare sono i cosiddetti scriptoria, che costituiscono elemento basilare nella ricostruzione storica della produzione culturale. La paleografia musicale si occupa del particolare tipo di "scrittura" costituito dalla notazione musicale, mentre la papirologia si occupa dei testi scritti su papiro, anziché su carta o pergamena. La paleografia musicale nacque a fine XIX secolo per mano dei monaci benedettini di Solesmes. Altre discipline ad essa correlate o che di essa si avvalgono sono la filologia, l'epigrafia, la codicologia, la diplomatica, l'archivistica.
La scrittura è la fissazione di uno o più segni linguistici in una forma esterna più o meno durevole. Nelle scritture alfabetiche diventa rappresentazione grafica della lingua parlata, per mezzo di un insieme di segni detti grafemi che compongono qualsiasi sistema di scrittura inscindibilmente legato al rispettivo sistema di lettura. I grafemi denotano sovente suoni o gruppi di suoni. A differenza del linguaggio parlato che è presente naturalmente con strutture biologiche specifiche, la scrittura è un processo tecnologico non necessariamente presente in tutte le culture, resta comunque un modo fondamentale di comunicazione umana, ed è il mezzo finora più efficace per la conservazione e la trasmissione della memoria storica. In un senso più ampio, si definisce dunque scrittura ogni mezzo che permette la trasmissione durevole di informazioni, che sia o no rappresentazione grafica del parlato, come accade nelle scritture della musica, dell'algebra, della chimica, della cartografia e altri.
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