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Autore principale: Savater, Fernando
I vizi capitali sono un elenco di inclinazioni profonde, morali e comportamentali dell'anima umana, spesso e impropriamente chiamati peccati capitali. Questo elenco di vizi (dal latino vĭtĭum, mancanza, difetto, ma anche abitudine deviata, storta, fuori dal retto sentiero) distruggerebbero l'anima umana, contrapponendosi alle virtù, che invece ne promuovono la crescita. Sono ritenuti "capitali" poiché più gravi, principali, riguardanti la profondità della natura umana. Impropriamente chiamati "peccati", nella morale filosofica e cristiana i vizi sarebbero in realtà causa del peccato, che ne è invece il suo relativo effetto.
In alcune religioni, si parla di peccato come di un atto in contrasto con la coscienza e con i principi riconosciuti dalla persona o dalla sua comunità religiosa. Esso produce uno stato di malessere che si può suddividere nel senso di colpa e nell'effetto negativo proprio causato dal peccato. In alcune religioni l'atto peccaminoso consiste generalmente nel superare, anche involontariamente, i limiti posti dalla sfera delle cose sacre e quella delle cose profane. In tale caso più che riprovevole moralmente, il peccato è considerato pericoloso perché può attirare sul peccatore e su tutta la comunità la maledizione della divinità offesa e perciò richiede una qualche sorta di espiazione affinché l'equilibrio turbato sia ristabilito. In altre religioni il peccato attiene alla sfera morale e alla volontà ed è strettamente individuale, sebbene possa avere anche delle ripercussioni sociali.
Record aggiornato il: 2025-09-14T02:51:10.495Z