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Titolo uniforme: Soldaten
Autore principale: Neitzel, Sönke ; Welzer, Harald
Pubblicazione: Milano : Garzanti, 2012
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Il nazionalsocialismo, chiamato anche nazismo, talvolta anche hitlerismo, è stata un'ideologia che ha avuto la propria massima diffusione in Europa, nella prima metà del XX secolo. Si caratterizza per una visione nazionalista del socialismo radicale, populista, statalista, collettivista, razzista e totalitaria. Nacque subito dopo la prima guerra mondiale in Germania. Il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP) sotto Adolf Hitler salì al potere nel 1933 trasformando il Reich tedesco nel periodo 1933-1945 in un totalitario "Stato Leader", la Germania nazista o Terzo Reich, ispirato completamente all'ideologia nazionalsocialista, all'antisemitismo, al nazionalismo tedesco e al pangermanismo. Con l'invasione della Polonia, nel 1939 innescò la seconda guerra mondiale. L'esperienza nazista come sistema di governo si è conclusa con la resa incondizionata dell'esercito tedesco in data 8 maggio 1945 e la vittoria militare delle contrapposte forze alleate. Il termine "nazionalsocialismo" ed il concetto di socialismo nazionale, preesistenti al 1919 da almeno un trentennio e di diverso e vario utilizzo, si videro confluire in quell'anno nel nome del DAP, Deutsche Arbeiterpartei, in realtà fondato nel 1903 in Austria, il cui nome venne riutilizzato da Hitler per poi rinominarsi nel 1920 appunto come NSDAP. Hitler ha definito i concetti di nazionalismo e socialismo in modo molto personale: il nazionalismo è citato come la devozione del singolo per la sua comunità nazionale, mentre il socialismo è descritto come una responsabilità della comunità nazionale per l'individuo. Sono state rintracciate dagli storici molte cause che avrebbero favorito l'ascesa del nazionalsocialismo; tra queste si rammenta la forte paura di una rivoluzione comunista che, data la pessima situazione economica instauratasi in Germania, era vista come imminente (in questo contesto si inserisce anche l'incendio del Reichstag). Una controrivoluzione preventiva (secondo le parole di Luigi Fabbri) era vista come una soluzione per evitare una rivoluzione comunista. Cionondimeno, la svolta autoritaria fu determinante nello scoppio della seconda guerra mondiale e generò un'impressionante quantità di morti e torture, forse superando quello che sarebbe successo con una rivoluzione comunista.
Approssimativamente 3 milioni di prigionieri di guerra tedeschi furono catturati dall'Unione Sovietica durante la Seconda guerra mondiale, la maggior parte dei quali durante le grandi avanzate dell'Armata rossa nell'ultimo anno della guerra. I prigionieri di guerra furono impiegati nei lavori forzati nell'economia di guerra sovietica e nella ricostruzione postbellica. Nel 1950 quasi tutti i prigionieri di guerra sopravvissuti furono rilasciati, con l'ultimo liberato nel 1956. Secondo gli archivi sovietici, 381 067 soldati della Wehrmacht morirono nei campi NKVD (356 700 di nazionalità tedesca e 24 367 di altre). Lo storico tedesco Rüdiger Overmans sostiene che sembra interamente plausibile, ma non provabile, che un milione di persone sono morte in custodia sovietica. Ritiene anche che vi erano uomini che morirono effettivamente come prigionieri di guerra sebbene siano stati elencati tra i missing in action (MIA).
Per storia dell'Europa si intende convenzionalmente la storia dell'omonimo continente e dei popoli che l'hanno abitato e che lo abitano. In un'accezione più ristretta per storia dell'Europa si intende invece la storia dell'Unione europea, dalla creazione della Comunità economica europea con i trattati di Roma (1957) fino a oggi.
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