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Autore principale: Atkinson, William Walker
Pubblicazione: Roma : Napoleone, 1971
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: it
Il Katha Upanishad (Sanscrito: कठोपनिषद् or कठ उपनिषद्) è uno dei mukhya Upanishads(testi sacri induisti), contenuto nelle ultime 8 sezioni del Katha della scuola Krishna Yajurveda. È anche conosciuto come Upanishad ed è il numero 3 nella lista dei 108 canoni Muktika. Il Katha Upanishad è formato da due capitoli (Adhyāyas), ognuno diviso in 3 sezioni (Vallis). Il primo Adhyaya è considerato essere di più antica origine rispetto al secondo. Upanishad è la leggendaria storia di un giovane ragazzo, Nachiketa - figlio di Sage Vajasravasa, che incontrò Yama (indiano dio della morte). La loro conversazione evolve in una discussione sulla natura dell'uomo, la conoscenza, Atman (Anima) e moksha (liberazione).La cronologia del Katha Upanishad non è chiara ed è spesso argomento di dibattito. Per i Buddisti infatti fu composto dopo i primi canoni buddisti (XV secolo a.c.). Per gli Induisti fu composto prima di tali testi nel 1 millennio a.c.Il Kathaka Upanishad è un antico ed importante corpus in Sanscrito della scuola Vedanta e un influente Śruti per le diverse scuole Induiste. Afferma che "Atman" (l'anima, il sé) esiste, insegna i precetti del "cerca la conoscenza di sé che è la più alta beatitudine", ed espone questa premessa come le altre Upanishad primarie dell'Induismo. L'Upanishad presenta idee che contrastano con l'Induismo con l'affermazione del Buddhismo secondo cui "l'anima, il sé non esiste" e il precetto del buddismo che si dovrebbe cercare "la vacuità" (Śūnyatā) che è la beatitudine più alta". Gli insegnamenti dettagliati di Katha Upanishad sono stati variamente interpretati, come Dvaita (dualistica) e come Advaita (non dualistica).È tra le Upanishad più studiate. Katha Upanishad fu tradotta in persiano nel XVII secolo, le cui copie furono poi tradotte in latino e distribuite in Europa. Max Müller e molti altri l'hanno tradotto. Altri filosofi come Arthur Schopenhauer la lodarono, Edwin Arnold la rese in versi come "Il segreto della morte", e Ralph Waldo Emerson utilizzò Katha Upanishad per la storia centrale alla fine del suo saggio "Immortality", così come nel suo poema "Brahma".
L'induismo (o, secondo la grafia preferita da alcuni indologi, hindūismo; tradizionalmente denominato Sanātanadharma, in sanscrito devanāgarī सनातनधर्म, lett. «legge/religione eterna») è una religione, tra le più diffuse al mondo, e quella tra esse con le origini più antiche; conta nella sola India, all'ultimo censimento per religione effettuato dal governo e datato 2011, 966 257 353 fedeli indù (o hindū), su una popolazione di 1 210 854 977 individui. Dare una definizione unitaria dell'Induismo è difficile, poiché esso – più che una singola religione in senso stretto – si può considerare una serie di correnti religiose, devozionali e/o metafisiche e/o teologico-speculative, modi di comportarsi, abitudini quotidiane spesso eterogenee, aventi sì un comune nucleo di valori e credenze religiose, ma differenti tra loro a seconda del modo in cui interpretano la tradizione e la sua letteratura religiosa, e a seconda di quale aspetto diviene oggetto di focalizzazione per le singole correnti.
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