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Pubblicazione: Firenze : Giunta regionale toscana ; Pisa : Pacini, 1987
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
La Repubblica Sociale Italiana (RSI), anche conosciuta come Repubblica di Salò, fu il regime, esistito tra il settembre 1943 e l'aprile 1945, voluto dalla Germania nazista e guidato da Benito Mussolini, al fine di governare parte dei territori italiani controllati militarmente dai tedeschi dopo l'armistizio di Cassibile. La sua natura giuridica è controversa: è considerata uno Stato fantoccio da gran parte della storiografia nonché dalla prevalente dottrina in materia di diritto internazionale; tuttavia alcuni storici e giuristi hanno problematizzato la portata di tale definizione, definendo la RSI un "governo insurrezionale" (quindi dotato di una propria soggettività) o comunque un ente dotato di un ordinamento con carattere originale e non derivato da quello della Germania. Lo stesso Mussolini era comunque consapevole che i tedeschi considerassero il suo regime alla stregua di uno Stato fantoccio. L'attuale ordinamento italiano non le riconosce alcuna legittimità; infatti nel decreto legislativo luogotenenziale 5 ottobre 1944, n. 249 sull'"Assetto della legislazione nei territori liberati" essa è definita «sedicente governo della repubblica sociale italiana». Pur rivendicando tutto il territorio del Regno d'Italia, la RSI esercitò la propria sovranità solo sulle province non soggette all'avanzata alleata e all'occupazione tedesca diretta. Inizialmente la sua attività amministrativa si estendeva fino alle province del Lazio e dell’Abruzzo, ritirandosi progressivamente sempre più a nord, in concomitanza con l'avanzata degli eserciti angloamericani. A nord, inoltre, i tedeschi istituirono due "Zone di operazioni" comprendenti dei territori che erano state parti dell'Impero austro-ungarico: le province di Trento, Bolzano e Belluno (Zona d'operazioni delle Prealpi) e le provincie di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana (Zona d'operazioni del Litorale adriatico), sottoposte rispettivamente ai Gauleiter tedeschi del Tirolo e della Carinzia, de facto anche se non legalmente governate dal Terzo Reich, tranne la Carniola che fu sottoposta ad un regime speciale. L'exclave di Campione d'Italia fu inclusa nella Repubblica solo per pochi mesi, prima di essere liberata grazie ad una rivolta popolare appoggiata dai carabinieri.La RSI fu riconosciuta da Germania, Giappone, Bulgaria, Croazia, Romania, Slovacchia, Ungheria, Repubblica di Nanchino, Manciukuò e Thailandia, vale a dire da paesi alleati alle potenze dell'Asse o con truppe dell'Asse presenti al loro interno. Finlandia e Francia di Vichy, pur navigando nell'orbita nazista, non la riconobbero. Relazioni ufficiose furono mantenute con Argentina, Portogallo, Spagna e, tramite agenti commerciali, anche con la Svizzera. La Città del Vaticano non riconobbe la RSI. La strutturazione giuridico-istituzionale della RSI sarebbe dovuta essere demandata a un'assemblea costituente, come richiesto dal congresso del PFR (14-16 novembre 1943). Si sarebbe dovuta instaurare una «repubblica sociale» in linea con i principi programmatici, a cominciare dalla «socializzazione delle imprese», tracciati nel documento noto come Manifesto di Verona e approvato durante i lavori congressuali. Mussolini preferì però rinviare la convocazione della Costituente al dopoguerra limitandosi a far approvare dal Consiglio dei ministri del 24 novembre la denominazione di RSI. L'avanzata angloamericana nella primavera del 1945 e l'insurrezione del 25 aprile 1945 determinarono la fine della RSI, la quale cessò ufficialmente di esistere con la resa di Caserta del 29 aprile 1945 (operativa dal 2 maggio) sottoscritta dagli Alleati con il Comando Tedesco Sud-Ovest anche a nome dei corpi militari dello Stato fascista in quanto quest'ultimo non riconosciuto dagli Alleati come valido e autonomo. Fondamenti ideologico-giuridico-economici della Repubblica Sociale Italiana furono il fascismo, il socialismo nazionale, il repubblicanesimo, la socializzazione, la cogestione, il corporativismo e l'antisemitismo.
Il miracolo economico italiano (anche detto boom economico) è un periodo della storia d'Italia, compreso tra gli anni cinquanta e sessanta del XX secolo, appartenente dunque al secondo dopoguerra italiano ovvero ai primi decenni della Prima Repubblica e caratterizzato da una forte crescita economica e sviluppo tecnologico dopo l'iniziale fase di ricostruzione.
Coop Italia è un sistema di cooperative italiane, il quale gestisce una rete di superette, supermercati ed ipermercati. Il marchio è attribuito alle cooperative di consumatori consociate a Coop Italia, a sua volta aderente alla Lega nazionale cooperative e mutue. I punti vendita Coop sono diffusi soprattutto nel Centro e nel Nord Italia, in modo molto consistente in Toscana e poi in Emilia Romagna. Pur essendo in aumento la presenza nel Sud e nelle Isole, il sistema non copre tutto il territorio nazionale. La finalità principale delle cooperative di consumatori consiste nell'acquistare e rivendere beni di qualità a prezzi vantaggiosi ai propri soci e, più in generale, ai consumatori al fine di tutelare il potere d'acquisto e la sicurezza alimentare, tra i principali obiettivi di Coop come anche la promozione in particolare degli alimenti biologici.Coop Italia, pur avendo nome e logo simili, non ha alcun rapporto societario con Coop Svizzera, né con la norvegese Coop Norge.
Lo statalismo è la tendenza ad attribuire allo Stato un ruolo molto forte nelle varie attività del Paese, soprattutto nel controllo dell'economia nazionale e nel possesso delle aziende. Il termine è anche usato in senso critico e polemico nei confronti di un'invadenza eccessiva da parte dello Stato in tutti i settori. L'opposizione allo statalismo è genericamente chiamata anti-statalismo. Diversi totalitarismi, come quello dell'Italia fascista o della Germania nazista, sono stati spesso descritti come statalisti, così come le varie forme di stato sociale. Il processo nel dare nelle mani dello Stato un'impresa privata viene definito nazionalizzazione o statalizzazione mentre il procedimento opposto è la privatizzazione. "Statalismo" nel suo significato etimologico significa "il sistema tendente allo Stato". Il termine è formato dal latino statu(m) ("Stato") e tre suffissi: -itas usato per formare nomi; questo dà statu(m) in latino (Stato); suffisso -aris usato per formare aggettivi; dà statalitario; -ismum, un suffisso di formazione tardiva che si riferisce all'idea di appartenenza a un gruppo o a un sistema di pensiero (per designare professioni o opinioni). In quanto "sistema tendente allo Stato", lo Statalismo può essere tradotto in "sistema politico in cui tutti i poteri sono concentrati nello Stato".
Le fonti di energia rinnovabile sono delle fonti energetiche ricavate da risorse che sono naturalmente reintegrate in una scala temporale umana, come la luce solare, il vento, la pioggia, le maree, le onde e il calore geotermico. L'energia rinnovabile fornisce spesso energia in quattro aree importanti: produzione di energia elettrica, riscaldamento/raffreddamento ad aria e acqua, trasporti e servizi energetici , tramite una rete di distribuzione.
La produzione in economia è l'insieme delle operazioni attraverso cui beni e risorse primarie (es. materie prime) vengono trasformati o modificati, con l'impiego di risorse materiali (es. macchine) e immateriali (ad es. energia e lavoro umano), in beni e prodotti finali a valore aggiunto in modo da renderli utili o più utili cioè idonei a soddisfare, in seguito alla loro distribuzione sul mercato, la domanda e il consumo da parte dei consumatori finali. Con costo di produzione di indica invece la somma del costo relativo ai fattori impiegati nella produzione di un bene economico. La definizione è applicabile pressoché a qualunque attività umana e non, in qualunque disciplina, anche non tecnica. A causa della generalità della sua definizione, il termine "produzione" assume sfumature diverse a seconda del tipo di risorse trattate, dei risultati ottenuti, e del contesto in cui è utilizzata. A livello macroeconomico al livello di produzione, che rappresenta l'offerta, è collegato il livello di consumo o domanda ed livello di occupazione. Produzione e consumo tendono all'equilibrio in risposta all'equilibrio tra domanda e offerta.
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