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Autore principale: Giacalone Ramat, Anna
Pubblicazione: Firenze : Le Monnier, 1962
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Marte è il quarto pianeta del sistema solare in ordine di distanza dal Sole; è visibile a occhio nudo ed è l'ultimo dei pianeti di tipo terrestre dopo Mercurio, Venere e la Terra. Chiamato pianeta rosso per via del suo colore caratteristico causato dalla grande quantità di ossido di ferro che lo ricopre, Marte prende il nome dall'omonima divinità della mitologia romana e il suo simbolo astronomico è la rappresentazione stilizzata dello scudo e della lancia del dio (; Unicode: ♂). Pur presentando temperature medie superficiali piuttosto basse (tra −120 e −14 °C) e un'atmosfera molto rarefatta, è il pianeta più simile alla Terra tra quelli del sistema solare. Le sue dimensioni sono intermedie tra quelle del nostro pianeta e quelle della Luna, e ha l'inclinazione dell'asse di rotazione e la durata del giorno simili a quelle terrestri. La sua superficie presenta formazioni vulcaniche, valli, calotte polari e deserti sabbiosi, e formazioni geologiche che vi suggeriscono la presenza di un'idrosfera in un lontano passato. La superficie del pianeta appare fortemente craterizzata, a causa della quasi totale assenza di agenti erosivi (principalmente, l’attività geologica, atmosferica e idrosferica) e dalla totale assenza di attività tettonica delle placche capace di formare e poi modellare le strutture tettoniche. La bassissima densità dell'atmosfera non è poi in grado di consumare buona parte delle meteore, che pertanto raggiungono il suolo con maggior frequenza che non sulla Terra. Tra le formazioni geologiche più notevoli di Marte si segnalano: l'Olympus Mons, o monte Olimpo, il vulcano più grande del sistema solare (alto 27 km); le Valles Marineris, un lungo canyon notevolmente più esteso di quelli terrestri; e un enorme cratere sull'emisfero boreale, ampio circa il 40% dell'intera superficie marziana.All'osservazione diretta, Marte presenta variazioni di colore, imputate storicamente alla presenza di vegetazione stagionale, che si modificano al variare dei periodi dell'anno; ma successive osservazioni spettroscopiche dell'atmosfera hanno da tempo fatto abbandonare l'ipotesi che vi potessero essere mari, canali e fiumi oppure un'atmosfera sufficientemente densa. La smentita finale arrivò dalla missione Mariner 4, che nel 1965 mostrò un pianeta desertico e arido, animato da tempeste di sabbia periodiche e particolarmente violente. Missioni più recenti hanno evidenziato la presenza di acqua ghiacciata.Intorno al pianeta orbitano due satelliti naturali, Fobos e Deimos, di piccole dimensioni e dalla forma irregolare.
Fobos (Φόβος, in lingua greca, indicato anche come Marte I) è il maggiore e il più interno dei due satelliti naturali di Marte (l'altro è Deimos). Scoperto il 18 agosto 1877 dall'astronomo statunitense Asaph Hall, è stato così nominato su suggerimento di Henry Madan dal personaggio della mitologia greca Fobos, uno dei figli di Ares e Afrodite.Orbita a meno di 6000 km dalla superficie di Marte, in 7 ore e 39 minuti. È il satellite naturale noto più vicino al proprio pianeta e completa tre orbite nel tempo che Marte impiega per ruotare su sé stesso; se osservato da Marte, sorge a ovest e tramonta a est. Pur così vicino al pianeta, con un diametro di circa 22 km, appare molto più piccolo della Luna vista dalla Terra.La sua origine e la sua composizione rimangono incerti, potrebbe essere un asteroide catturato oppure essersi formato contemporaneamente a Marte o poco dopo a causa di un impatto. È poco riflettente, ha forma irregolare e assomiglia a un asteroide carbonioso. Il cratere Stickney di 8 km di diametro è la caratteristica più prominente di Fobos, sebbene piuttosto peculiari risultino soprattutto le striature (grooves) che percorrono gran parte della superficie. Dagli anni settanta è stato oggetto di osservazioni ravvicinate da parte di sonde spaziali orbitanti attorno a Marte, che hanno permesso di chiarire alcuni dubbi sul suo aspetto, la sua composizione e la sua struttura interna.
Deimos (Δεῖμος, in lingua greca, indicato anche come Marte II) è il più piccolo ed esterno dei due satelliti naturali di Marte (l'altro è Fobos). In rotazione sincrona col pianeta, percorre un'orbita quasi circolare, assai prossima al piano equatoriale marziano, in 30,30 ore, periodo di poco superiore a quello di rotazione del pianeta rosso. Di forma irregolare, possiede un diametro medio di 12,4 km ed una massa stimata in 1,4762×1015 kg, con una densità media di 1,471×103 kg/m³. La sua composizione, ritenuta simile a quella degli asteroidi di tipo D e dei nuclei cometari estinti, pone serie difficoltà agli studiosi che cercano di spiegare la sua origine. Non risolvibile dalla Terra, se non come un punto luminoso, è stato oggetto di osservazioni ravvicinate nel corso dell'esplorazione spaziale del pianeta rosso. La sua superficie, fotografata quasi nella sua interezza, è ricoperta da uno spesso strato di regolite dal colore rossastro e presenta delle striature più chiare che si concentrano sui crinali dei piccoli altopiani e dei rilievi. Nonostante sia altamente craterizzata, appare in realtà molto liscia, avendo probabilmente subito un processo di degradazione sismica.Scoperto il 12 agosto 1877 dall'astronomo statunitense Asaph Hall, il satellite è stato così nominato su suggerimento di Henry Madan dal personaggio della mitologia greca Deimos, uno dei figli di Ares ed Afrodite.
La sequenza dei giorni della settimana presso gli ebrei (il popolo presso il quale quest'istituzione appare particolarmente antica e ricca di significato) era abbastanza semplice, poiché il nome dei giorni era dato da una cifra: giorno uno (domenica), giorno due (lunedì) ecc., fino al settimo giorno (il sabato), denominato shabbath che potrebbe derivare da una deformazione del numerale sette. Questa denominazione è in uso anche presso gli arabi che hanno però sostituito il venerdì con la denominazione giorno della preghiera in comunità. Anche la sequenza dei giorni della settimana denominati con nomi di astri e degli dei non è casuale come potrebbe apparire. Nasce, a quanto asserisce Cassio Dione, da studi degli egizi che poi sono stati divulgati e si sono affermati in tutta l'area del mar Mediterraneo e, oggi, in tutto il mondo. In Europa e nella norma internazionale ISO 8601 si inizia dal lunedì, mentre nel Nord America, e nei paesi arabi, il primo giorno è la domenica. Nel mondo romano il giorno che dava inizio alla sequenza era il sabato, il giorno di Saturno. E Saturno era il pianeta più lontano conosciuto a quell'epoca. Ma la sequenza è sempre la stessa che si usa ancora abitualmente. Secondo le nozioni astronomiche dell'antichità, i pianeti (ovvero tutti i corpi celesti dotati di moto apparente, compresi quindi anche il Sole e la Luna) erano disposti, dall'esterno all'interno, in quest'ordine: Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio, Luna. Come è possibile notare, la sequenza è del tutto differente da quella canonica dei giorni della settimana. Lo stesso Cassio Dione fornisce però ben due metodi per spiegare la discrepanza fra la sequenza dei giorni e quella dei pianeti.
Secondo la tradizione ebraica e successivamente cristiana, gli angeli sono organizzati in una gerarchia di differenti ordini, detti nel medioevo cori angelici. Queste gerarchie consistono in entità intermedie tra Dio e gli uomini, in quanto collegano e descrivono il rapporto esistente fra l'assoluta trascendenza divina e la sua attività nel mondo.Lo Pseudo-Dionigi l'Areopagita, nel libro De coelesti hierarchia, indica alcuni passaggi del Nuovo Testamento, nello specifico la Lettera agli Efesini e la Lettera ai Colossesi, sulla cui base costruire uno schema di tre gerarchie, sfere o triadi di angeli, ognuna delle quali contiene tre ordini o cori. In decrescente ordine di potenza esse sono: Prima gerarchia: Serafini, Cherubini, Troni. Seconda gerarchia: Dominazioni, Virtù, Potestà. Terza gerarchia: Principati, Arcangeli, Angeli.A partire da antiche tradizioni misteriche, ogni gerarchia era identificata inoltre con una delle orbite degli astri, dalle quali proveniva un coro, un'armonia recondita conosciuta come «musica delle sfere».
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