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Serie: Iquaderni del Centro Enrico Avanzi dell'Università di Pisa
Serie: I quaderni del Centro Enrico Avanzi dell'Università di Pisa ; 3
Un tappeto persiano (in lingua persiana: قالی ايرانى qālī-ye īranī), anche noto come tappeto iraniano (فرش ايرانى farsh, dal significato "stendere"), è un tessuto pesante, fatto per un'ampia varietà di scopi utilitaristici e simbolici, prodotto in Iran (storicamente noto come Persia), per uso domestico, vendita locale ed esportazione. La tessitura dei tappeti è una parte essenziale della cultura e dell'arte iraniana. All'interno del gruppo di tappeti orientali prodotti dai paesi della cosiddetta "cintura del tappeto", il tappeto persiano si distingue per la varietà ed elaboratezza dei suoi molteplici disegni. Tappeti persiani e di vario tipo sono stati tessuti in parallelo da tribù nomadi, in laboratori di villaggi e città, e dalle fabbriche della corte reale. In quanto tali, rappresentano linee di tradizione diverse e simultanee e riflettono la storia dell'Iran e dei suoi diversi popoli. I tappeti tessuti nell'era safavide, nelle fabbriche di corte di Esfahan durante il XVI secolo, sono famosi per i loro colori elaborati e il loro disegno artistico, e sono oggi apprezzati in musei e collezioni private in tutto il mondo. I loro modelli e disegni hanno stabilito una tradizione artistica, per le manifatture della corte, che è stata tenuta in vita durante l'intera durata dell'Impero persiano fino all'ultima dinastia reale dell'Iran. Tappeti tessuti in città e centri regionali come Tabriz, Kerman, Mashhad, Kashan, Esfahan, Na'in e Qom sono caratterizzati dalle loro specifiche tecniche di tessitura e dall'uso di materiali, colori e motivi di alta qualità. Le manifatture cittadine come quelle di Tabriz hanno svolto un ruolo storico importante nel far rivivere la tradizione della tessitura dei tappeti dopo periodi di declino. I tappeti tessuti nei villaggi e dalle varie tribù iraniane si distinguono per la loro lana fine, i colori luminosi ed elaborati e i modelli specifici e tradizionali. I tessitori nomadi e la gente dei piccoli villaggi spesso producono tappeti con disegni più audaci e talvolta più grezzi, che sono considerati i tappeti più autentici e tradizionali della Persia, in contrasto con i disegni artistici e pre-pianificati dei più grandi ambienti di lavoro. I tappeti Gabbeh sono i tappeti più conosciuti di questa linea di tradizione. L'arte e l'artigianato della tessitura dei tappeti ha attraversato periodi di declino in periodi di disordini politici o sotto l'influenza di richieste commerciali. In particolare, soffrì dell'introduzione di coloranti sintetici durante la seconda metà del XIX secolo. La tessitura dei tappeti gioca ancora un ruolo importante nell'economia dell'Iran moderno. La produzione moderna è caratterizzata dalla rinascita della tintura tradizionale con colorazione naturale, dalla reintroduzione dei tradizionali modelli tribali, ma anche dall'invenzione di disegni moderni e innovativi, tessuti nella tecnica secolare. I tappeti persiani tessuti a mano erano considerati oggetti di alto valore artistico e utilitaristico e di prestigio fin dalla prima volta in cui furono citati dagli antichi scrittori greci, e lo sono rimasti fino ad oggi. Sebbene il termine "tappeto persiano" si riferisca molto spesso a tessuti intrecciati, tappeti come Kilim, Soumak e tessuti ricamati come Suzani fanno parte della ricca e multiforme tradizione della tessitura persiana dei tappeti. Nel 2010, le "abilità tradizionali di tessitura dei tappeti" a Fārs e Kashan sono state iscritte tra i patrimoni orali e immateriali dell'umanità.
Un tappeto orientale è un tessuto pesante, realizzato per un'ampia varietà di scopi utilitaristici e simbolici, prodotto in "paesi orientali" per uso domestico, vendita locale ed esportazione. I tappeti orientali possono essere annodati o Kilim (tessuti piatti) senza pelo, utilizzando vari materiali come seta, lana e cotone. Gli esemplari vanno dal cuscino ai grandi tappeti per la stanza, e comprendono borse per il trasporto, rivestimenti per pavimenti, decorazioni per animali, tappeto da preghiera islamico (sajjadah), copri arca ebraica della Torah e coperte per l'altare cristiano. Sin dall'Alto Medioevo, i tappeti orientali sono stati parte integrante delle culture di origine dei fabbricanti, della cultura europea e, in seguito, di quella nordamericana.Geograficamente, i tappeti orientali sono realizzati in un'area denominata "cintura del tappeto", che si estende dal Marocco attraverso il Nordafrica, il Medio Oriente, l'Asia centrale e il nord dell'India. Comprende paesi come il nord della Cina, il Tibet, la Turchia, l'Iran, il Maghreb a ovest, il Caucaso a nord, India e Pakistan a sud. Persone di diverse culture, paesi, gruppi razziali e fedi religiose sono coinvolte nella produzione dei tappeti orientali. Dato che molti di questi paesi si trovano in un'area che oggi viene definita mondo islamico, i tappeti orientali sono spesso chiamati anche "tappeti islamici", e il termine “tappeto orientale” è usato solo convenzionalmente. I tappeti dell'Iran sono noti come “tappeti persiani”.Nel 2010, le "abilità tradizionali di tessitura dei tappeti" della provincia iraniana di Fārs, e della città iraniana di Kashan, e “l'arte dei tappeti tessuti azerbaigiani”, della repubblica dell'Azerbaigian" sono stati iscritti nella lista dei Patrimoni orali e immateriali dell'umanità.
I tappeti orientali nei dipinti del Rinascimento sono tappeti di origine mediorientale, provenienti dall'Anatolia, dalla Persia, dall'Armenia, dall'Azerbaigian, dal Levante, dallo stato mamelucco d'Egitto o dal Nord Africa, usati come elementi decorativi nei dipinti dell'Europa occidentale a partire dal XIV secolo. Diversi dipinti sono giunti ai nostri giorni, ma poiché rimangono pochi tappeti mediorientali prodotti prima del XVII secolo, sebbene il numero di quelli noti sia aumentato negli ultimi decenni, quelli presenti nelle opere pittoriche sono l'unica fonte che possa far conoscere la loro fattura e disegno. Pertanto, la ricerca storico-artistica comparata ha fatto il suo esordio alla fine del XIX secolo facendo affidamento su tappeti rappresentati in dipinti europei databili.
La floricoltura o arte di coltivare i fiori, è un settore dell'agricoltura che ha lo scopo di produrre per il giardinaggio o il commercio, fiori recisi, piante fiorite in vaso o cassetta, materiale per la propagazione come semi, bulbi, tuberi, rizomi, ecc. Può essere praticata per hobby o come attività professionale. Le coltivazioni possono avvenire in vaso, in piena terra, in serra oppure in giardini all'aperto. L'umanità fin dai tempi antichi ha praticato la floricoltura per l'attrazione che la bellezza, il colore e il profumo dei fiori hanno esercitato sui nostri sensi. Dalla metà del XVII secolo la floricoltura diventa materia per specifici trattati scientifici (ad esempio il frate cecoslovacco Johan Gregor Mendel con lo studio della genetica sulla pianta di pisello odoroso. La prima pubblicazione in Italia è di G.B. Ferrari, un gesuita di Roma che nel 1633 dava alle stampe il De florum coltura) e tra il XVIII e XIX secolo si occuparono dell'arte floricola anche illustri scrittori come Joseph Decaisne e Charles Victor Naudin Nel corso dei secoli seguendo le rotte commerciali da paesi di altre latitudini verso l'Europa, furono introdotte piante esotiche originarie di regioni con climi diversissimi, che per le particolari esigenze ambientali determinarono un affinamento delle tecniche colturali adottate e l'ideazione di ambienti artificiali come le serre. Inoltre, l'introduzione di piante ornamentali ricercate per il portamento, la forma e il colore delle foglie ha sviluppato nel tempo il settore del vivaismo che si occupa della semina, trapianto e produzione di piante ornamentali arboree o arbustive, bonsai e piante erbacee, per cui si è affermato il termine florovivaismo per designare quelle attività che comprendono la produzione e commercializzazione di differenti tipi di piante per gli utilizzi più vari. I paesi occidentali in cui la Floricoltura è maggiormente diffusa e sviluppata sono: i Paesi Bassi specializzati nella produzione di bulbi, rizomi, ecc. e che possiedono una struttura commerciale e organizzativa che permettono di influenzare e dettare le regole al mercato florovivaistico mondiale; seguono il Belgio e Israele. L'Italia per varie ragioni storico-politiche, ma non certo climatiche, segue a distanza con alcune Regioni di eccellenza, prime tra tutte la Liguria e in special modo la Provincia di Imperia. Altre Regioni importanti per la produzione florovivaistica sono la Toscana (Pescia ) e la Puglia. Nella floricoltura la selezione e creazione di sempre nuove cultivar è l'arma vincente per l'affermazione commerciale dei prodotti e, per ottenerne di più innovative e accattivanti per il consumatore finale, si ricorre a metodi agronomici sofisticati come il miglioramento genetico e le tecniche di micropropagazione. Per quanto riguarda le tecniche colturali, l'esigenza primaria è la standardizzazione del prodotto commercializzato per spuntare un prezzo remunerativo, affiancando alle colture in pieno campo o in serra, le coltivazioni su substrati artificiali, ormai la norma per le produzioni in vaso, con un utilizzo generalizzato di fitoregolatori, fitofarmaci, fertirrigazione, colture idroponiche, illuminazione artificiale e sistemi di controllo computerizzato per temperatura e umidità. La moltiplicazione delle piante può avvenire per talea, margotta, propaggine, innesto, divisione di tuberi, rizomi, stoloni e bulbi o con la semina.
Record aggiornato il: 2024-05-24T02:37:57.688Z