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Autore principale: Doddoli, Luciano; Maradei, Manlio
Pubblicazione: Firenze : Sadea, 1965
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Indro Montanelli, nome completo Indro Alessandro Raffaello Schizògene Montanelli (Fucecchio, 22 aprile 1909 – Milano, 22 luglio 2001), è stato un giornalista e scrittore italiano. Tra i più popolari giornalisti italiani del Novecento, si distinse per la concisione e limpidezza della sua scrittura, iniziando la sua carriera durante il ventennio fascista. Successivamente fu per circa quattro decenni l'uomo-simbolo del principale quotidiano d'Italia, il Corriere della Sera. In seguito, lasciato il Corriere per contrasti sulla nuova linea politica della testata, diresse per vent'anni un altro quotidiano fondato da lui stesso, il Giornale, distinguendosi come opinionista di stampo conservatore. Fu gravemente ferito nel 1977 in un attentato dai terroristi delle Brigate Rosse. Con l'entrata in politica di Silvio Berlusconi, da lui apertamente disapprovata, lasciò Il Giornale e, nel marzo 1994, fondò la Voce, un quotidiano che chiuse tuttavia l'anno seguente. Fu anche l'autore di una collana di libri di storia a carattere divulgativo, Storia d'Italia, i quali narrano la storia d'Italia dall'antichità alla fine del XX secolo. In ciascuna di queste attività Montanelli seppe conquistare un largo seguito di lettori.
Il nazionalsocialismo, chiamato anche nazismo, talvolta anche hitlerismo, è stata un'ideologia che ha avuto la propria massima diffusione in Europa, nella prima metà del XX secolo. Si caratterizza per una visione nazionalista del socialismo radicale, populista, statalista, collettivista, razzista e totalitaria. Nacque subito dopo la prima guerra mondiale in Germania. Il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP) sotto Adolf Hitler salì al potere nel 1933 trasformando il Reich tedesco nel periodo 1933-1945 in un totalitario "Stato Leader", la Germania nazista o Terzo Reich, ispirato completamente all'ideologia nazionalsocialista, all'antisemitismo, al nazionalismo tedesco e al pangermanismo. Con l'invasione della Polonia, nel 1939 innescò la seconda guerra mondiale. L'esperienza nazista come sistema di governo si è conclusa con la resa incondizionata dell'esercito tedesco in data 8 maggio 1945 e la vittoria militare delle contrapposte forze alleate. Il termine "nazionalsocialismo" ed il concetto di socialismo nazionale, preesistenti al 1919 da almeno un trentennio e di diverso e vario utilizzo, si videro confluire in quell'anno nel nome del DAP, Deutsche Arbeiterpartei, in realtà fondato nel 1903 in Austria, il cui nome venne riutilizzato da Hitler per poi rinominarsi nel 1920 appunto come NSDAP. Hitler ha definito i concetti di nazionalismo e socialismo in modo molto personale: il nazionalismo è citato come la devozione del singolo per la sua comunità nazionale, mentre il socialismo è descritto come una responsabilità della comunità nazionale per l'individuo. Sono state rintracciate dagli storici molte cause che avrebbero favorito l'ascesa del nazionalsocialismo; tra queste si rammenta la forte paura di una rivoluzione comunista che, data la pessima situazione economica instauratasi in Germania, era vista come imminente (in questo contesto si inserisce anche l'incendio del Reichstag). Una controrivoluzione preventiva (secondo le parole di Luigi Fabbri) era vista come una soluzione per evitare una rivoluzione comunista. Cionondimeno, la svolta autoritaria fu determinante nello scoppio della seconda guerra mondiale e generò un'impressionante quantità di morti e torture, forse superando quello che sarebbe successo con una rivoluzione comunista.
La morte di Adolf Hitler avvenne il 30 aprile 1945, nella fase finale della battaglia di Berlino, per suicidio con un colpo di pistola alla testa dopo aver ingerito una capsula di cianuro presso il suo Führerbunker a Berlino.Sua moglie Eva Braun seguì la stessa sorte ingerendo cianuro. In quel pomeriggio, secondo le istruzioni date precedentemente dallo stesso Adolf Hitler, i loro resti vennero portati attraverso le scale verso l'uscita d'emergenza del bunker, furono cosparsi di benzina e dati alle fiamme nel giardino della cancelleria del Reich, al di fuori dal bunker. In base ad alcuni documenti tratti dagli archivi dell'Unione Sovietica è stato dimostrato che i loro resti carbonizzati sono stati successivamente recuperati e seppelliti in altri luoghi, fino al 1970, quando furono di nuovo esumati, cremati e quindi ne furono disperse le ceneri. I servizi segreti sovietici del KGB hanno sempre dichiarato il ritrovamento del cadavere bruciato e che l'identità fosse stata confermata grazie all'impronta dentale. Ancora oggi queste circostanze costituiscono argomento delle teorie del complotto. Nel 2018, a seguito di un'analisi biomedica dei denti di Hitler, è stato confermato che il dittatore tedesco morì nel suo bunker a Berlino il 30 aprile 1945.
Con il termine resistenza tedesca (in tedesco Widerstand ovvero Resistenza o antifaschistischer Widerstand ossia resistenza antifascista) si fa riferimento all'eterogeneo movimento clandestino di opposizione al regime totalitario della Germania nazista. Attivo tra il 1933 e il 1945, il movimento di resistenza cospirò più o meno efficacemente contro la dittatura di Adolf Hitler, riuscendo, attraverso alcuni influenti antinazisti, ad organizzare in diverse occasioni tentativi di assassinio dello stesso leader del Partito nazionalsocialista. Fu fenomeno per sua stessa definizione "sotterraneo", e seppur privo di unità, il movimento di resistenza tedesco fu presente in Germania sotto varie forme: partiti politici e istituzioni sociali, ufficiali cospiratori nella Wehrmacht e nel governo di Hitler, reti di spionaggio (cfr. Orchestra Rossa), alcune confessioni religiose, gruppi armati e militarizzati, sebbene il ruolo più importante vada accreditato alle organizzazioni comuniste tedesche, in particolare il Kommunistische Partei Deutschlands. I documenti dell'apparato repressivo nazista, in particolare quelli della Gestapo e dei diversi tribunali, forniscono un quadro dell'ampiezza della resistenza tedesca al nazismo: dal 1933 al 1939, 225.000 persone furono condannate per motivi politici a pene più o meno lunghe e 1.000.000 circa di tedeschi furono inviati per le stesse ragioni nei campi di concentramento. Nel solo 1933, il giornalista Curt Bley ritiene che almeno 100.000 persone abbiano compiuto attività antinazista reale. Durante il 1941, la Gestapo arrestò 11.405 oppositori di sinistra. Nel periodo tra il 30 gennaio 1933 e la primavera del '36 furono assassinate 1.359 persone dagli agenti del regime nazista. Negli anni 1935-1936, la Gestapo presumeva l'esistenza di 5.708 centri clandestini di diffusione di volantini e stampa antinazista.La resistenza tedesca fu inoltre responsabile di 17 attentati alla vita di Adolf Hitler, l'ultimo dei quali, il complotto del 20 luglio, causò la cattura e l'esecuzione di più di 200 oppositori (certi o solo sospettati) del regime, con la conseguente distruzione del movimento di resistenza.
Erich Priebke (Hennigsdorf, 29 luglio 1913 – Roma, 11 ottobre 2013) è stato un militare e criminale di guerra tedesco, agente della Gestapo e capitano delle SS durante la seconda guerra mondiale. In Italia è stato condannato all'ergastolo per aver partecipato alla pianificazione e alla realizzazione dell'eccidio delle Fosse Ardeatine.
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