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Autore principale: Gamannossi, , Giancarlo
Pubblicazione: Agliana : Comitato Mani aperte, 2007
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Il Nilo (in arabo: نهر النيل, Nahr al-Nīl) è un fiume africano lungo 6 852 Km. Tradizionalmente considerato il fiume più lungo del mondo, contende il primato della lunghezza al Rio delle Amazzoni.Possiede due grandi affluenti, il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro; quest'ultimo contribuisce con un maggior apporto di acqua e di limo fertile, ma il primo è il più lungo. Il Nilo Bianco nasce convenzionalmente dal Lago Vittoria a Jinja in Uganda, ma le sue fonti si spingono fino al Ruanda ed al Burundi; scorre poi verso nord in Uganda e in Sudan meridionale. Il Nilo Azzurro invece nasce convenzionalmente dal Lago Tana in Etiopia, e scorre attraverso il Sudan sud-orientale. I due fiumi s'incontrano e si fondono presso la capitale sudanese Khartum. La sezione settentrionale del fiume scorre quasi interamente attraverso il Sahara, dal Sudan all'Egitto, un paese la cui civiltà è dipesa dal fiume fin dai tempi antichi e più remoti. La maggior parte della popolazione egiziana e tutte le sue città (con l'eccezione di quelle situate lungo la costa) si trovano lungo la valle del Nilo a nord di Assuan, e quasi tutti i siti storici e culturali dell'Antico Egitto si trovano lungo le sponde del fiume. Alla fine il Nilo si dirama in un grande delta e sfocia nel Mar Mediterraneo. Dalle sorgenti al delta il Nilo attraversa sette paesi africani: Burundi, Ruanda, Tanzania, Uganda, Sudan del Sud, Sudan ed Egitto, ma il suo bacino idrografico include porzioni della Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Etiopia ed Eritrea.
La politica estera dell'Azerbaigian è un insieme di relazioni dell'Azerbaigian con altri stati e strutture internazionali.Il concetto della politica indipendente nella Repubblica dell'Azerbaigian coincide con l'indipendenza degli stati dell'impero dopo il Crollo dell'Unione Sovietica. Fino a quel tempo, come in altre repubbliche dell'Unione, la politica della Repubblica Socialista Sovietica Azera (RSS Azera) era determinata dalla direzione del Partito Comunista dell'Unione Sovietica. Tuttavia, come risultato del progetto di perestrojka (ricostruzione), iniziato nell'Unione Sovietica dal 1984, la libertà è arrivata anche nell'Azerbaigian. Il 18 ottobre 1991, l'Azerbaigian è stato dichiarato come uno stato indipendente. Così, fu fondata la politica interna ed estera di un paese indipendente.La regione in cui si trova l'Azerbaigian è veramente importante nella mappa politica del mondo da punto di vista geostrategica ed economica. L'Azerbaigian in questa direzione persegue una politica di equilibrio e neutralità sia nella politica di vicinato che nelle relazioni con altri paesi. Mantenere la stessa distanza con tutti i paesi, è considerato il fondamento della politica estera degli interessi nazionali dell'Azerbaigian. Per gli altri paesi, l'equilibrio della politica si basa sul fatto che la regione dove si trova l'Azerbaigian è troppo sensibile.
Le relazioni bilaterali tra Iran e Israele possono essere suddivise in quattro distinte fasi principali: il primo periodo che va dal 1947 al 1953; il seguente periodo amichevole durante l'era della dinastia Pahlavi dal 1953 al 1979; il periodo di peggioramento che va dalla Rivoluzione iraniana del 1979 al 1990 ed infine l'ostilità crescente dalla fine della Guerra del Golfo (1991) in poi. Nel 1947 l'Iran fu tra i 13 paesi che votarono contro il Piano di partizione della Palestina. Due anni dopo espresse la propria contrarietà nei riguardi dell'ammissione di Israele all'Organizzazione delle Nazioni Unite; nonostante ciò divenne il 2º paese a maggioranza musulmana a riconoscere la piena legittimità del nuovo Stato ebraico come entità sovrana subito dopo la Turchia. A seguito del colpo di Stato del 1953 (l'Operazione Ajax), quando il re Mohammad Reza Pahlavi destituì il fautore dello statalismo Mohammad Mossadeq ed installò al suo posto un governo schieratosi apertamente come filo-occidentale, le relazioni tra i due paesi presero sensibilmente a migliorare. Dopo la Rivoluzione del 1979 che portò al potere Ruhollah Khomeyni, come detto, l'Iran recise di fatto tutti i legami diplomatici e commerciali con il vicino, tanto che la sua dirigenza islamica Sciita non riconobbe più la legittimità di Israele ad esistere in quanto Stato-nazione. La svolta la quale condusse al passaggio dalla "Pace fredda" all'ostilità più accesa iniziò nei primi anni del decennio 1990, poco dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica e la sconfitta del Al-Quwwat al-Barriyya al-ʿIrāqiyya durante la "tempesta del deserto" diretta dalla presidenza di George H. W. Bush, dopo di che il ruolo di relativa potenza regionale in Medio Oriente si spostò proprio in direzione del binomio Iran-Israele. Il conflitto si intensificò sempre più da qual momento in poi, soprattutto quando il governo di Yitzhak Rabin adottò una posizione più aggressiva nei confronti del rivale. La "guerra retorica" si accese fino a giungere a livelli mai raggiunti prima durante la presidenza di Mahmud Ahmadinejad il quale fece ripetutamente dichiarazioni pubbliche incendiarie contro Israele ("cancellarlo dalla carta geografica"!). Altri fattori che contribuirono all'escalation delle tensioni includono: lo sviluppo della tecnologia nucleare da parte dell'Iran in relazione alla dottrina Begin da lungo dichiaratamente espressa; il finanziamento iraniano di gruppi come Hezbollah, Movimento per il Jihad Islamico in Palestina e Hamas (considerate organizzazioni terroriste); il presunto coinvolgimento in attacchi terroristici come l'attacco all'ambasciata israeliana nell'Attentato di Buenos Aires del 1992 e a seguire l'Attentato di Buenos Aires del 1994; il presunto appoggio israeliano a gruppi come i Mojahedin del Popolo Iraniano o a Jundallah ed infine anche le presunte operazioni segrete compiute in Iran da parte del Mossad tra cui omicidi mirati ed esplosioni d'installazioni di ricerca militare segnalate come pericolose per la sicurezza nazionale.
Le relazioni internazionali di Israele sono quell'insieme di rapporti diplomatici ed economici intrattenuti da tale Stato con il resto del mondo. Israele è entrato a far parte dell'Organizzazione delle Nazioni Unite a partire dall'11 maggio del 1949; a tutto marzo del 2017 mantiene legami diplomatici con un totale complessivo di 159 paesi. Inoltre mantiene relazioni diplomatiche e confini aperti con due dei suoi vicini arabi, l'Egitto e la Giordania, dopo aver firmato il relativo trattato internazionale: rispettivamente il Trattato di pace israelo-egiziano del 1979 e il Trattato di pace israelo-giordano del 1994. Anche la stretta amicizia con gli Stati Uniti d'America è stata per decenni una delle principali chiavi di volta della politica di Israele. A partire dalla dichiarazione d'indipendenza israeliana nel 1948 fino alla rivoluzione iraniana e alla caduta della dinastia Pahlavi nel 1979, Israele e Iran mantennero dei forti legami bilaterali; questi fu il secondo paese a maggioranza musulmana a riconoscere Israele come nazione sovrana subito dopo la Turchia. Verso la metà del XX secolo Israele gestiva vasti programmi di aiuto e istruzione in Africa, inviando esperti in agricoltura e ricerca, gestione delle risorse umane e delle risorse idriche oltre alla cooperazione e innovazione nel campo dell'assistenza sanitaria. La Cina è uno dei pochi paesi al mondo a mantenere relazioni attive sia con Israele che con il mondo islamico in generale, rimanendo pertanto una base fondamentale nella politica estera dello Stato ebraico a causa della sua influenza globale la quale ben si integra con il pragmatico management dell'economia di Israele, la stabilità politica che più gli è propria, così come la sua importanza strategica regionale in Medio Oriente. Durante i primi anni 2000 il ministero degli affari esteri aveva avvertito che la crescente influenza dell'Unione europea avrebbe con molta probabilità contribuito ad isolare sempre più Israele dagli affari globali. Sulla scia di una serie di controversie diplomatiche con la Turchia e l'ascesa dei Fratelli Musulmani in Egitto nel 2011, esso ha avuto relazioni sempre più ostili con questi paesi per alcuni anni prima che le cose riprendessero a migliorare. Nel prosieguo di quello stesso periodo le relazioni israeliane con molte nazioni in Europa, tra cui Grecia e Cipro nel contesto del "triangolo energetico" e in Asia - tra cui Cina e India - sono state notevolmente migliorate, dovuto ciò in gran parte grazie alla crescita economica israeliana nell'alta tecnologia. I legami con l'Egitto sono migliorati da quando i "Fratelli Musulmani" sono stati rimossi dal potere, mentre quelli con la Turchia sono stati irregolari dopo il loro nadir nel 2010, ma costantemente meno tesi a partire da allora.
Il sistema politico degli Stati Uniti d'America si basa su tre principi fondamentali: la repubblica, la democrazia rappresentativa e il federalismo. Il potere politico è condiviso fra il Presidente degli Stati Uniti, il Congresso e le corti giudiziarie federali. Allo stesso tempo, il governo federale condivide la sovranità politica con i governi dei singoli Stati che compongono gli Stati Uniti. La struttura del governo federale è definita dalla Costituzione. La molteplicità di livelli governativi riflette la storia degli Stati Uniti: il governo federale venne infatti creato dagli Stati, che come ex-colonie conquistarono un'autonomia legislativa indipendentemente l′uno dall′altro; all′interno di ogni Stato, ognuno di questi aveva creato una propria struttura amministrativo-politica decentrata per assolvere alle proprie funzioni ed una volta che gli Stati Uniti si allargarono, si vennero a formare altri Stati modellati su quelli originari. Esistono delle differenze sostanziali fra il sistema politico americano e quello di molte democrazie costituzionali di matrice europea. Fra le più evidenti si può accennare alla presenza di un parlamento (il Congresso degli Stati Uniti d'America) in cui la "camera alta" ha un peso politico maggiore rispetto all′altro ramo del parlamento ("camera bassa"), oppure al dominio di due partiti "maggiori" che dura da più di un secolo, generando un forte bipolarismo. Quest′ultimo fattore è dovuto anche (ma non solo) a ragioni storiche, che hanno determinato una serie di norme, sia federali che statali, che limitano fortemente lo spazio politico per i cosiddetti "third parties", i quali oltretutto subiscono anche delle limitazioni informali per quanto riguarda la loro presenza sui media.
Il Sudan (Sudàn; in arabo: السودان, Sūdān), ufficialmente Repubblica del Sudan (in arabo: جمهورية السودان, in inglese. Republic of Sudan), è uno Stato arabo-africano, che confina con l'Egitto a nord, col mar Rosso a nord-est, con l'Eritrea e l'Etiopia ad est, con il Sudan del Sud a sud, con la Repubblica Centrafricana a sud-ovest, con il Ciad a ovest e con la Libia a nord-ovest. Il paese viene diviso longitudinalmente dal Nilo in due metà (orientale e occidentale). La popolazione del Sudan è una combinazione di abitanti autoctoni della valle del Nilo e di discendenti di immigrati dalla Penisola arabica. La stragrande maggioranza della popolazione oggi abbraccia l'Islam a nord, ma ci sono forti concentrazioni di cristiani e di animisti a sud. Il nome Sudan deriva dall'espressione araba Bilād al-Sūdān, ossia "Paese degli uomini neri". La popolazione del Sudan ha una lunga storia fin dall'antichità, che si intreccia con la storia dell'Egitto. Il Sudan ha sofferto diciassette anni di guerra civile, durante la guerra civile sudanese (1955-1972), seguita dalla seconda guerra civile sudanese (1983-1998) tra il governo centrale del Sudan e il SPLA/M del Sudan del sud. A causa delle continue lotte politiche e militari, il Sudan è stato sequestrato in un incruento colpo di Stato dal colonnello Omar al-Bashir, nel 1989, che si proclamò presidente del Sudan. La guerra civile si è conclusa con la firma di un accordo globale di pace che ha concesso l'autonomia a quella che allora era la regione meridionale del paese. A seguito di un referendum tenutosi nel gennaio 2011, il Sudan del Sud si separò il 9 luglio 2011 con il consenso del Sudan. Nel 2019, a fronte di massicce proteste popolari che chiedevano le dimissioni di al-Bashir, l'esercito sudanese ha destituito il presidente tramite un colpo di Stato, assumendo transitoriamente il controllo del paese. A seguito di un accordo tra le forze di protesta e i militari è stato istituito un Consiglio Sovrano composto da civili e militari, che governerà il Paese durante la transizione democratica fino al 2022. Membro delle Nazioni Unite, il Sudan aderisce anche all'Unione africana, alla Lega araba, all'Organizzazione per la cooperazione islamica e al Movimento dei paesi non allineati, oltre ad avere lo status di osservatore nell'Organizzazione mondiale del commercio. La sua capitale è Khartum, il centro politico, culturale e commerciale della nazione. Ufficialmente repubblica presidenziale federale democratica rappresentativa, le politiche del Sudan sono ampiamente considerate dalla comunità internazionale come autoritarie, a causa del predominio incontrastato del Partito del Congresso Nazionale nel settore giudiziario, esecutivo e legislativo.
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