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Autore principale: Marmi, Anton Francesco
Pubblicazione: Pisa : Edizioni della Normale, 2017
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Antonio Magliabechi (Firenze, 28 ottobre 1633 – Firenze, 4 luglio 1714) è stato un letterato, bibliofilo ed erudito italiano.
Via Antonio Magliabechi è una strada del centro storico di Firenze, che va da Corso Tintori (piazza dei Cavalleggeri) a piazza Santa Croce.
La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (BNCF) è una delle più importanti biblioteche italiane ed europee. Insieme alla Biblioteca nazionale di Roma, svolge le funzioni di biblioteca nazionale centrale. Possiede infatti circa 5.948.235 volumi a stampa, 2.703.899 opuscoli, 24.991 manoscritti, 3.716 incunaboli, 29.123 edizioni del XVI secolo e oltre 1.000.000 di autografi, e conta 304.214 opere consultate all'anno 2013. Le scaffalature dei depositi librari coprivano, al 2013, 135 km lineari, con un incremento annuo di oltre 1 km e mezzo.
L'Anonimo Gaddiano o Magliabechiano è un manoscritto della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Cod. Magliab. XVII, 17). Già appartenuto alla famiglia Gaddi, il testo è poi entrato nella collezione di Antonio Magliabechi, che rappresenta il nucleo centrale della biblioteca fiorentina (da cui i nomi). Mentre la sezione iniziale è dedicata agli artisti delle Grecia antica, riprendendo sostanzialmente il racconto di Plinio il Vecchio, la parte più consistente è dedicata agli artisti fiorentini e alle loro opere. Il manoscritto è databile al 1540 circa ed è una fonte particolarmente preziosa per lo studio della storia dell'arte italiana, rappresentando la trattazione più completa sull'argomento prima dell'edizione del 1550 delle Le Vite di Vasari: lo stesso Vasari vi dovette attingere numerose informazioni. L'ipotesi della dottoranda olandese Bouk Wierda che l'autore possa essere stato Bernardo Vecchietti, influente uomo politico della corte di Cosimo I, non ha convinto gli studiosi.
Terrone è un epìteto della lingua italiana che indica un'origine nelle classi servili, i "legati alla terra". Dalla metà del XX secolo ha conosciuto un utilizzo spregiativo nell'Italia settentrionale per designare gli abitanti dell'Italia meridionale, in un periodo di grandi migrazioni di questi ultimi verso i centri urbani del nord, per quanto possa essere ipotizzato fosse stato in origine utilizzato anche per indicare la popolazione agricola delle regioni settentrionali.Ha diverse varianti piuttosto diffuse e riconoscibili nelle lingue locali, come terún / terù / teròn / taròn / tarùn / tarù (lombardo), terún (ligure), terù / terún / tarún (piemontese), tarùn / taroch / terón (veneto, friulano), teròch / tarón (emiliano-romagnolo), terón / terró (marchigiano) o teróne / taròne in altri idiomi dell'Italia settentrionale, mentre rimane terrone in toscano. Nelle regioni italofone della Svizzera, ovvero Canton Ticino e parte del Cantone dei Grigioni, il termine lombardo terún / teróne è utilizzato in tono dispregiativo per indicare, senza alcuna distinzione geografica o regionale, i cittadini di nazionalità italiana.
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Record aggiornato il: 2021-11-25T05:02:35.114Z