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Autore principale: Mazzei, Pilade
Serie: Biblioteca degli studenti : I nostri grandi ; 673-674-675-676
Francesco Petrarca (Arezzo, 20 luglio 1304 – Arquà, 19 luglio 1374) è stato uno scrittore, poeta, filosofo e filologo italiano, considerato il precursore dell'umanesimo e uno dei fondamenti della letteratura italiana, soprattutto grazie alla sua opera più celebre, il Canzoniere, patrocinato quale modello di eccellenza stilistica da Pietro Bembo nei primi del Cinquecento. Uomo moderno, slegato ormai dalla concezione della patria come mater e divenuto cittadino del mondo, Petrarca rilanciò, in ambito filosofico, l'agostinismo in contrapposizione alla scolastica e operò una rivalutazione storico-filologica dei classici latini. Fautore dunque di una ripresa degli studia humanitatis in senso antropocentrico (e non più in chiave assolutamente teocentrica), Petrarca (che ottenne la laurea poetica a Roma nel 1341) spese l'intera sua vita nella riproposta culturale della poetica e filosofia antica e patristica attraverso l'imitazione dei classici, offrendo un'immagine di sé quale campione di virtù e della lotta contro i vizi. La storia medesima del Canzoniere, infatti, è più un percorso di riscatto dall'amore travolgente per Laura che una storia d'amore, e in quest'ottica si deve valutare anche l'opera latina del Secretum. Le tematiche e la proposta culturale petrarchesca, oltre ad aver fondato il movimento culturale umanistico, diedero avvio al fenomeno del petrarchismo, teso ad imitare stilemi, lessico e generi poetici propri della produzione lirica volgare dell'aretino.
Laura de Noves, anche nota con i nomi di Laura de Novalis, Laura de Noyes e Madame de Sade (1310 – 6 aprile 1348), è stata una nobildonna provenzale, sposa del marchese Ugo de Sade (antenato del Marchese de Sade). Alcuni l'hanno identificata con la Laura conosciuta, amata e celebrata da Francesco Petrarca, altri ritengono che quest'ultima non sia mai esistita e sia stata soltanto un espediente poetico con un riferimento al laurus, l'albero sacro dedicato al dio Apollo, protettore della poesia.
Il De viris illustribus (Vite degli uomini illustri) è un'opera in prosa latina composta da Francesco Petrarca, contenente 36 biografie di uomini illustri. Petrarca cominciò a lavorarvi a partire dall'estate del 1337, durante il suo soggiorno a Valchiusa. La redazione fu rallentata già nel 1338 a causa del nuovo progetto di un poema epico in latino, intitolato Africa. Il poeta continuò a lavorare sul De viris illustribus fino alla sua morte, ma l'opera rimase incompiuta. Il progetto originario contemplava una serie di biografie di antichi eroi romani, a partire da Romolo e verosimilmente fino a includere i primi imperatori romani (forse fino a Tito). Entro il 1343 erano composte le prime 23 biografie, fino a Catone il Censore. Le biografie sono di lunghezza diseguale: alcune piuttosto brevi, altre più lunghe; quella di Scipione l'Africano, personaggio caro a Petrarca, era considerevolmente ampia. Petrarca ricominciò a scrivere nell'estate del 1351, di nuovo a Valchiusa: ma invece di continuare con la successione cronologica dei personaggi, ampliò il piano dell'opera includendo figure anteriori a Romolo: perciò ripartì scrivendo dodici nuove biografie, da Adamo ad Ercole. Fonte privilegiata di Petrarca fu l'opera storiografica di Tito Livio.
Africa è un poema epico in esametri latini composto da Francesco Petrarca. Dedicato al re di Napoli Roberto d'Angiò, è composto da nove libri, ma proprio per questo forse incompleto perché all'epoca si riteneva che un'opera di grande prestigio dovesse essere composta da 12 o 24 libri; inoltre l'opera presenta lacune al IV e al IX libro. È la più importante opera latina di Petrarca, per la quale egli fu incoronato poeta in Campidoglio. Il poeta Petrarca la considerava il suo capolavoro assoluto (ben più valido del Canzoniere secondo i contemporanei), infatti gli valse grande fama in tutta Europa sebbene ne fosse stata divulgata solo una minima parte.
Il De vita solitaria è un trattato in prosa latina scritto da Francesco Petrarca. L'opera venne redatta all'incirca tra il 1346 e il 1356 ed è un'esaltazione della solitudine: è dunque simile al De otio religioso. L'autore dedicò l'opera a Filippo di Cabassoles, vescovo di Cavaillon, in Provenza. La solitudine viene descritta come necessaria per la vita contemplativa, sia per i religiosi (tra i quali viene citato Sant'Agostino), sia per filosofi che per pensatori in genere. L'ideale di vita per Petrarca è quello di una raccolta solitudine nella pace agreste, dedicata agli studi letterari e alla riflessione religiosa. Il trattato è suddiviso in due libri ed è presente un motivo di riflessione e tormento a causa della monacazione del fratello Gherardo. Nel primo libro, Petrarca esalta i vantaggi della solitudine, che preserva l'uomo dalle ambizioni mondane, moltiplica il tempo interiore e induce così a utilizzare nel miglior modo possibile il tempo presente. Nel secondo libro, Petrarca trae - dalla storia antica, dalla Bibbia e dalla recente storia ecclesiastica - un lungo elenco di biografie, sul modello del De viris illustribus, per illustrare casi esemplari di attaccamento o di rifiuto nei confronti della solitudine. Il testo può essere quindi interpretato come il primo grande esempio petrarchesco di sintesi fra la sapienza pagana e quella cristiana.
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